L’asso nella manica del nostrano governo populista: annunciare le soluzioni, e fermarsi all’annuncio

Caro Direttore,

da qualche giorno ho deciso di centellinarmi le notizie della politica, e di dedicare più tempo a letture più interessanti. Ma, nonostante la mia scelta di sobrietà, mi ritrovo ubriaco tutte le volte che nego il mio proposito. Questo governo del Tridente, infatti, compie un miracolo al giorno, un po’ come la mela. L’ultima trovata, Conte dixit, la Terra dei fuochi è diventata la Terra dei cuori. Grande fantasista il premier vice di Salvini e Di Maio. Mago Zurlí, buonanima, non avrebbe saputo fare di meglio, neanche allo Zecchino d’oro. Fuochi che diventano cuori, in un sottilissimo gioco di parole che neanche Totò militare a Cuneo.

La stupefacente bellezza del governo gialloverde, “negri” a parte, è nella rapida soluzione dei problemi, anche gravi. Il Paese ha il problema dei rifiuti? Fatto. Aboliti i rifiuti. Il Paese ha il problema dei poveri? Fatto. Abolita la povertà. Il Paese odia la Fornero. Fatto. Tutti in pensione da subito. L’Europa ci chiede di stare attenti ai bilanci? Fatto. Aumentata la previsione del Pil. Ogni giorno c’è la soluzione a un problema antico. Con una tecnica innovativa di straordinaria efficacia: la chiacchiera cotta e mangiata. L’Europa ha risolto il problema dei rifiuti con i termovalorizzatori? Il nostro Trio manderà l’esercito. Non saranno mica più efficaci i bruciatori? Vuoi mettere. Poi c’è l’asso nella manica del nostrano governo populista. Eccolo: annunciare le soluzioni, e fermarsi all’annuncio. Il quale asso serve a convincere il popolo bue che l’alleanza Lega-5Stelle è salda e forte, mentre tutti possono vedere che l’alleanza non trova accordi veri su nulla, neanche sul freddo di questi giorni. Cominciando dalle opere pubbliche, per passare al reddito di cittadinanza, e poi via via prescrizione con tutto quel che è scritto sul famigerato Contratto, velo pietoso sul vuoto pneumatico.

Lega e grillini sono interessati solo ai sondaggi e alla prospettiva di elezioni europee fra otto mesi. Il vero guaio è proprio questo. Le chiacchiere e le trovate da Zecchino d’oro dureranno a lungo. Ci prenderanno per sfinimento, ci convinceranno di aver fatto anche le cose che non faranno mai. Ci arrenderemo, prima che ci mandino l’esercito.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).