Assegnato il Nobel per la Medicina 2015: premiati un ricercatore irlandese, uno giapponese e una cinese.

I tre vincitori del Premio Nobel per la Medicina 2015 sono William C. Campbell, 85 anni, irlandese, Satoshi Ōmura, 80 anni, giapponese, e Youyou Tu, 84 anni, cinese. Campbell e Ōmura ottengono l’illustre riconoscimento per le loro ricerche contro parassiti responsabili di infezioni. A Youyou Tu, invece, il Nobel è assegnato per le nuove strategie da lei escogitate nella lotta contro la malaria.

L’annuncio, lunedì scorso, presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, è stato dato Urban Lendahl, segretario del comitato dei Nobel per la Medicina e la fisiologia. I tre vincitori hanno sbaragliato una concorrenza di 327 candidati, 57 dei quali alla loro prima nomina. A Cambpell, Ōmura e Youyou, vanno 8 milioni di corone svedesi, pari a circa 900.000€: una miseria, se si tiene conto del valore delle ricerche alle quali hanno consacrato per intero le loro longeve esistenze. Una miseria, ancor di più, se si tiene conto che con i loro studi hanno allievato le sofferenze di centinaia di milioni di persone, per lo più di poveri.

In effetti, grazie alle ricerche sulle infezioni provocate da parassiti, messe a punto da William C. Campbell e Satoshi Ōmura, un terzo della popolazione mondiale, la più povera, quella raccolta nell’Africa sub-sahariana, nel Sud Asia e nel Centro-Sud America, ha ora nuovi farmaci per difendersi da malattie che provocano atroci sofferenze.

Dal canto suo, grazie alla scoperta dell’artemisina, la ricercatrice Youyou Tu ha messo all’angolo la diffusione della malaria, un’altra “malattia per poveri”, le cui condizioni igieniche lasciano spesso a desiderare. Youyou Tu si è avvalsa delle sua conoscenza di erbe cinesi impiegate da oltre 15 secoli per assistere quanti venivano colpiti dalla febbre malarica. Con il farmaco frutto della sua ricerca, sono milioni le vite umane salvate negli ultimi 40 anni, nelle stesse zone già indicate di Africa, Asia e Centro-Sud America.

Un plauso, dunque, a chi fedele al giuramento di Ippocrate, consacra la propria vita a salvare vite umane, spendendola non solo per “curare”, ma anche per “prendersi cura” di chi è debole, povero e malato. Un plauso alla giuria di Stoccolma che ha individuato e premiato questi tre ricercatori.

Una domanda, infine, a chi, tra i leaders dell’economia e della politica mondiali, per qualche giorno batterà loro le mani e poi passerà oltre. La domanda potrebbe essere così formulata: ma uomini e donne come Campbell, Ōmura e Youyou non meriterebbero qualcosa di più che un pezzo di carta e qualche spicciolo?

Ai poveri – sarebbe bello poter dire – l’ardua sentenza.