Non sono solo numeri, (elevatissimi, per la verità, diverse migliaia al giorno), quelli che attraversano il sottopasso di via Imbriani, ma persone in carne ed ossa. Ognuno con un’identità, una storia alle spalle, acciacchi, una caterva di ansie, preoccupazioni, frustrazioni, piccoli progetti ed… un grande disagio nell’affrontare quotidianamente la maledetta scalinata.

Concetta S., maglione rosso, gonna jeans, tre gambe, due arcuate e malconce dalla nascita, ed una, la stampella, fornitale dall’Asl. Si trascina come una lumaca, trainando il carrello per la spesa. Dimora miseramente in un tugurio di una traversa di via Madonna della Croce a Barletta. Una stanza, cucina e bagno. Per il fitto si dissangua, duecento euro al mese. Suo marito, ambulante, gira i mercati dei paesi limitrofi, vendendo magliette, camicie, pantaloni. “Tutto a due euri” è scritto con un pennarello, claudicante anche lui, su un pezzo di cartone slabbrato.

Da quando è sposata, per rifornirsi di frutta e verdura, raggiunge Piazza Giuseppe Di Vittorio, un tempo Largo San Nicola, attraversando il passaggio a livello di via Milano. Aspettava l’arrivo di convogli in transito, spesso anche mezz’ora sia all’andata che al ritorno, prima che le sbarre si alzassero. Per chi comanda, il proprio tempo è oro, quello dei poveri non vale nulla!

Ora, che gli anni le hanno reso i capelli bianchi come la schiuma del mare, è costretta ad affrontare il sottopasso che collega un reticolo di strade con via Imbriani. Un ostacolo quasi insormontabile per lei. Una barriera architettonica, che per la Costituzionale avrebbe dovuto essere rimossa da tanto tempo. Ma di politici attenti ai bisogni della gente ne circolano pochi, una specie in estinzione. Il WWF provveda, come per i panda!

La poverina non ce la fa da sola a scendere e salire con il carrello di frutta e verdura. Rimane ferma sulle sue tre gambe in attesa che qualcuno, mosso a compassione, la aiuti. Aspettava prima ed attende adesso, occorre fortuna nella vita! Evidentemente lei è baciata dalla buona sorte, che non risparmia mai quelli di sotto.

Oggi, due giovani le offrono la loro disponibilità, dopo un’occhiata di lodevole complicità.  Uno solleva il carrello della spesa, sollevando il tubolare inferiore e l’altro, mettendosi al timone. La discesa non presenta difficoltà di sorta. Concetta segue procedendo molto lentamente, afferrandosi al passamano, mentre la stampella rintocca, come una campana a morto, sui gradini, sul corridoio e di nuovo sulla scala che sale.

I due baldi giovani, teste rasate sormontate da chiome impomatate, orecchini, braccia tatuate, stanno quasi inerpicandosi per gli ultimi gradini, quando all’improvviso, dovendo scansare una bicicletta che procede in senso contrario, effettuano una rapida e maldestra virata.

Il carrello si ribalta, le buste precipitano per terra, e parte a gran galoppo una competizione. Uno starter invisibile ha dato il via. Si precipitano, mele, arance, albicocche, susine, attraverso la lesione che si è prodotta nel rosso sacco, consunto per età. Le atlete, saltellando allegramente, aumentano sempre di più la velocità e corrono a perdifiato. Non partecipano alla gara le bietole, e si fermano quasi subito le grassocce melanzane color indaco.

Un’arancia spagnola vince il trofeo. Percorrendo, senza fiatone, l’intero sottopasso, per prima, infatti, lambisce il gradino della scalinata opposta. E’ straniera, non ci sono applausi per lei. Xenofobia, anche per i vegetali, anche se comunitari.

Dietro, all’inseguimento, una variopinta folla di rivali, dalla diverse rotondità. Alcune, scarsamente allenate, si fermano a metà percorso, altre ostacolate dalla spazzatura, non riescono a superare l’imprevisto ostacolo. A dire la verità, avrebbe potuto vincere un prugna rossa barlettana se non fosse finita contro il piede di un anziano passante che, ansimando, portava la bicicletta sulla spalla.

Sgomenta, la povera Concetta si porta la mano al viso, ed i suoi occhi si inumidiscono. I ragazzi si danno un gran d’affare a raccogliere le centometriste, disseminate estesamente come le arance raccolte dagli schiavi dell’Africa per quattro soldi nelle campagne pugliesi, calabresi e siciliane.

Scatta la solidarietà di strada, anzi di sottovia.  Molti passanti, impietositi, danno una mano nel raccattare la frutta. Persino giovani signore con passeggini e ciclisti con il veicolo sulle spalle. In pochi minuti tutta la mercanzia è di nuovo nelle sportine di plastica.

Sono visibilmente dispiaciuti, i due giovanotti. Si sentono in qualche modo responsabili. Ma che colpa hanno loro per l’accaduto?  Di altri è la colpa, e grave! Dell’indolenza, dell’ignavia, della sprovvedutezza, del malaffare di chi da decenni si rimpingua prelevando dalle tasche dei contribuenti onesti, senza fornire servizi. O facendo lievitare a dismisura la corruzione ed il degrado della città. Cambiando casacca.

Simultaneamente chiedono scusa, con uno silenzioso sguardo sofferente e dispiaciuto, alla poveretta che regge lo squarciato carrello ormai inutilizzabile. “Signora,” dice, poi, quello che sembra un bullo, sollevando due sportine, “l’accompagniamo a casa!”

Arrivati ai gradini esterni dell’abitazione, Concetta ringrazia i suoi salvatori odierni, e per disobbligarsi regala loro blue jeans da due “euri”. All’unisono Michele e Ruggiero, che nell’attesa hanno lanciato una distratta occhiata all’interno della umile abitazione, la ringraziano, ma non accettano merce. A loro basta il sorriso dell’anziana signora. Un dono che tocca il loro cuore.

La solidarietà di “sfaccendati, sdraiati”, “generazione senza tutto, figli della società liquida” risolve problemi, piccoli, ma vitali per chi sopravvive di stenti. Una lezione di vita con i fatti! Per tutti. Grazie, ragazzi! Con persone come voi la speranza può rinascere.


Fontehttps://it.wikipedia.org/wiki/Terza_et%C3%A0_in_Giappone
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.