«Chi conosce tutte le risposte, non si è fatto tutte le domande»

(Confucio)

Non essere intollerabile e radical bigotta come donna Prassede ci si allontana da una visione cinica di quella che si vorrebbe fosse la giusta carità. Con questo si resta in un ambito prettamente razionale, dove il giusto sentire di sentimenti altruistici non svaga, non distrae chi morde l’azione a ponderarla nella giusta fattura. Avere a tutti i costi il dominio nel far del bene, certamente non comporta essere tra i migliori, ma cadere in podestà alquanto nobile, dove le affermazioni positive restano tali quanto le certezze mai raggiunte.

La lungimiranza a sfruttare argomenti e situazioni, attizzando deboli focherelli di idee che, di tanto in tanto sprigionano  luce e dànno carattere di ripresa ai momenti squallidi della giornata, è l’uso corretto che si dovrebbe fare.

Colorare gli “attori” e dargli spessore nello interpretare il copione assegnategli mantiene pure un rigore recitativo relegandolo in un quadro di sostanza: sì, che anche nei casi poco credibili, surreali o che rasentino l’assurdo, possano essere accettati e codificati.

Alessandro Manzoni fa passare le proprie “idee” per bocca dei suoi personaggi. Li fa dialogare come se fosse lui medesimo a farlo, ora con questo altre volte con quello, ma sempre disponendosi come capo interlocutore. Al fine, questo, per reggere e tenere insieme,  a partire dall’antefatto pensato, ideato, fino al senso compiuto, tutti i tasselli cartesiani, nella loro rigorosità. Egli allinea queste tessere conseguenziali una dopo l’altra, per rimandarle, attraverso lo scritto,  ad un futuro storico: coadiuvato  dalle biblioteche, coi tanti tomi cartacei o dai siti virtuali consultabili in rete. Il tutto, tramandato ai posteri insomma.

La cromaticità data ai personaggi in questione comprende, oltretutto, una distinta peculiarità di carattere che tanto sfugge ad interpretazioni laconiche giacché riccamente sostenute da fattori intrinsechi allo stesso Manzoni.

I preti, i monaci, da fra Galdino al Cardinal Borromeo, sono volutamente inseriti tra le persone buone: pure don Abbondio, giammai cattivo ma debole e che “abbonda” di paure nelle cui egli stesso sprofonda…

La sua perpetua non smentisce la regola e rimane tra le persone dabbene. La sfilza di personaggi che, nel capolavoro letterario, “I Promessi Sposi” si muove maldestramente, è molto nutrita. È una “casta” ricca, carica di soggetti ben definiti, a volte carichi di una lassa fede agli “eccessi”  come pure ai superamenti negativi di ogni forma e di logica morale-filosofica.

Sono queste “colorazioni”, beffarde, sprezzanti e poco ridanciane date agli “attori” del romanzo che ne hanno fatto uno dei primi capolavori della nostra letteratura, insieme alla Divina Commedia di Dante Alighieri.

È la fede mal sentita e praticata, fede imbevuta di radicalismo religioso, insieme alla servile arrendevolezza, del debole nei confronti del potente, la causa per cui il Renzo innocente finisce in un cattivo quadro e che verrà additato, poi, come un ribelle, un delinquente.

È per causa delle leggi scritte da una casta influente e che detiene, di forza, la supremazia sui poveri urbani. La casta è  un gruppo sociale sbarrato, chiuso ai contatti col popolo che esso manovra e che mantiene in severa sudditanza. Lo fa attraverso principi compiacenti, decretati, stabiliti  in modo prettamente peculiare e di dubbio precetto, da sé medesimi. Ma il povero ragazzo, Renzo Tramaglino, null’altro desidera che sposare in santa pace la sua amatissima, Lucia Mondella.

Quando la rivoluzione, dai fatti si rivolge e allaga la coscienza, pone questa in una situazione, oltre che di pensiero, anche di operosità. Tale può diventare lo stato, industrioso, attento e dinamico, di coloro i quali, per lunghi lustri, hanno consumato tempo, in indifferenza e mancanza di partecipazione, finché non sono stati scossi da vicissitudini di una certa rilevanza.

I Promessi Sposi è un Romanzo completo di alta letteratura. Esso è ricco di situazioni storiche, di suprema poesia descrittiva (Ai monti, col maestoso Resegone, alla luna che si rispecchia sul lago, la madre con in braccio la figlia Cecilia mentre varca la soglia dell’uscio di casa per deporla sul carro dei monatti…e tanti altri bellissimi passi di cui il Romanzo ne è ben nutrito) e di filosofiche, e a volte paradossali contingenze che ne fanno un’opera unica nel suo genere.

Rimane da dire che “l’avarizia, la disonestà e la gola” erano i peccati più eclatanti che, buona parte del clero del tempo esercitava senza alcuna vergogna. Ne fa cenno il “nominato” presbitero, Francesco Rivola, il quale afferma che nemmeno le grandi riforme fatte da Carlo Borromeo avrebbero portato, poi, una decenza etica tra le file dei… comandati da…Cristo.

Con questo ci fu un incremento di comportamenti “maleodoranti”, dal punto di vista religioso, tanto da creare un allontanamento di fedeli dagli altari, essi stessi rimasti sguarniti, spogli e non più addobbati per celebrare i Sacramenti.

Si è immaginario e innominato? Ma c’è sempre, sotto innominate spoglie, il soggettivo valore, anche se indefinito nella materia ma non certo nella intrinsichezza della citazione che, come tale, individua una figura aleatoria ma di gran partecipazione.

Il Romanzo va letto e riletto più volte poiché non smette mai di svelarsi nei suoi innumerevoli risvolti, sia umani, sia letterari, sia etici.

«Le regole sono ciò che gli artisti rompono; ciò che è memorabile non è mai nato da una formula»
(Bill Bernbach).


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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.