«Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato»
(Esopo)
Giorni fa, ricorreva la Giornata Mondiale della Gentilezza. Delle Giornate Mondiali è ormai così piena l’agenda che, il più delle volte, rischiano di passare in sordina. A maggior ragione mi è parsa degna di nota una Giornata che ci ricorda il valore dell’empatia, della solidarietà, dell’altruismo, del sostegno reciproco tra le persone e le nazioni. Detto altrimenti, in una temperie culturale che sembra tornare ad incarnare in pieno il superomismo di Nietzsche, mi pare quanto mai opportuno e doveroso sottolineare il bene prezioso della gentilezza.
Ho così cercato un mito greco che ci potesse aiutare a riflettere su questo argomento e mi è sovvenuto il ricordo del mito di Filemone e Bauci, narrato nelle Metamorfosi di Ovidio.
Filemone e Bauci erano una coppia di anziani che viveva in una modesta capanna in Frigia, una regione che corrispondeva all’attuale territorio centro-occidentale della Turchia, più o meno dove oggi si trova Ankara.
Nonostante le umili condizioni in cui versavano, Filemone e Bauci erano noti per la loro bontà e disponibilità verso il prossimo. Un giorno, due viandanti giungono al loro villaggio, cercando riparo e ristoro. Nessuno degli abitanti vuole accoglierli, tranne Filemone e Bauci. Ignari del fatto che i due pellegrini siano in realtà Zeus ed Ermes in incognito, la coppia offre tutto ciò di cui dispone: un pasto semplice, ma preparato con amore e cura. Mentre i due ospiti mangiano e bevono, Filemone e Bauci notano anche che il vino nella brocca non si esaurisce mai, un chiaro e tacito segno della presenza divina.
Questo racconto ha peraltro una sorprendente analogia con quanto si legge nel capitolo 18 della Genesi, laddove si narra di come Abramo accolga tre viandanti sotto le querce di Mamre, offrendo loro acqua, cibo e riparo. I tre si rivelano poi essere il Signore e due angeli, altri vi vedono una prefigurazione della Trinità. In segno di gratitudine per la sua ospitalità, il Signore promette ad Abramo che la moglie Sara, a dispetto della sua età avanzata, concepirà e partorirà un figlio. Nascerà così Isacco, il figlio della promessa, il figlio dell’ospitalità, sacra in tutta l’antica civiltà mediterranea. Ci sarà un altro Figlio della promessa che nascerà in una grotta dopo non essere stato accolto in un villaggio, è il medesimo Figlio che muterà l’acqua in vino: ma questa è una storia che conoscete già.
Torniamo dunque a Zeus ed Ermes i quali, commossi dalla generosità di Filemone e Bauci, rivelano la propria identità e annunciano che avrebbero punito il villaggio reo di non aver dato loro asilo, risparmiando invece l’accogliente coppia di vecchietti.
Sequel: il villaggio viene inondato, la capanna di Filemone e Bauci è mutata in tempio e Zeus concede ai due sposi di poter esprimere un desiderio. Filemone e Bauci chiedono di servire come sacerdoti nella propria casa/tempio e di poter morire insieme. Zeus li esaudisce e, alla loro morte, gli anziani sposi sono trasformati in due alberi intrecciati, un tiglio e una quercia, simbolo di amore eterno e della ospitalità che offre ombra e riparo.
Qualcuno potrebbe obiettare che alla gentilezza di Filemone e Bauci si oppone ancora una volta il carattere vendicativo di Zeus e a me vien da pensare che anche questo può giovare alla nostra riflessione: a quanto pare, il potere spesso e volentieri si distingue per uso arrogante della forza e per disprezzo della vita umana; di contro, è dagli umili e deboli che è più facile aspettarsi gentilezza e generosità.
Non aggiungo altro. Ognuno di noi potrà scegliere da che parte stare.
Nel mio piccolo, sono trascorsi diversi decenni da quando ho scelto di stare da una parte senza essere di parte. Finché ci riesco. Anche se mi ritrovo spesso in minoranza. Ma in ottima compagnia.
Lucio Anneo Seneca: «Ovunque ci sia un essere umano, c’è un’opportunità per una gentilezza».
Mark Twain: «La gentilezza è la lingua che i sordi possono ascoltare e i ciechi possono vedere».
Lao Tzu: «La gentilezza in parole crea fiducia; la gentilezza in pensiero crea profondità; la gentilezza in dono crea amore».
Bravo come sempre e buona domenica
Grazie, Doc!