In questo particolare momento storico austerity, spending review e rottamazione costituiscono degli argomenti ridondanti su tv, giornali e internet. Contemporaneamente un fenomeno interessante, probabilmente collaterale, si sta diffondendo nell’opinione pubblica generale, specie sui social network. La nostra città non è da meno e, in pieno clima anti-casta, è impressionante il desiderio e la ricerca di un rimedio curativo alternativo, dove per alternativo si intende tutto ciò che si ritiene possa andare contro gli interessi delle case farmaceutiche e del <<sistema>> in generale. Un’esigenza e al tempo stesso una moda che è emersa negli ultimi vent’anni, da quando internet e i motori di ricerca hanno iniziato a guidare l’informazione medica in Italia, ma che si è acuita negli ultimissimi anni.

È sempre più comune l’opinione che la lobby delle case farmaceutiche controlli la ricerca scientifica e la pratica medica, condizionando pesantemente le politiche di messa in commercio dei farmaci e le scelte terapeutiche. Questo ha provocato la nascita e la diffusione di una serie di pratiche anticonvenzionali, pubblicizzate come “rimedi naturali” che promettono la prevenzione e la cura di diverse patologie spesso fortemente debilitanti. Il più famoso è sicuramente il <<metodo Stamina>>, ma questo è solo il padre di tutta una serie di rimedi che ahimè fanno leva sulla sofferenza dei pazienti e sull’inconscio sentimento persecutorio e anti-sistema della gente comune che si sente indifesa di fronte alla potenza delle case farmaceutiche.

Non è mia intenzione e presunzione esprimere un giudizio sulla loro efficacia, ma vorrei provare a dare degli spunti di riflessione utili per orientarsi in questo campo in costante crescita. Ciascuno di questi rimedi, infatti, andrebbe analizzato con dei criteri scientifici e non solo sulla base di ciò che è scritto sui blog e sui social network. Dietro la messa in commercio di un farmaco preventivo o curativo esiste un processo strettamente regolamentato che passa diversi step estremamente selettivi. Infatti, dopo la sperimentazione pre-clinica, il principio attivo viene testato sull’uomo durante fasi ben standardizzate che ne valutano la tossicità, efficacia e sicurezza. Tutto questo processo dura diversi anni e nel complesso solo una percentuale minima dei candidati farmaci viene messo in commercio. Un ulteriore punto da prendere in considerazione è l’effetto placebo, ossia la possibilità che dando una formulazione del tutto simile al farmaco in questione, ma priva del suo principio attivo, si ottenga comunque il beneficio sperato. Questo può costituire un fattore confondente nel determinare l’efficacia di un farmaco, così come di un rimedio alternativo, specie in alcune patologie in cui l’impatto dell’effetto placebo è molto alto, per esempio in ambito gastroenterologico.

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Loris R. Lopetuso