«Ma è un sogno che ha bisogno di tante rinunce e tenacia; ogni fibra e molecola del tuo corpo è tesa a raggiungere quell’obiettivo e se non lo si persegue significa che il desiderio non era così forte»

La rassegna JAZZ E DINTORNI, organizzata dal Babalù di Trani e dalla Music Art Management, che si svolge presso il teatro Impero di Trani, è un festival musicale con ricercate proposte internazionali e occasioni d’ascolto “uniche”, avente un programma ricco e variegato, dedicato ad un genere in cui la musica jazz incontra le melodie più “sofisticate” della musica italiana ed internazionale. Dopo aver ospitato artisti del calibro di Massimo Lopez, Peter Cincoppi, Fabrizio Bosso e Dirotta su Cuba, il 16 febbraio è stata la volta di Matteo Brancaleoni, giovane artista milanese di grande talento che debutta discograficamente nel 2006  con l’album Just Smile al fianco di mostri sacri del jazz quali Renato Sellani, Franco Cerri, Gianni Basso, Fabrizio Boso, Stefano Bagnoli, Massimo Moriconi.

Al termine della sua performace, che ha riscosso notevole successo, ho avuto il piacere di intervistare l’artista milanese ripercorrendo la sua carriera artistica intrecciatasi spesso con le vicissitudini della sua vita personale.

Si ringrazia per la disponibilità l’organizzatore Maurizio Marcone.

Matteo, che rapporto si è creato con gli organizzatori della rassegna JAZZ E DINTORNI?

Sono stato piacevolmente sorpreso di essere stato ospite di una rassegna musicale così ricercata che ha visto la partecipazione di ospiti di spessore quali Massimo Lopez, Peter Cincoppi, Fabrizio Bosso e i Dirotta su Cuba. Mi complimento con tutta l’organizzazione per l’impegno dimostrato, l’accoglienza offertami, la dedizione verso questo tipo di musica e la possibilità offerta anche a quel tipo di pubblico che non conosce la musica jazz, di avvicinarsi alla stessa. Infine, ho avuto la possibilità di conoscere dal vivo Trani che fa da cornice ideale ad eventi musico-culturali di tale spessore.

Come sei arrivato al jazz e cosa ti regala? 

Sulla scia della musica di Frank Sinatra, che ho iniziato ad ascoltare a 10 anni, mi sono aperto ad un certo tipo di repertorio musicale e di lì, brano dopo brano, ho iniziato ad ascoltare ed apprezzare altri artisti del medesimo genere. In casa si ascoltava di tutto, mio padre era un “onnivoro” della musica, principalmente musica classica ed americana, e questo probabilmente ma anche inconsciamente ha influenzato la scelta del mio genere. Alla fine credo che sia il repertorio a sceglierti, per cui non approvo “artisti” che si improvvisano senza avere delle adeguate conoscenze e competenze a riguardo.

Dal tuo debutto discografico nel 2006 con l’abum Just Smile quanto senti di essere cresciuto e cosa senti di essere oggi come artista?

Dagli esordi che mi hanno visto confrontarmi con grandi artisti, che hanno contribuito all’album e che tu hai già citato, sono cresciuto tantissimo. Devo molto a Renato Sellani che mi ha incoraggiato ad intraprendere la strada del jazz; ricordo che in una serata che avevamo organizzato come tributo proprio a Frank Sinatra,  Renato mi ha invogliato a fare un disco dicendomi di non aspettare di essere pronto, altrimenti nella vita non avrei mai fatto nulla. Porterò sempre con me queste sue incoraggianti parole in qualsiasi situazione mi accinga ad affrontare. Quando guardo al mio passato provo nostalgia della giovinezza, freschezza e soprattutto dell’ingenuità di allora, tuttavia oggi sono una persona più consapevole e sicura dei miei mezzi.

La tua musica spopola a livello nazionale ed internazionale. Che effetto ti suscita tanto successo? 

Ora sono un artista conosciuto in tutto il mondo; attraverso Spotify ho visto che da 61 paesi mi seguono, addirittura un artista francese ha ascoltato un mio brano, ha personalizzato degli arrangiamenti e me l’ha inviato. Essere seguiti fa un certo effetto, significa che qualcosa di positivo l’hai lasciato.

Il successo può capitare o meno ed è ovvio che ognuno di noi lo persegua. Sino ad ora non mi è ancora capitato e non mi interessa molto, ciò che è importante è svolgere questo mestiere con dignità e serenità: questo è il segreto dell’essere felici. Pensa, Alessandra, che l’altro giorno in aeroporto ho incontrato il mio professore di matematica delle medie il quale mi ha detto: “Tu avevi un sogno di fare questo lavoro e l’hai trasformato in realtà”. Questo sogno ha bisogno di tante rinunce e tenacia di volere a tutti i costi realizzarlo; ogni fibra e molecola del tuo corpo è tesa a raggiungere quell’obiettivo e se non lo si persegue significa che il desiderio non era così forte. Bisogna avere chiarezza delle proprie idee e ritengo che siamo noi a far cambiare le cose e se non cambiano significa che non volevamo che cambiassero. Io sono partito senza avere nessuna conoscenza del mondo artistico, delle dinamiche che si sviluppano dietro le quinte per cui sono soddisfatto di quello che ho raggiunto.

New life: cosa rappresenta per te questo album?

La vita può ricominciare sempre basta volerlo. In questo lavoro tutto è sempre nuovo e questa è la cosa che più adoro. New life è arrivato in un momento molto particolare della mia vita, un momento di sconforto totale per aver sacrificato molte cose dedicandomi ad un genere prettamente filologico e di nicchia. Si è passati da un’etichetta jazz ad una grossa diffusione radio, che ha permesso a me ed al mio gruppo di essere conosciuti da una cerchia maggiore di persone.

 Cosa rappresenta per te il jazz e con quale aggettivo lo definisci? 

Il jazz ha rappresentato e rappresenta incontri che mi hanno reso l’uomo che sono oggi: culture variegate, musiche straniere, modalità differenti di approccio alla musica. Il tutto ha contribuito ad arricchirmi in toto e mi porta a definire il jazz con l’aggettivo libero.


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Nata ad Andria il 28 agosto 1985. Laureata in lettere moderne con indirizzo filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari il 21 luglio 2011, abilitata all'insegnamento presso l'Università degli studi di Bari il 21 luglio 2015. Docente di lettere presso scuola secondaria di 1^ grado. Amante del teatro, di cinema, delle letture interiori e profonde che ti arricchiscono. A scuola cerca di essere una professoressa moderna ed aperta al dialogo costruttivo con i suoi ragazzi, non dimenticando mai l'importanza dell'educazione ed istruzione per una società migliore.