L’arte è l’unica passione a cui sono rimasto sempre fedele, sin dalle prime folgorazioni dell’astrattismo di Klee e di Kandinsky“. A sostenerlo è stato Gillo Dorlfes, scomparso pochi giorni a 108 anni.

E la propria vita Gillo l’ha consacrata al meglio, spaziando dalla contingente originalità alla longeva passione. Il prossimo aprile avrebbe compiuto 108 anni, più di un secolo, più di un numero per un triestino laureato in medicina, con specializzazione in psichiatria, un pittore orientato al misticismo e ai tempi più rilevanti dell’area mitteleuropea.

Docente universitario alla cattedra, fra le altre, di Cagliari e Milano, ha movimentato l’arte nella direzione della concretezza e del pragmatismo. Amico fraterno di Renzo Piano, mentore di Lucio Fontana, leale antagonista di Salvatore Quasimodo e commensale di Montale, Svevo e Pavese, Dorfles è stato ospite di Frank Lloyd Wright ed ha presenziato, fino al 2016, alla Triennale di Vitriol, mostra di disegni.

Figura trasversale del Novecento, Dorfles ha rinnovato l’aspetto socio-antropologico della cultura linguistica italiana e a chi lo ha intervistato l’ultima volta ha confidato: “Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l’altra metà perché voglio vivere nel futuro“.

Un futuro che, grazie a Gillo Dorfles, abbiamo avuto la fortuna di conoscere con largo anticipo.