Intervistare una donna è un po’ guardarsi allo specchio. Lo specchio di Luciana Negroponte è da star, con le luci da set cinematografico, diva da cinema muto ceduta al mondo della musica in cui vive serena e pulsante.

Ho letto di tutto ciò che hai fatto nella tua carriera, di tutti i generi musicali in cui ti sei confrontata, dal jazz al soul, dal gospel al pop. Ho guardato l’elenco infinito di concerti, studi, lezioni e mi sono arresa. Come hai fatto?

Ho agito col vento contro. Sempre osteggiata dalla famiglia in primis, che mi teneva negli studi di giurisprudenza. Volevo poi fare il medico, cercavo pure indipendenza  Mio marito è uomo riservato, mia madre ha sempre temuto per me. Ho combattuto contro tutti e un po’ anche contro me, mentre cercavo guadagni e libertà. Il teatro, la consapevolezza di me hanno prodotto il miracolo. Sono arrivati gli allievi e la loro energia ha fatto crescere  la donna e l’artista. Mi diverte essere factotum, cucire un abito di scena o raccogliere sbotti emotivi all’occorrenza.

Hai una presenza scenica notevole, bellezza algida e sofisticata. Poi arriva l’anima nera. Che razza sei?

Una donna nera in un corpo bianco direi. Ma poi ti dico che siamo prodotti delle influenze di ciò che amiamo. E io amo molto anche le filosofie orientali e il loro prendersi cura della persona. Poi c’è l’Africa potentissima e il cuore allegro e dolente sud americano. Il mondo ha un’anima combattente e armonica e dobbiamo rispettare gli avi e la natura. Dobbiamo pure tentare di arrivare alle menti dei giovani che siamo noi qualche anno fa.

Per divenire famosa ci vuole fortuna e merito. Per restarci?

Per restarci ci vuole voglia e fuoco negli occhi. Le cose semplici non esistono. La preparazione non solo è necessaria, è assolutamente continua. Io studio sempre, tecnica e repertorio, musica. Perché ti diverti se sei nel possesso di quello che fai.

Sei sul palco, occhio di bue puntato e una potente arma nell’ugola per colpire gli astanti. Cosa provi in quell’istante?

Guarda, io sono me sempre. Sul divano di casa, qui a parlare con te e sul palco. Mi sento bene, mi emoziono ed emoziono. Direi che abbiamo dentro un’energia che va passata agli altri, una sorta di luce per illuminare la strada.

Tu sei musica e parole. Ti ho sentito parlare di Dio nei concerti. Oltre al seguito indubbio, ti è capitato chi è andato in attrito coi tuoi pensieri?

Mai e non esagero. Chiaro che non bisogna pretendere il consenso universale. Penso però che dire la propria opinione con garbo paga sempre. I concerti sono sold out, la gente viene per la musica e pure per quello che posso aggiungerci di mio. C’è ironia, condivisione. Spesso sai mi capitano uomini che si commuovono e dimmi se non è colpire nel segno!

La musica è femmina quindi?

No, la musica non ha sesso, non ha generi, non ha preferenze. La musica è per tutti ed è principalmente sacra.

Sì  Luciana, ai tuoi concerti si va per la musica, per le tue corde vocali che sono uno strumento ma soprattutto si va per te che sorridi con gli occhi e illumini la gente.

Ed eccoti che ti commuovi solo se riesci a commuovere!

Il corpo si cura con l’anima. Da donna a donna: infinite grazie.