Il prossimo sindaco, il prossimo presidente della Regione saranno il ritratto più o meno fedele della società che li avrà eletti

I muscoli della politica locale e regionale sono in fase di riscaldamento. Incontri, alleanze, liste, candidature. Anche compromessi, anche sottobosco, anche squallore, ci mancherebbe. A destra, sinistra e centro. È un grande fermento. È l’anima della democrazia. Piano a puntare l’indice. Guardare con sdegno qualunquista queste “manovre” è profondamente sbagliato. Dove i processi di selezione dei rappresentanti sono meno articolati è perché semplicemente manca la possibilità di scegliere. Pochi decidono per tutti e a tutti deve piacere la scelta dei pochi, pochissimi che di solito non sono i migliori. Anzi. Quindi, osserviamo, valutiamo, magari partecipiamo. Senza retoriche ma senza pessimismo a prescindere. Senza illusioni ma senza cinismo distruttivo. Non tutti sono uguali, tutti hanno una storia, un contesto, una squadra. Provare a scegliere la proposta migliore o la meno peggiore è possibile, anche – è persino doveroso – guardando agli interessi personali, purché siano legittimi, non costituiscano l’unico fattore della decisione e, soprattutto, non siano moneta di un consenso iscritto in un contesto corruttivo o para-corruttivo.

Guardare alla storia basterebbe per evitare di compiere scelte sicuramente sbagliate. È abbastanza semplice. Con i cocktail – tanto per esemplificare – non si cambiano le radici. Comprendere i propri interessi è meno intuitivo e scontato di quanto possa sembrare. È sempre complesso decifrare la filigrana che lega interesse individuale e interessi collettivi, i vantaggi di breve periodo con quelli di lungo periodo. Occorre discernimento, si diceva un tempo. Riflettere, ponderare, senza la suggestione di questo o quel drappo rosso. Un tema su tutti dovrebbe essere al riparo da ogni incertezza: la tutela dell’ambiente. Il disastro è fin troppo evidente. Bisogna cambiare strada, qui ed ora, senza alibi, senza scuse, comprese quelle del lavoro o della dimensione globale dei problemi. È troppo vero che la salute non è tutto ma senza la salute tutto è niente.

In ogni caso, il prossimo sindaco, il prossimo presidente della Regione saranno il ritratto più o meno fedele della società che li avrà eletti. Tutto compreso: pregi, difetti, punti di forza e debolezza. Capita ma è molto raro che la politica sia meglio della società; capita più spesso che sia peggio, ma non si tratta quasi mai di differenze abissali. Ovviamente non esistono ricette miracolose. Le campagne elettorali sono e sempre saranno in chiaroscuro, un impasto di progetti e sogni, promesse e bugie, accordi e collusioni. Il bilancio finale di questi elementi deciderà se gli eletti saranno un po’ meglio o un po’ peggio degli elettori. A decidere se prevarranno circuiti virtuosi o viziosi, race to the top o race to the botton saranno piccole, persino impercettibili variabili. Sarebbe sicuramente positivo se in questi mesi che ci separano dalle elezioni la società civile crescesse. Nessuna trasformazione radicale o palingenetica. Solo – come scrisse Giovanni Bachelet – piccole riforme della nostra vita quotidiana. Nulla di eclatante. Gesti minimi, anche minori. Fumare con più rispetto dei non fumatori, parcheggiare con più attenzione per le regole e, soprattutto, per le disabilità, una carta buttata per strada in meno. Migliorarsi per migliorare, senza pretendere che il mondo cambi per delega mentre continuiamo a tenere i comportamenti che lo rendono un posto infelice. Come dire: “la politica siamo noi, nessuno si senta escluso”.