Il premio della giuria come miglior corto della seconda edizione del Festival “Oltre la penultima verità” che si è svolto dal 13 al 15 settembre presso Piazza Catuma ad Andria è andato a “Madonne Coraggiose” (Cooperativa Sociale “Questa Città”). Abbiamo chiesto al regista Sebastiano Inchingolo di parlarcene.

Ciao, Sebastiano. Da quale esigenza nasce il corto “Madonne Coraggiose”?

Il progetto nasce all’interno dei percorsi riabilitativi che annualmente vengono posti in essere a vantaggio degli ospiti delle nostre strutture psichiatriche. Abbiamo sempre ritenuto i linguaggi dell’arte utili e necessari ad acquisire una maggiore – a volte nuova – consapevolezza di sE stessi, della forza delle proprie emozioni e della possibilità che tutti hanno di poter cambiare ed essere altro rispetto a ciò che si è.  Questo, per tutte le persone che vivono sulla propria pelle quotidianamente le difficoltà derivanti dal trovarsi in una condizione di fragilità, è una grande opportunità di rinascita e di riscatto sociale. Infatti, chi soffre di un disturbo mentale si trova, suo malgrado, non solo ad affrontare le sofferenze e le limitazioni che l’esperienza della malattia porta con sé, ma anche le reazioni del contesto sociale in termini di discriminazione, di isolamento ed emarginazione. Per questi motivi, da diversi anni oramai, la cooperativa sociale Questa Città propone e promuove laboratori formativi di natura artistica che vanno dalla musica al disegno, dal teatro al cortometraggio. Il progetto di Madonne Coraggiose rientra nel solco tracciato da questa volontà. Proprio l’attività cinematografica, declinata nella forma del cortometraggio, permette di osservare e raccontare la realtà attraverso prospettive altre rispetto a quelle consuete, dando non solo a chi vi partecipa, ma anche ai fruitori dell’opera, la possibilità di attribuire senso e significati nuovi e se stessi e a ciò che li circonda.

Quando nel 2021 demmo avvio al laboratorio cinematografico, con i partecipanti, tutti ospiti e operatori della casa per la vita “Alda Merini”, si decise di partire dalla conoscenza di un episodio di cronaca nera con l’intento di ripensarlo e riscriverlo in altri termini: al posto del dolore, della sofferenza e del lutto, la gioia, l’amore e la letizia. L’attenzione cadde sull’omicidio di Saman Abbas, la ragazza pakistana uccisa dal clan familiare per non aver accettato un matrimonio deciso dai genitori e imposto alla figlia come un obbligo e un dovere da rispettare, pena la morte. Dalle riflessioni scaturite durante gli incontri venne fuori una dura condanna della violenza agita contro le donne e la consapevolezza di quanto ancora si debba fare in Italia e nel mondo, affinché venga garantito e reso possibile l’esercizio del diritto della libertà, nelle sue molteplici sfumature. C’è libertà in Italia? Oggi le donne possono scegliere chi amare? E’ sempre stato così? Le nostre nonne avevano la possibilità di scegliersi il marito, oppure no? – si chiedeva il gruppo dei partecipanti. Dalle risposte fornite a quelle domande è nata la storia di Madonne Coraggiose, una storia che racconta la vita di Filomena che, come Saman, è stata promessa in sposa ad un uomo che non amava, e quindi costretta a ricorrere alla fuga d’amore, pur di ribadire la propria contrarietà ad una decisione non presa da lei, ma dai suoi genitori, e affermare il suo diritto di scegliere in libertà l’amore della sua vita. Rispetto alla cultura e alle tradizioni seguite dalla famiglia pakistana, le nostre non contemplavano l’omicidio della figlia se questa recava scandalo non accettando il volere del padre e della madre rispetto a chi sposare. Al massimo la si cacciava di casa e la si disconosceva come figlia. Ma basta ascoltare le tante storie di cui la memoria dei nostri nonni è piena per capire che la famiglia messa davanti al fatto compiuto, dopo che un uomo e una donna si erano amati, riaccoglieva in casa la figlia, spesso già portatrice in grembo di una nuova vita. Il laboratorio cinematografico ha permesso di tradurre queste riflessioni in immagini, lasciando al gruppo dei partecipanti la consapevolezza che se oggi godiamo del diritto della libertà è perchè ci sono state persone coraggiose che hanno lottato per questo, tra cui le nostre nonne.

Di cosa si occupa la Cooperativa Sociale “Questa Città”?

La cooperativa sociale “Questa Città” gestisce servizi sociosanitari ed educativi assistenziali nelle seguenti aree: psichiatria, diversamente abili, minori.

A tuo parere, il cinema del territorio può farsi ambasciatore di messaggi sani ed inclusivi?

Madonne Coraggiose è stato girato interamente nel centro storico di Andria e nelle zone murgiane adiacenti la città. Credo che la bellezza di questo territorio possa e debba trovare maggiore spazio nelle pellicole nazionali e internazionali, senza trascurare programmi e trasmissioni di approfondimento in tv e in rete. Iniziative del genere però abbisognano di investimenti e di un gran sostegno da parte delle istituzioni politiche, soprattutto locali, che sappiano fungere da raccordo tra pubblico e privato e orientarne l’azione. La promozione e la valorizzazione di un territorio è un’attività così importante per le ricadute che questa ha sulle comunità di appartenenza che non è pensabile improvvisare. Le produzioni cinematografiche possono svolgere un ruolo importante in questo ambito. Quando attraverso una pellicola si decide di raccontare un luogo, a essere divulgate non sono solo le sue bellezze, ma anche la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni, e tutte queste rimandano alle genti che oggi come ieri lo esperiscono, lo plasmano, lo trasformano, lo rendono vivo. Ma ogni ripresa effettuabile con una telecamera ha sempre dietro di sé un regista, uno che sceglie quale immagine catturare e quale evitare. E prima ancora c’è chi scrive la storia, scegliendo cosa raccontare e come farlo. Quindi possiamo dire che il cinema del territorio sicuramente può giocare un ruolo importante nella divulgazione di tematiche e messaggi positivi, ma che questo lo si ottiene se alla base vi è la volontà politica di incidere sulle comunità di appartenenza per garantirne sviluppo, crescita ed emancipazione.

Progetti futuri?

Io nasco professionalmente come educatore professionale. Non ho tutti gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessarie per dirmi regista, n’è tanto meno attore. Però mi piace scrivere e inventare storie. Una è già pronta per il prossimo cortometraggio che affronterà il tema della omosessualità. Contiamo di realizzarlo prima dell’estate.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.