Gli avvenimenti in corso rischiano di ingenerare una depressione dell’anima, con minacce come la guerra nucleare, il terrorismo, i cambiamenti climatici o la crescente esclusione dei ceti meno abbienti. A ciò si aggiunga il deficit di leadership da parte delle classi dirigenti. È qui che il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali, senza contrapporre ‘Dio’ e ‘Cesare’.

Domenica 22 ottobre 2017, Giornata Missionaria Mondiale, Papa Francesco ha annunciato all’Angelus un “Mese Missionario Straordinario” per l’ottobre 2019, al fine di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes della Chiesa e per trasformare in modo missionario la pastorale ordinaria, dove si percepisce talvolta stanchezza, formalismo e autopreservazione.

L’annuncio è contenuto nella lettera indirizzata da Papa Francesco al Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e resa nota nel contesto della stessa Giornata Missionaria di domenica scorsa. Sarà la stessa Congregazione che, dopo aver già proposto l’iniziativa, ne curerà la preparazione. In realtà Papa Francesco nel giugno scorso aveva annunciato questa sua intenzione incontrando i partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie.

Il Mese Missionario del 2019 è legato al centenario dalla promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV sull’attività svolta dai missionari nel mondo. Era il 30 novembre 1919. Al termine di un tremendo conflitto mondiale, che l’allora Benedetto XV stesso definì ‘inutile strage’, si avvertì la necessità di riqualificare evangelicamente la missione nel mondo, perché fosse purificata da qualsiasi incrostazione coloniale e si tenesse lontana da quelle mire nazionalistiche ed espansionistiche che avevano causato tanti disastri. Solo l’annuncio e la carità del Signore Gesù, diffusi con la santità della vita e con le buone opere, possono essere la ragione e la forza della missione.

Il centenario della Lettera apostolica Maximum illud diventa così uno stimolo per le comunità cristiane a superare la tentazione ricorrente che si nasconde in ogni introversione ecclesiale, in ogni chiusura autoreferenziale nei propri confini sicuri, in ogni forma di pessimismo pastorale, in ogni sterile nostalgia del passato, per aprirsi invece alla novità del Vangelo. Anche in questi tempi, dilaniati dalle tragedie della guerra e insidiati dalla triste volontà di accentuare le differenze e fomentare gli scontri, la Buona Notizia del perdono di Gesù Cristo, sostiene papa Francesco, vinca il male, la vita sconfigga la morte e l’amore vinca il timore. In realtà, l’amore per la missione, è passione per Cristo ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo.

Papa Francesco, richiamando le parole di San Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio e mettendo sotto la sua protezione la missione della Chiesa nel mondo, sottolinea come “la missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento …uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che occorre impegnarsi con tutte le forze al suo servizio”.

Se provassimo a pensare agli avvenimenti in corso sul palcoscenico della storia contemporanea, rischiamo di scadere in una sorta di depressione dell’anima. Il fatto stesso che persistano minacce come la guerra nucleare, il terrorismo, i cambiamenti climatici, o la crescente esclusione sociale dei ceti meno abbienti a livello planetario, è davvero molto inquietante. A ciò si aggiunga il deficit di leadership da parte delle classi dirigenti politiche e sociali, con un’evidente frammentazione dello scacchiere geopolitico internazionale.

È qui che l’attività missionaria rappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesa. Qui il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre ‘Dio’ e ‘Cesare’, ma illuminando le realtà terrene con la luce del Vangelo. Contrapporre Dio e Cesare sarebbe fondamentalismo, perché si possono intravvedere collaborazioni fattive anche fuori dal nostro raggio di visuale.