Il 30 giugno, alle ore 19:30, in via Piave 18, Paola Colarossi, autrice di È solo questione di tempo, farà due chiacchiere in cucina. La location è, infatti, insolita: l’esposizione di Arredamenti Mangini, in via Piave 18. Tema altrettanto inusuale: Volevo nascere maschio. Le abbiamo chiesto di spiegarci…

Ciao, Paola, come nasce quest’idea?

Come tutte le cose migliori di questo mondo… così, quasi per gioco.

Il mio amico Paolo Farina dà avvio ad una nuova iniziativa, “I caffè di Odysseo”, incontri letterari che nascono in luoghi lontani dalla cultura, e io scherzosamente mi propongo come “autore”. Lui accetta e mi coinvolge e fin qui niente di strano. La cosa buffa è che si mette a curiosare sulla mia pagina Fb e leggendo il post che avevo scritto in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, gli viene in mente di approfondire il discorso. Mi dice: “Se non ti va, possiamo cambiare” e io gli rispondo: ”Cambiare????? Noooooo. È perfetto. Parliamone. Parliamo di quanto sia dura essere femmine…”

E della insolita location vogliamo parlare?

Diciamo che potrebbe essere una sfida al luogo comune che vede deputati agli incontri letterari o culturali, in genere, solo determinate ambientazioni. Ecco, potremmo pensare che questo mondo ha bisogno di aprirsi in senso lato all’idea che nulla è definito e definibile, che tutto può essere re-interpretato diversamente, vissuto altrimenti…

Mi piace questa assenza di limiti.

Davvero volevi nascere maschio?

Davvero. Ci pensavo sempre, da ragazzina.

Mi dicevo proprio così: “La prossima volta vorrei rinascere maschio”. Non mi ci sentivo per niente bene nei miei panni di femmina. Sono nata un po’ di anni fa, non tanti, in effetti, ma, come si usa dire, erano altri tempi. Erano i tempi che non potevi uscire da sola, ci voleva un ragazzo che ti venisse a prendere e a riaccompagnare; tempi in cui ai ragazzi erano concessi privilegi, quali l’uscire alle tre del pomeriggio per incontrare gli amici, che una femmina se li sognava …

Erano gli anni della lotta femminista; ricordo ancora la mia prima assemblea studentesca al liceo, in occasione della giornata della donna: era guerra aperta ai maschi e voglia di affermarsi, di riprendersi una parità che noi sentivamo negata

E poi c’era dell’altro… qualcosa che faceva parte della mia storia personale, un mancato riconoscimento della mia parte femminile; la questione con mamma.

Insomma. Proprio vero. Volevo rinascere maschio.

Gender gap e narrazione femminista: a che punto siamo?

Diciamo che la vita e le esperienze mi hanno portato a riconsiderare le cose guardandole da un’altra prospettiva. Sono sempre più convinta dell’esigenza morale di una parità che però, oggi, interpreto in modo più ampio… non ne faccio più una questione di sesso, ma di umanità. Tutti noi abbiamo diritto ad esercitare i nostri diritti senza condizionamenti, permettetemi il gioco di parole…

Diciamo anche che ho compreso il valore della diversità. Credo che la questione sia la ricerca ed il consolidamento di una posizione di equilibrio.. Come sempre la verità è nel mezzo .

È solo questione di tempo: quanto ha contato per la tua vita questo racconto?

È solo questione di tempo, il libro che ho scritto e pubblicato con EtEt edizioni nel 2014 ha un sottotitolo emblematico: ”La mia vita, una favola” e questo vorrà pur dire qualcosa, non credete? Sono profondamente grata a questo libro, che mi ha permesso di conoscere tanta bellissima gente; gente che si è fidata di me, che mi ha sostenuto, incoraggiato a non arrendermi, che mi ha accolto nelle proprie librerie con fiducia , che si è messa a disposizione organizzando eventi, invitando amici; gente che ha lottato con me quando ho gareggiato per portare il mio libro al Festival di Polignano come se quel libro fosse anche il suo…

E lo è, a pensarci bene; questo libro è la storia di tanti perché, in fondo, nella vita, ognuno incontra i suoi ostacoli, attraversa sofferenze e deve impegnarsi a vincere le proprie paure e i propri limiti e rinasce, più o meno consapevolmente

I personaggi del libro rappresentano figure che ognuno di noi incontra nel suo percorso, prima o poi, e ogni personaggio porta un messaggio alla vita di ogni lettore, di ogni persona che ne ascolta la narrazione.

È accaduto tante volte di finire una presentazione e di sentirmi dire: “È vero. È successo anche a me “; e devo dire che questa è la gioia più grande, ogni volta. La consapevolezza di essere stata utile, di aver portato a galla un’emozione dimenticata, un ricordo sotterrato; di aver donato linfa vitale per continuare a lottare

E questo vale soprattutto per le donne, perché noi, ed ora l’ho compreso, siamo forti e fragili al tempo stesso e va bene così, basta guardarsi con amore.

Da donna a donna, un tuo pensiero per le donne senza voce…

Ecco mi piacerebbe concludere con una delle frasi che accompagnano la mia vita, oggi. Recita così: “Il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni. Se viaggi per undici giorni e ti fermi, come potrai ammirare la luna sulla capitale?”

Andiamo fino in fondo, amiche mie. Sempre. Comunque. Nonostante.

Il mio sorriso per voi…


1 COMMENTO

  1. Io ritengo certe lotte superate. Oggi non è un certo maschilismo che pur esiste, a reprimere le aspirazioni o l’autodeterminazione di una donna. Piuttosto credo che oggi uomo e donna dovrebbero combattere uniti contro problemi più autentici. Il problema non è nella autodeterminazione della donna, ma è nascosto in un sistema che la sfrutta, anzi che ci sfrutta tutti.

Comments are closed.