Breve racconto di un pellegrinaggio unitalsiano in quel di Loreto

Gli sguardi che ti sfiorano lì, in quel posto quasi incantato, non li trovi da nessun’altra parte.

E quando scrivo “lì” non parlo di un luogo da ricercare sulla cartina geografica, ma di ben altro. Il luogo può essere ovunque, ma non è ciò che conta.

Ciò che conta sono proprio quegli sguardi …quelli che ti sfiorano gli occhi, ti toccano il cuore e ti accarezzano dolcemente l’anima. Quegli stessi sguardi di cui, con il senno di poi, ti innamorerai perdutamente.

Quando un volontario guarda, per la prima volta, negli occhi un ammalato non è consapevole di ciò che succederà: lo scoprirà solo dopo. In realtà, la missione è già compiuta. Ci sei già dentro, fino alle ossa …tutto il resto, poi, lo scrive il destino.

E il destino a noi volontari ha riservato una vita piena di amore, carità e fede.

La stessa vita che, con il nostro tempo donato, cerchiamo di trasmettere a chi si affida alle nostre mille sfaccettature.

Ho sempre pensato che “essere volontari” sia una scelta di vita, una scelta per la vita. Ed, in realtà, è così.

Tu scegli. Scegli di essere volontario …e di conseguenza, il volontariato sceglie te.

E tutto questo è bellissimo, a maggior ragione se chi ti sceglie è l’Unitalsi: casa, dove ci si rifugia per dar vita a quel mondo migliore; famiglia, dove si vivono gli attimi più teneri e dolci.

Quegli stessi attimi che abbiamo avuto la fortuna di vivere nel nostro ultimo pellegrinaggio a Loreto.

Ebbene sì: siamo partiti esattamente in 75, fra volontari e ammalati, per un weekend. Un weekend breve, ma intenso. Solo tre giorni, anzi forse anche meno, contando le ore di viaggio.

“Così pochi giorni, e ne vale la pena?”, starete pensando. Certi di ciò che stiamo per vivere, per noi ne varrà sempre la pena. Ed anche questa volta, possiamo urlarlo: sì, ne è valsa la pena.Abbiamo trascorso tre giorni di pura magia.

Quella magia che non si può spiegare, semplicemente si vive. Quella magia presente in ogni angolo e in ogni momento, persino nell’attesa silenziosa di giungere a Loreto. Quell’attesa che ci ha portato in quel luogo in cui ci siamo sentiti tutti fratelli, senza essere giudicati, ma pronti ad abbracciarsi sinceramente.

Un volontario vive il pellegrinaggio dimenticando tutto il resto. Ognuno di noi si dona completamente al servizio per cui è stato scelto, senza guardare quell’orologio che conta il tempo che trascorre imperterrito. Per il noi il tempo, in questi casi, non è nemico. A noi del tempo, in questi casi, non ci importa nulla e, soprattutto, non ci fa paura. Siamo lì, ed è questo che conta.  Tutto il resto non esiste.

Non esiste la fatica, la stanchezza e non esiste il dolore. Tutto passa in secondo piano quando ti imbatti nel sorriso di un ammalato che ti ringrazia per essere lì con lui.

Qualsiasi altra cosa diventa superficiale quando ti guardi intorno e capisci che c’è vero amore.

Quell’amore puro, sincero che difficilmente si incontra. Quell’amore così infinito, eppure così concreto. Onnipresente, costantemente tuo. Quell’amore ritrovabile in ogni cosa. Lo sguardo di un ammalato, l’abbraccio di un tuo amico volontario, la preghiera unanime di tutti noi, lì, con lo stesso obbiettivo: unire i nostri cuori e formarne uno solo.

Siamo tornati da Loreto con la consapevolezza di aver vissuto insieme momenti indimenticabili, racchiusi dentro di noi ormai per sempre. Quei momenti che, mi piace pensare, un giorno racconteremo a chi deciderà di ascoltarci, come io, ora, sto facendo con voi, con l’augurio (perché no) di accogliervi nel nostro piccolo, ma incantato mondo. Un mondo in cui l’unione fa la forza, un mondo in cui insieme noi siamo arcobaleno e nessun colore deve mancare mai.

Molti ci chiedono il motivo che ci spinge a vivere questo percorso da volontari. In realtà, non c’è una risposta ben precisa a questa domanda o, meglio, non riusciamo mai a spiegare ciò che sentiamo davvero. Sappiamo solo che non potremmo più fare a meno di questa nostra vita. Abbiamo imparato insieme che “colui che non vive per servire non serve per vivere” e ci impegniamo affinché la nostra esperienza diventi testimonianza credibile.

Non riesco ad immaginare un percorso diverso da quello che ho scelto. Anzi, …quando penso a ciò che è stato senza i volontari e i fratelli malati incontrati nell’Unitalsi, penso che forse per tutto quel tempo in realtà non sono mai stata così pienamente felice. sEd, invece, se mi guardate ora …i miei occhi non mentono, ora lo sono per davvero. E finalmente penso: che meraviglia questa vita!