
«Spuntò mattiniera l’Aurora che ha dita di rose»
(Omero)
Ci servirebbe Apollo, mi dicevo giorni fa.
Non sto pensando alle sue qualità poetiche o profetiche, neanche a quelle di seduttore – Dafne ne sa qualcosa!
Sto pensando ad Apollo portatore sano di luce. Alla sua capacità di guidare il carro del Sole per donare, ogni giorno e in ogni stagione, luce e calore al mondo.
Sto pensando che ci manca la Luce.
Apri un quotidiano, ascolti un radiogiornale, guardi la TV e ti senti smarrito.
Non avrei mai pensato di guardare con gratitudine al fatto che gli anni che mi restano da vivere sono certamente di meno di quelli che ho già vissuto.
Mi dico: ancora un po’.
Ancora un po’, e non dovrò soffrire la visione di questo scenario, non dovrò assistere al tracollo del Mondo, di tutto quello in cui ho creduto.
Ancora un po’, e non dovrò sentirmi strappare il cuore assistendo impotente di fronte alle gesta di violenti, prepotenti, avidi, guerrafondai, sprezzanti di ogni benché minimo valore umano, capaci di irridere ogni seme di pace, giustizia, libertà.
No, non ho perso la speranza.
Confido ancora che l’essere umano possa risorgere dalle sue ceneri, come più volte ha già fatto nel corso della storia. Spero e attendo uno scatto di umanità. Mi affido alle generazioni che verranno, le stesse a cui stiamo facendo tutto il male possibile, minandone il futuro.
Il caffè di oggi è amaro, me ne rendo conto.
Ma è anche un caffè solidale.
Con chi è schiacciato. Con chi non ce la fa più. Con chi ha sete. Con chi ha fame. Con chi subisce. Con chi non ha pace.
E, naturalmente, con chi attende.
Ho scritto più volte di quanto questa parola, attesa, sia importante per me.
Mi sembra una parola dalla portata tanto rivoluzionaria quanto pacifista.
Attende chi è proteso al cambiamento: e quindi è un rivoluzionario del desiderio.
Attende chi non è disposto a usare ogni mezzo pur di conseguire i suoi scopi.
Attende chi non è rassegnato.
Chi ha diritto al futuro.
Chi si rimbocca le maniche.
Chi prova a tenere pulita la sua mattonella.
Chi accende il suo fiammifero.
Chi non si riduce al silenzio.
Chi non è prono.
Chi non si fa complice.
Chi non si dà pace.
Chi accetta di essere in minoranza, ma in buona compagnia.
Attende la sentinella nella notte: finché non sorga l’aurora “dita di rose”.
Franco Arminio:
«Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.
Molte albe, molte gentilezze, festeggiare molto spesso la luce, poco avere, scarsi indugi, minare il rancore, farlo saltare, meglio il silenzio, la carezza, il fiore».
Bellissimo se si può dire di un caffè. Sicuramente non amaro nel senso del gusto
Grazie di cuore, Riccardo
Bravo Paolo, come sempre sono con te.
Attendo….
Attendiamo, Susanna cara.