Concluso il Percorso di catechesi con l’arte promosso dall’Ufficio Catechistico Diocesano andriese
Di Mara Leonetti
Equipe Ufficio Catechistico Diocesano
Si è concluso lo scorso 5 febbraio il percorso, itinerante nelle tre città della diocesi, di catechesi con l’arte, promosso dall’ufficio catechistico diocesano. E’ stata la professoressa Margherita Pasquale, docente di Arte sacra cristiana, presso la Facoltà Teologica Pugliese, a guidare gli incontri, con l’obiettivo di partire dal Mistero pasquale, Centro e Culmine della vita della Chiesa, per poi soffermarsi in particolare sui sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia.
Presso la parrocchia SS. Annunziata di Andria, il 15 gennaio, si è svolta la prima serata di formazione, durante la quale una carrellata di immagini, pugliesi e diocesane, apparentemente insignificante, ha assunto una connotazione cristologica, grazie all’attento studio del Fisiologo, noto bestiario medievale, a cui ha largamente attinto l’arte sacra. Diverse delle nostre chiese antiche presentano sculture di leoni, davanti al portale d’ingresso, sui finestroni, sui capitelli, per simboleggiare il Cristo Risorto. Chi ha commissionato tali opere conosceva certamente il significato che l’autore ignoto del Fisiologo attribuisce al re degli animali: pare infatti che il leone quando senta l’odore dei cacciatori con la coda cancelli le sue impronte, come Cristo ha nascosto la sua natura divina durante la vita terrena e dorma inoltre con gli occhi socchiusi, come il corpo di Cristo dorme sulla croce, mentre la sua natura divina vegliava in attesa della Resurrezione.
A far da scenario nella seconda serata, svoltasi il 29 gennaio, il pulpito di Acceptus, XI sec., della Concattedrale di S. Sabino a Canosa, con la sua aquila reggileggio, simbolo dell’evangelista Giovanni, il quale pur avendo visto il trono di Dio non resta accecato, così come l’aquila è capace di guardare il sole senza rimanerne folgorata. Location non casuale, vista la cattedra vescovile di Romualdo, sorretta da due elefanti, innanzitutto simbolo battesimale, in quanto partorisce i suoi piccoli in acqua come noi cristiani nasciamo dalle acque del Battesimo. Intrisa di significato è anche la forma dei battisteri, ovale, circolare, ottagonale, a calice, vasca ad immersione, viaggiando da quello pugliese più antico di S. Adoeno a Bisceglie a quello più moderno di S. Giovanni Rotondo. Tra le raffigurazioni più ricorrenti che adornano i battisteri contempliamo il pavone, il grifo e l’agnello. Il pavone simboleggia l’incorruttibilità della carne, cambia il piumaggio a primavera, come noi cristiani, rivestiti di Cristo, nasciamo a vita nuova. Il grifo, metà leone, animale terrestre e metà aquila, animale celeste, rappresenta la duplice natura umana e divina di Cristo. L’agnus Dei che riprende l’agnello sacrificato nella cena ebraica, portato a compimento col sacrificio di Cristo. Detti elementi riprendono tutti la notte di Pasqua in cui anticamente si celebrava il rito del Battesimo. Nell’ultima serata a Minervino, si è focalizzata l’attenzione sull’evoluzione iconografica dell’ultima cena: quella giovannea risalta il comandamento dell’amore, con pani, pesci riposti su taglieri, una qualunque cena pertanto e non l’ultima. Quella invece raccontata dai Vangeli Sinottici mette in luce l’istituzione dell’Eucaristia con il tradimento di Giuda, presentando come alimenti l’agnello, le erbe amare e il vino ed infine nelle più moderne si esaltano colori, movimenti e compaiono solo le specie eucaristiche del pane e vino. Oltre a diverse figure veterotestamentarie che prefigurano Cristo, come il sacrificio di Isacco, la manna dal cielo, le acque di Massa e Meriba che scaturiscono dalla roccia, singolare è quella del pellicano, raffigurata anche su diversi tabernacoli della nostra diocesi, assumendone un significato eucaristico. Sempre secondo il Fisiologo, il pellicano dopo che le uova si schiudono ed i suoi figli crescendo si ribellano, li uccide, ma pentitosi, si becca il petto e col sangue che ne sgorga irrora i piccoli ridonandogli la vita, così come il sangue del costato aperto di Cristo ci dona vita eterna e nutrimento spirituale.
Basti pensare che l’arte sacra, nata come Biblia pauperum, ha proprio l’intento di fare catechesi, quando il popolo di Dio non aveva accesso alle Sacre Scritture e l’invito di tali incontri é quello di tornare a guardarci intorno con occhi nuovi. Educato lo sguardo, il percorso nel abilita i partecipanti a sensibilizzare nei bambini, ragazzi, giovani ed adulti il recupero della bellezza dell’arte, a partire da quella diocesana che ci circonda. Fare esperienza di annuncio con l’arte rivela la profezia visiva di tante opere che costituiscono l’immenso patrimonio artistico della Tradizione della Chiesa che forse potrebbe rendere un po’ più belle le nostre catechesi.