“L’animale che troppo si rintana, perde il terreno di caccia e viene cacciato”

Sia negli Stati Uniti di Trump sia nell’Italia di Salvini, il buonismo genera cattivismo e il cattivismo porta voti.

Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa (non molti) hanno riportato dei trafiletti di cronaca riguardante una protesta inscenata da alcuni religiosi che si sono sdraiati nella storica rotonda del Russell Office Building, il principale edificio del Senato degli Stati Uniti. La manifestazione di disobbedienza civile è stata organizzata dal Centro Colomban, dalla Conferenza dei superiori maggiori maschili, dalla Conferenza dei Gesuiti di Canada e Usa, dalla Conferenza delle religiose degli Stati Uniti, da Pax Christi Usa e altri, per protestare contro le politiche di Trump sull’immigrazione, soprattutto per il trattamento disumano inflitto dall’Amministrazione Trump ai bambini immigrati al confine meridionale degli Stati Uniti.

I manifestanti: suore, frati, sacerdoti e anche i laici, sono stati portati via dalla polizia del Campidoglio e rilasciati solo in serata, dopo essere stati schedati e rinviati all’autorità giudiziaria con l’accusa di aver intralciato uno spazio pubblico, cioè il pavimento dell’ingresso del Senato.

La protesta era scattata dopo le ultime notizie sulle condizioni agghiaccianti subite dai minori rinchiusi nelle celle di metallo alla frontiera tra Usa e Messico. A peggiorare il tutto, gli ultimi fatti sulla vita nei centri per immigrati irregolari, dove si denunciavano le condizioni degradanti in cui i profughi vivevano: ammassati in una cella, senza coperte, in pochi metri quadri… Pochissimo cibo, al freddo, pochi minuti all’esterno. Impossibilità di piangere, urlare o chiedere dei propri genitori.

Le proteste non hanno sfiorato Trump, anzi hanno intensificato la sua retorica sull’immigrazione, quale parte di una strategia calcolata che, secondo lui, lo aiuterà a vincere la rielezione nel 2020. Le battute di Trump su Twitter, studiate a tavolino, anche se fanno indignare i democratici, gli intellettuali, i giornalisti e le suore, piacciono al suo elettorato che non sta né a New York, né in California, due Stati dove al solito Trump non farà neppure campagna, dandoli per già persi.

Purtroppo quando la politica si è imbarbarita, sia negli Stati Uniti di Trump sia nell’Italia di Salvini, il buonismo genera cattivismo e il cattivismo porta voti. Questo concetto, sostiene Massimo Introvigne, fa fatica ad essere compreso dagli oppositori di Trump (e di Salvini), dove la crescente personalizzazione della politica vive e si nutre del profilo della leadership più che delle idee.

Come superare l’intoppo? Cercando un confronto serio sui contenuti che eviti o attenui lo scontro tra leader e aspiranti leader. Quest’aspetto comporta la vo­lontà di gettare le basi per una politica partecipativa in cui la leadership sia una delle questioni decisive e non l’unica finalità del confronto politico. In questo, un grosso handicap proviene dall’ampio uso dei social media che accentuano la personalizzazione della politica. La stessa comunicazione politica necessita di riflessioni adeguate ai tempi, di occasioni di incontro e di confronto. Servono luoghi di confronto pacato, costruttivo, trasparente, senza cercare i riflettori mediatici per incrementare la propria personale visibilità o rafforzare il proprio fascino di leader. Servono laboratori di politica in cui costruire, esprimere idee e non personali­smi: in questo il “lavorare” risponde ad altri parametri diversi dai caroselli organizzati in giro per l’Italia… Questi non sono un servizio all’istituzione, ma un servirsi dell’istituzione.

Gli slogan “America first!” e “Prima gli Italiani!” sono facili da ripetere, ma senza capirli riflettono lo Zeit Geist, lo spirito di questo tempo…, povero di pensiero. Quando una società si chiude, occupandosi della manutenzione crescente dei privilegi raggiunti dai propri individui, dimenticando che questi si sono sviluppati all’interno di economie e culture di massa, fatte di opportunismi, c’è il pericolo che si realizzi il detto: “L’animale che troppo si rintana, perde il terreno di caccia e viene cacciato.”


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Elia Ercolino, nato a Peschici (FG) 15/02/1954. Formazione classica con specializzazione in teologia biblica. Ha tenuto corsi di esegesi e teologia   vetero e neotestamentaria. Giornalista pubblicista dal 1994 e professionista dal 2004. Impegnato nell’emittenza televisiva locale dal 1992. Direttore di Tele Dehon dal 1994 con auto dimissioni nel 2012. Direttore responsabile e fondatore della testata giornalistica “Tele Dehon Notizie” dal 1995 al 2012. Impegnato da sempre nel mondo del volontariato sociale.