“Salvate il soldato Salvini!”

Caro Direttore,

steso un velo pietoso sul procuratore di Catania Zuccaro che non ne azzecca una, guardo con tremore e curiosità al Tribunale dei ministri che ha chiesto di processare Salvini, accusato di aver sequestrato i disgraziati della nave Diciotti. La vicenda la ricordiamo tutti per bene, ma vale la pena di riassumerla brevemente: immigrati, uomini donne bambini, prigionieri su una nave italiana, in un porto italiano, Catania. Il ministro Salvini, al massimo del suo furore antimmigrati, sfida le convenzioni internazionali, la legge del mare, gli appelli del mondo, le preghiere della Chiesa, il buon senso, perchè deve tirare dritto. I poveracci, morti di fame e ammalati, rappresentanto un pericolo per l’Italia e per le politiche razziste del governo gialloverde: anche i bambini. Questi sono i fatti. E di questi fatti, il ministro con giubotto della polizia, dovrà (dovrebbe) rispondere al Tribunale dei ministri. Lui aveva sfidato i giudici a processarlo, adesso speriamo mantenga la parola.

Ma il problema non si chiude qui, anzi da qui si riapre. Per processare un ministro parlamentare, la Camera di appartenenza dovrà concedere l’autorizzazione a procedere, in questo caso il Senato. La Costituzione e la legge prevedono questa procedura a garanzia degli eletti dal popolo, cioè per proteggerli da abusi sempre possibili. Personalmente credo che le guarentigie previste abbiano un senso e vadano rispettate. Dovrà essere il Senato, in questo caso, a valutare l’attendibilità delle accuse e che esse non siano inquinate da moventi estranei, da vendette o da ritorsioni, Non avrei da obiettare, se il Senato proteggesse il ministro, che rimane razzista comunque.

E qui viene il bello. Nella vituperata Repubblica di prima, le guarentigie erano usate quasi sempre, e non sempre a proposito. Ma nella scorsa legislatura, agli albori del grillismo, le vecchie guarentigie divennero una colpa a prescindere. Di Maio e compagnia vociante (non ancora sui balconi) gridava allo scandalo tutte le volte che le Camere negavano l’autorizzazione a procedere. Anzi, nell’aprire il Parlamento come una scatola di tonno, mettevano ai primi posti la giustizia, o meglio il giustizialismo, la gogna. Ricordate quando un avviso di garanzia era diventato una macchia infamante? Quando la mannaia colpiva gli stessi grillini per mano dei capetti? Be’, poi vennero i processi alla sindaca Raggi e il furore si attenuò, per fortuna. Ma adesso? Adesso che il Trinunale dei ministri vuol chiedere conto a Salvini, azionista piuttosto pesante del governo Conte? Adesso che faranno i cinquestelle puri e duri? Consentiranno che la giustizia faccia il suo corso o la impediranno come quei “farabutti” che governavano prima?

Si accettano scommesse: salveranno Salvini, gioco di parole quano mai dolce per questa accozzaglia di razzisti, antisemiti, incompetenti. Lo Salveranno perchè, in caso autorizzazione o peggio di condanna, il governo si squaglierebbe, e con il governo il Contratto e tutte le altre cianfrusaglie per creduloni innocenti. Faranno come quelli di prima, perchè la politica è anche questo: tenerti in casa un colpevole, per evitare che la casa crolli. Come prima più di prima: perché la politica ha le sue regole, non tutte trasparenti. Poi sarebbe interessante sapere dai grillini come mai non parlano più di scatolette di tonno, e neanche di tonno sfuso.

Post Scriptum

Se Salvini viene condannato, sconterà una pena o marcirà in galera?


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).