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Elbert Hubart diceva “La responsabilità è il prezzo della libertà”

Ormai è solo un ricordo del passato quando molte persone non erano in grado di firmare o fare semplici calcoli. All’indomani dell’unificazione d’Italia, nel 1861 circa il 78% della popolazione italiana era analfabeta. Questi numeri hanno contribuito al cattivo funzionamento della politica causando frodi e sopraffazioni di quelli che non sapendo leggere non erano in grando di informarsi correttamente.

Facendo un salto in avanti fino ai giorni nostri le cose sono molto cambiate: La maggior parte delle persone sa leggere e scrivere, ma nel frattempo anche la realtà che ci circonda è diventata molto più complessa da interpretare. Per farsi una opinione è necessario, per esempio, saper leggere un giornale di economia, saper interpretare un dato statistico o capire se la fonte da cui stiamo apprendendo una notizia è abbastanza affidabile. Secondo un’indagine del CENSIS nel 2000 il 34.6% della popolazione italiana rientrava nella categoria analfebetismo funzionale, cioè avente modeste abilità di comprensione del testo.

Una capacità di comprensione di testi complessi e valutazione della qualitá dell’informazione è limitata solo alla minor parte della popolazione. Il resto di noi si dovrá accontentare di farsi una opinione attraverso informazioni di seconda mano apprese da familiari a tavola e amici durante le uscite e … Facebook.

I social network (leggi Facebook) hanno peggiorato la situazione della disinformazione in almeno due modi:

Primo, ci propongono link a news che si confà al nostro “Profilo Utente”. In altre parole se avremo cliccato su un sito farlocco, o avremo messo un “like” a un sito inaffidabile, continueranno a proporci in futuro notizie della stessa infima quatità e dello stesso orientamento politico.  Dopo un po’ la nostra bacheca sará cosí infestata da questo tipo di informazione che arriveremo al punto di credere che la realtá coincide con quello che leggiamo sulla nostra bacheca Facebook. Le nostre idee si rafforzano perché verremo rimandati attraverso link a siti che la pensano come noi. Il fenomeno è chiamato “camera dell’eco“, in altre parole una bolla all’interno della quale formiamo la nostra opinione senza contradittorio e senza verifica che quello che stiamo leggendo sia vero o no. Ma se ci informiamo tutti all’interno della nostra piccola bolla senza comunicare con persone che vivono in altre bolle arriviamo al punto di formare una nostra ideologia (nella maggior parte dei casi fortemente di parte) e diventerá sempre piú difficile cambiare idea.

Secondo, i social network hanno fatto si che grandi gruppi di interesse o piccole organizzazioni facendo leva su meccanismo descritto al punto primo, cerchino di indirizzare gli utenti ai propri siti indottrinandoli con false notizie e convincendoli delle proprie idee. Questo meccanismo ha raggiunto una dimensione tale che si pensa che le elezioni di interi paesi siano state pilotate in questo modo. É un meccanismo subdolo, non sempre così evidente ma di sicuro molto efficace, simile alla propaganda che veniva fatta attraverso documenti video durante il fascismo.

Insomma, i tempi sono cambiati, le tecnologie pure, ma le finalità di certi gruppi di interesse è sempre lì e sta alle capacità del singolo saper valutare quello che gli viene propinato caso per caso. E allora come si fa a capire se quello che stiamo leggendo è affidabile?

Come si suol dire “in diavolo è nei dettagli” per cui è impossibile dare consigli riguardo un tema così complesso, ma forse alcuni suggerimenti dettati dall’esperienza comune si possono comunque trarre.
Innanzitutto non dovremmo limitarci a usare solo Facebook come strumento di informazione. Gli algoritmi con cui vengono decisi i siti che appaiono sulla nostra bacheca non sono trasparenti e tendono a proporci solo le notizie che potrebbero piacerci, quindi presto avremo una idea distorta della realtà.
Secondo, dovremmo evitare i talk show: Sentire politici che si parlano uno sull’altro non migliora la nostra conoscenza, forse serve solo a aumentare nostra aggressività e diffidenza nella classe politica. Molti di questi politici e opinionisti sono esperti oratori questo non significa che quello che dicono sia corretto e veritiero.

Forse il modo migliore per informarsi è utilizzare fonti autorevoli: Come si trova una fonte autorevole? Siti indipendenti da partiti con materiale scritto da esperti in materia sono sicuramente fonti autorevoli.  È importante, poi, leggere tanti punti di vista per formarsi una opinione completa. Ci sono anche siti autorevoli come quelli delle piú note testate giornalistiche a livello nazionale. Questi sono impegnati a “battere notizia” per cui se ci si ferma alla homepage comunque non si avrá approfondito la faccenda.

Elbert Hubart diceva “La responsabilità è il prezzo della libertà”, con l’avvento di così tanta informazione tutti abbiamo la libertà di informarci a costi bassissimi senza manco dover più andare a comprare il giornale. Il modo in cui ci informiamo dipende solo da noi e non possiamo aspettarci che altri lo facciano per noi.


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Ingegnere Ambientale di formazione, durante la tesi di laurea ho la fortuna di passare un periodo di studio in Svezia. È li che vengo affascinato dalla cultura scandinava e dalla ricerca scientifica. Dopo aver lavorato in Italia presso l’Università di Perugia, mi trasferisco infine ad  Aalborg, ridente città al Nord della Danimarca. Alborg in Danimarca si scrive con la Å(:Ålborg) e si pronuncia Oolborg con voce un po’ baritonale. All’Università di Aalborg frequento un dottorato in Ingegneria Industriale sulle celle a combustibile (motori a idrogeno, per i non addetti ai lavori) dopo aver passato un periodo di soggiorno a Londra all’Imperial College. Sono attualmente docente ad Aalborg. Insomma, ho conosciuto tante persone straordinarie e visitato dei posti fantastici e spero che il viaggio duri ancora a lungo.