L’incredibile produzione musicale nata nei campi di concentramento è oggi Letteratura Musicale Concentrazionaria per il mondo intero. L’opera eroica del Maestro Francesco Lotoro a Barletta.

Oggi non è il giorno della Memoria e non è Gennaio, ma il periodo di massima espressione e fioritura della bellezza del Creato e della Natura, la Primavera! Con questo stesso entusiasmo parlerò del mio incontro con un “eroe” contemporaneo, il maestro Francesco Lotoro. Prima ancora che il Maestro ho fortemente desiderato incontrare e conoscere l’Uomo. Mi sono chiesta cosa può averlo spinto a decidere di dedicare la propria vita, ormai da trent’anni, alla ricerca viscerale della verità umana quella più intima che, come insegna la storia,  si ostina a rimanere creativa e lucida anche in assenza di umanità. La forza della Musica ha sempre saputo illuminare anche il buio più profondo. L’Arte ha sempre salvato, la creatività è libera e nessuna tortura o prigionia può annientarla!

Nato nel 1964 a Barletta Francesco Lotoro è pianista, compositore e direttore d’orchestra oltre ad essere docente di pianoforte presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Negli ultimi 30 anni, è stato instancabilmente impegnato nel recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione, registrazione e promozione di migliaia di opere di musica concentrazionaria. Ha recuperato oltre 8.000 partiture – spesso prodotte in una condizione di privazione dei più elementari diritti umani, nei campi di concentramento, sterminio e prigionia civili e militari di tutto il mondo a partire dall’ascesa del nazionalsocialismo alla fine dello stalinismo sovietico tra il 1933 al 1953, – 12.500 documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste con musicisti sopravvissuti) e 3000 pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e saggi musicali prodotti nei campi. Un archivio unico al mondo recuperato viaggiando e incontrando ovunque autori e custodi di queste preziose testimonianze d’arte intrise di umanità.

Nel 2014 nasce a Barletta la Fondazione Istituto Musicale Concentrazionaria che si occupa di ricerca, studio, catalogazione, registrazione, pubblicazione e promozione di tutta la musica prodotta in cattività civile e militare, in condizioni di estrema privazione dei diritti fondamentali dell’uomo dal 1933 al 1953. In 20 anni scomparvero, compositori, direttori d’orchestra, musicisti, uomini di teatro e di spettacolo.  La loro persecuzione, prigionia, deportazione e uccisione rappresenta un evento tragico epocale della Storia. “Ma nel momento più tragico e oscuro della Storia, l’Umanità avviò i meccanismi più evoluti della conservazione”.

 

L’intervista al Maestro

Difficile addomesticare le emozioni quando si presentano molto forti. Durante il bellissimo incontro con il maestro Lotoro ho potuto percepire la delicatezza d’animo, capire da come mi ha parlato, spiegato e dall’emozione nei suoi occhi il peso ancora vibrante del senso di responsabilità che il maestro sente verso ciascuno degli esseri umani di cui ha raccolto l’arte, l’estro creativo, la vitalità soffocata nel fisico deturpato e violentato, rapportandola alla sofferenza dei discendenti custodi preziosi come cristalli di quelle anime infangate, artisti incredibilmente prolifici nonostante tutto.  Ma se c’è una cosa nell’essere umano che nulla e nessuno può annullare è la speranza coadiuvata dalla passione per l’arte, per la musica…anche nei campi di sterminio, la più orribile pagina della Storia!

Ebrei, cristiani, sinti e rom, geovisti, comunisti, disabili, omosessuali, prigionieri civili e militari. Scrivevano su quaderni, carta igienica, telegrammi, oppure tramandavano i motivi e le note a memoria. Francesco Lotoro ha raccolto, e continua a farlo tutt’oggi, questo straordinario patrimonio culturale creando un archivio unico al mondo.

“Energie inimmaginabili, grazie all’esercizio delle proprie facoltà intellettuali, posso tramutarsi in un’”anestetico” perfetto, ideale per sopravvivere al sopruso, alla privazione di ogni libertà. Un meccanismo che andrebbe spiegato antropologicamente”. Nel collasso umanitario l’uomo ha incredibilmente capovolto il moto delle energie fisiche e psicologiche, un processo quasi inspiegabile.

E pensare che nei campi, lager, gulag il Reich escludeva tutto ciò che potesse piacere all’uomo, dal capitalismo al social popolare. Era vietato fare musica in ogni sua forma eppure la musica si sentiva eccome. Perché? Perché piaceva ai nazisti e a quel punto nessuna regola era più rispettata da ambedue le parti, carnefici e vittime potevano mescolarsi per pochi minuti nella nebulosa piacevole della Musica. In virtù di un’immagine di “efficienza” il Reich intuì probabilmente la pericolosità di migliaia e migliaia di anime che non avrebbero “reso” il loro massimo sforzo durante i lavori forzati nei campi. Così fu consentito svuotare vecchi negozi e botteghe di strumenti musicali abbandonati a se stessi, luoghi violentati anch’essi e derubati delle vite di chi ci aveva lavorato con passione e sacrificio. Quegli strumenti, a quel punto, potevano rappresentare una “soluzione di comodo” per i nazisti che avrebbero così goduto di quell’arte incredibile che è la musica, rendendo oltretutto efficienti quei corpi senza vitalità all’interno dei campi di prigionia e sterminio.

Sussurra Lotoro, sorseggiando un caffè, che “La Musica prescinde dalla contestualità. Il dolore è messo “in filigrana”, lo vedi se lo metti in controluce…” tutti gli artisti che hanno creato, suonato, cantato musica non lo hanno fatto pensando ad una musica “concentrazionaria”, era musica e basta! Dice ancora il maestro “La musica non allungava la vita ma l’”allargava” in modo orizzontale annullando per qualche minuto le differenze tra carnefice e vittima”.

Un sogno è fine a se stesso, svanisce laddove non persegue un obiettivo concreto. Lotoro sta concretizzando la sua Visione, difficile come può esserlo la sua missione di portare fuori dai campi di concentramento un patrimonio artistico e musicale incredibilmente importante, liberandolo dall’oscura linea perimetrale della segregazione e consentendogli di rifiorire e vivere non più soltanto nella memoria e nel ricordo ma nella fruizione artistica di chiunque ne abbia il desiderio di scoprire bellezza creata in condizioni disumane eppure tanto potente! Come dirà il maestro, “finche tutta la musica prodotta con ogni mezzo e in qualunque condizione non sarà pubblicata e messa a disposizione del mondo intero, dei giovani e dei discendenti dei protagonisti di questa parte di Storia tanto orribile, la sofferenza provata rimarrà chiusa in quel perimetro funesto e tragico di morte e privazione di ogni libertà.  Sta rifiorendo la primavera dell’Umanità altrimenti dimenticata per sempre!

 

Il progetto Thesaurus

Nel 2024 è prevista la pubblicazione dell’Enciclopedia Thesaurus Musicae Concentrationariae, in 12 volumi e 2 DVD che costituisce lo stadio più avanzato di ricerca della produzione musicale nei Campi di prigionia, internamento, transito, concentramento, sterminio, lavori forzati, penitenziari militari, Stalag e Oflag, POW Camps e Gulag aperti dal 1933 al 1953 in Europa, Africa coloniale, Asia, Australia, USA, Canada e America Latina.

Intorno al progetto del Thesaurus Musicae Concentrationariae opera uno staff di ricercatori, studiosi, docenti universitari, storici, storiografi, musicisti e musicologi di livello internazionale che lavora alla produzione editoriale e discografica per conto della Fondazione ILMC.

  • volumi I, II, III. Storia e storiografia della letteratura musicale concentrazionaria dal 1933 al 1953
  • volume IV. Elenco e analisi dei Campi sede di attività creativa musicale dal 1933 al 1953
  • volume V, VI, VII.Elenco e biografie dei compositori che hanno prodotto in cattività dal 1933 al 1953
  • volumi VIII, IX, X, XI.600 Partiture di opere musicali scritte in cattività civile e militare dal 1933 al 1953
  • volume XII.Tavole sinottiche della produzione musicale per Campi e Autori, bibliografia, discografia e filmografia, DVD 1 contenente le registrazioni discografiche delle opere pubblicate nei voll. VIII, IX, X, XI, DVD 2 contenente una ampia scelta di interviste a musicisti sopravvissuti

 *Note e curiosità

Francesco Lotoro è protagonista del film documentario “Il Maestro”, a cura del regista argentino Alexandre Valenti (2017) distribuito da Cinecittà Luce. Toccante racconto sulle testimonianze raccolte in giro per il mondo tra il maestro e i pochi artisti sopravvissuti, ma anche i loro figli, coniugi, nipoti.


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Visionaria e curiosa mi piace guardare oltre, scrutare ogni possibilità che possa arricchirmi di conoscenza. Una laurea in Lingue, studi in Marketing e Destination Management, da sempre appassionata d’arte, felice autodidatta in pittura a olio, master in Mediazione Culturale Museale, specializzata nella progettazione di Servizi Educativi e didattici per musei e istituti scolastici di ogni ordine e grado, ideatrice e curatrice di progetti artistici, curatrice di mostre d’arte presso Duomo40 Spazio d’Arte e Design a Barletta, con una profonda passione per ciò che emoziona perché arriva dalla pancia e dall’inconscio! L’emozione non può essere ragionata! Mamma curiosa e iperattiva di due gioielli e di un pelosetto scuro, non posso fare a meno di documentarmi, cercare, viaggiare, scoprire e confrontarmi con menti altrettanto sensibili e curiose per arricchirmi egoisticamente! Convinta da sempre che essere gentili faccia vivere meglio e renda gli animi leggeri, lo consiglio sempre a tutti!

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