Il caso di monsignor Krzysztof Olaf Charamsa, che ha annunciato di essere omosessuale (anzi, “gay”) e di condividere la propria vita con un compagno, Eduard, ultimamente ha catalizzato il mondo mediatico, risultando un boccone prelibato per scoop giornalistici e … non poteva essere diversamente: una tonaca omosessuale dichiarata, per di più rossa da monsignore e inquilino di spicco nei palazzi ecclesiastici che contano, certamente catalizza la curiosità pruriginosa di tanti con conseguenti commenti da sornioni.

Molti si son chiesti: ma questa confessione del monsignore gay a cosa mira veramente? Forse potrebbe essere una provocazione a un confronto nei lavori sinodali? Ma difficilmente una simile operazione mediatica programmata aiuterà il dibattito, né credo gioverà alle persone che vivono la difficile situazione di credenti con relazioni affettive di tipo omofilo.

Sembra che si tratti di qualcosa di strumentale… quale? È difficile dirlo. Tuttavia esiste per i sacerdoti il valore della castità scelto prima dell’ordinazione sacerdotale e che vale anche per gli eterosessuali e gli “incidenti di percorso” in merito, di tipo episodico, non intaccano tale valore. Che poi all’interno di tutte le chiese ci sia la presenza di gay che attendono dalla Chiesa delle risposte è un dato di fatto – commenta padre Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose – tuttavia il rischio, dopo questo outing, è che si infiammino gli animi e che si tolga la necessaria serenità per un confronto.

La polemica non aiuta certamente ad affrontare nessun problema, nessun discorso, perché deforma la realtà delle cose. Si può affrontare qualunque discussione, qualunque problematica ma con trasparenza di idee, onestà intellettuale e la volontà di trovare veramente e serenamente il meglio.

Certamente non ci voleva la rivelazione di Monsignor Krzysztof Charamsa per far sapere al mondo dell’esistenza (e della resistenza) di una realtà omosessuale all’interno della Chiesa Cattolica e … non solo… Ma sorprende che un teologo, nonché docente universitario, il quale conosce bene la tradizione e il magistero, riduca a scoop mediatico un problema abbastanza complesso e degno di intelligente attenzione come quello dell’orientamento e della relazione omosessuale.

Secondo Yayo Grassi, gay dichiarato ed ex allievo di Bergoglio, ricevuto in privato da papa Francesco insieme al suo partner lo scorso 23 settembre negli Usa, il coming out di monsignor Charamsa non è stato molto appropriato. È stata sbagliata la tempistica ed è stato sbagliato il modo in cui ha scelto di farlo. Penso, ha detto Grassi, che monsignor Charamsa non abbia fatto alcun favore né alla causa degli omosessuali né a Papa Francesco. Porre in questo modo e proprio ora il tema dell’omosessualità serve solo a distrarre la gente dagli altri temi importanti sollevati dal pontefice: l’ambiente, la famiglia, la povertà.

A nostro parere ha sbagliato a parlare in prossimità del Sinodo sulla famiglia perché così aiuta la parte più conservatrice della Chiesa che vuole ostacolare i processi innovatori del Papa.

Ovviamente per completare lo scoop manca solo un libro che conquisti le vetrine delle stazioni ferroviarie e dei centri commerciali.