“Studia prima la scienza, e poi seguita la pratica, nata da essa scienza”

Grande spessore e altrettanta umiltà quella del Prof. Antonio Musarò, ordinario di Istologia, Embriologia e Biotecnologie Cellulari presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Laurea in Scienze Biologiche, Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologie Cellulari, Research Fellow presso la Harvard University e numerosi non meno insigni titoli e menzioni.

La lectio magistralis, dal titolo “Cellule staminali: dalla specializzazione cellulare alla trasformazione neoplastica; dal mito di Prometeo alla medicina rigenerativa”, che ha tenuto nell’aula magna del Liceo Scientifico “R. Nuzzi”, la settimana scorsa, ci ha insegnato prima di tutto che conoscere è vivere meglio. Allargare le nostre conoscenze ci consente di scegliere con maggiore consapevolezza, e questo aumenta le possibilità di essere felici. Parola di scienziato. In realtà, l’aveva detto già Leonardo da Vinci: “Studia prima la scienza, e poi seguita la pratica, nata da essa scienza. Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza son come ‘l nocchier ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada” Non sarà un caso se queste parole le abbiamo ascoltate dalla voce del prof. Musarò.

Il valore della conoscenza ci aiuta anche a difenderci dalle informazioni sbagliate di cui oggi siamo subissati, specialmente sul web. E in brevi battute l’insigne maestro ci ha illuminati sugli effetti collaterali dei tanto battagliati vaccini e sul falso mito della medicina omeopatica.

Sapere di cellule staminali, con le implicazioni di natura filosofica, etica e politica dell’argomento, è fondamentale per la nostra esistenza. In un individuo adulto ci sono, in media, trentasette miliardi di cellule. Detto in parole semplici, esse nascono tutte dallo zigote, “cellula capostipite” formatasi a seguito della fecondazione, tramite un processo di divisione e specializzazione denominato differenziamento cellulare. La cellula primitiva, o staminale, viene anche definita “totipotente” in quanto, non essendosi ancora specializzata per una determinata funzione, presenta una notevole duttilità.  Tale proprietà, assieme alla capacità di mantenersi a lungo e alla lentezza della sua proliferazione, la rende una potenziale cura per numerose malattie. Per questo è ragione così interessante per scienziati e medici. Ad oggi, la ricerca ne ha dimostrato con certezza l’efficace impiego nella cura di solo tre patologie: ustioni della cornea, lesioni della pelle e leucemia. La leucemia, come gli altri tipi di cancro, nasce a seguito della proliferazione incontrollata di cellule “impazzite”, che sfuggono ai controlli ai quali dovrebbero essere sottoposte durante il processo di differenziamento. Su tali cellule agiscono la chemioterapia e la radioterapia, che tuttavia non combattono le eventuali cellule staminali malate già presenti. Esse si dividono molto lentamente e sono responsabili della ricomparsa di tumori a distanza di mesi dalla guarigione.

Recenti esperimenti con la parabiosi hanno dimostrato che il trapianto di cellule staminali nell’organismo, con il conseguente sfruttamento della loro capacità di rigenerazione, può rivelarsi un’alternativa più efficace alla chemio e alla radioterapia, ma deve essere effettuato in un microambiente favorevole alla loro crescita e riproduzione.

Insomma, allo stato delle conoscenze attuali, il trapianto delle cellule staminali per la cura delle malattie umane è una scelta di quelle che normalmente si dicono “delicate”, nella quale talvolta, paradossalmente, è stata chiamata a decidere la giurisprudenza.

L’augurio del Prof. Musarò, come di molti scienziati e di tutti noi, è che lo Stato italiano, ricco di tanti cervelli, decida finalmente di finanziare i loro studi e le loro ricerche, nella convinzione delle altissime possibilità che il progresso della medicina offre al miglioramento e alla durata della vita umana.