Il “mondo al contrario” è quello in cui la Scuola viene demonizzata…

Alcune sere fa, ho avuto la ventura e la pazienza di assistere ad un intervento in TV del deputato europeo Vannacci, già generale dell’esercito italiano. Il Vannacci dialogava con la prof.ssa Elsa Fornero, già ministro del Governo Monti, che, nel tentativo di ammansire il focoso e pugnace generale, ad un certo punto ha fatto presente che entrambi, seppur con ruoli diversi, sono stati servitori dello Stato. Il Vannacci a questo punto ha tenuto a precisare che chi opera nell’esercito è su un piano nettamente superiore a chi lavora nell’Università.

Il generale è tornato poco dopo sul tema della scuola con un’affermazione molto brusca: “Il compito della scuola non è educare, ma istruire. Il compito di educare spetta alla famiglia”.

Normalmente noi “miserabili” (agli occhi del Vannacci) lavoratori della scuola abbiamo sempre pensato e detto che le famiglie e gli insegnanti devono cooperare per l’educazione. Abbiamo sostenuto che anche le cosiddette “agenzie” educative esterne alla scuola (associazioni, enti, volontariato) devono essere riconosciute e valorizzate dalla scuola. Perché allora sminuire il valore educativo della scuola e il ruolo educativo degli insegnanti? Ricordo molto bene che il primo ad attaccare frontalmente gli insegnanti fu l’on. Berlusconi con i suoi ministri della Pubblica Istruzione: gli insegnanti andavano zittiti perché tutti comunisti. L’operazione andò a buon fine perché effettivamente gli insegnanti oggi sono davvero in grande difficoltà sotto tutti i punti di vista. Allora mi chiedo: che bisogno ha Vannacci e la sua fazione politica di continuare a sminuire l’istruzione e la scuola?

La mia risposta è che il mondo di cui Vannacci è solo una delle espressioni politiche, dato che si tratta di un mondo che sa come mettere astutamente a profitto la concorrenza, a volte solo di facciata, fra una pluralità di soggetti, quel mondo prospetta una fusione fra conoscenza e tecnologia che esclude il fattore umano dal processo educativo. Se la scuola deve essere solo un luogo di trasmissione di conoscenze e non di valori, se si considerano dannosi o “improduttivi” i rapporti umani che si instaurano a scuola, se la scuola intera con milioni di persone dentro viene demonizzata, come fanno Vannacci & Co., come luogo di diffusione della filosofia gender (ma quando mai?) o, peggio ancora, di diffusione dell’egemonia culturale di sinistra (!), bene, allora gli insegnanti possono essere benissimo sostituiti dalle macchine, dai tutorial, dall’Intelligenza artificiale, dagli schermi in una comunicazione che potrà essere unidirezionale o, al massimo, con un’interattività programmata.

Possiamo immaginare la scuola a cui pensa Vannacci come una bella caserma ipertecnologica, asettica, in cui il Pensiero Unico viene strombazzato 24 ore su 24.

Bisogna recuperare invece i principi della Costituzione italiana, che oggi sono sotto attacco su più fronti. Bisogna rileggere e attualizzare la pedagogia democratica. Bisogna rileggere John Dewey e ribadire con lui che l’inizio e la fine della conoscenza sta nell’esperienza e che non c’è esperienza senza socialità; bisogna ribadire che l’istruzione serve all’educazione e che l’educazione ha lo scopo di creare una società più sana e più giusta; bisogna collocare le nuove tecnologie in questo quadro di democrazia e non asservire la democrazia alle nuove tecnologie, come qualcuno ha già fatto e continua a fare.

Bisogna che gli insegnanti e i genitori e tutti quelli che sono impegnati in compiti educativi si sveglino e prendano coscienza dell’impellente necessità di fare i conti con una realtà che dobbiamo trasformare in opportunità se non vogliamo che ci travolga.

Il mondo della scuola non può e non deve accettare che un generale usi quei toni e quel linguaggio nei confronti dell’istruzione pubblica.


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

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