«Non parlo di null’altro che dell’uomo quale veramente è, di voi e di me, della nostra vita e del nostro mondo, non di un Io in se stesso o di un Essere in se stesso»

(Martin Buber)

Caro lettore, adorata lettrice,

di questo caffè, specie se ti sarà gradito, dovresti dire grazie ad un mio fraterno amico e ad una donna che si è offerta alla mia vita come una seconda madre. Il primo, domenica scorsa, mi ha consigliato di leggere Il cammino dell’uomo, di Martin Buber, un opuscolo che non dovrebbe mancare tra le letture di un uomo disidratato, e che io colpevolmente ignoravo; la seconda, avendole io chiesto in prestito proprio questo libretto, ha pensato bene di comprarne un’altra copia per regalarmelo.

È stata sete a prima vista e acqua che scorga da una fonte fresca. L’opera si divide in sei piccole meditazioni, o almeno così credo di poterle definire. La prima di esse si intitola “Ritornare a se stessi”, la seconda “Il cammino particolare”: ti auguro di incuriosirti abbastanza da voler scoprire anche i titoli delle meditazioni successive…

Buber parte dalla domanda delle domande: «Adamo, dove sei?». Proprio così. Hai compreso bene. La domanda delle domande non è: «Dio, dove sei?». Dio è abbastanza luminoso per poterlo ammirare in ogni dove, ognuno a modo suo. Ed è abbastanza accecante per non essere visto da alcuno: a volte, specie da quelli che si dicono “praticanti”.

La domanda delle domande è dunque: «Uomo, dove sei?». Adamo è, infatti, il primo uomo ed è ogni uomo ed ogni donna. La domanda su dove si sia nascosto è perciò la domanda rivolta ad ognuno di noi: «Mio diletta, mio diletto, da dove sei partito? Dove sei in questo momento? Dove hai occultato la tua vita? Cosa hai fatto del tempo che ti ho dato, sapendo che te non te ne resterà per molto? Cosa dirai quando sarai arrivato? Adamo, Adama, dove sei?».

Caro lettore, adorata lettrice,

lo so, sono domande scomode, ma spero davvero tu non le voglia trascurare: temo non sarebbe un buon segno per te e per la tua felicità.

Sapresti, allora, dirti quale sia il tuo cammino? Proprio quello tuo, non quello di un altro. Non quello che saremmo tentati di emulare guardando a donne e uomini pur ammirevoli ed esemplari.

Vorrei, per me e per te, che ci concentrassimo esclusivamente su ciò che ha fatto sì che tu ed io fossimo ciò che siamo e dove siamo. Vorrei potessimo dire: di qui sono partito, qui sono giunto, qui spero di arrivare. Immagino che potersi dare risposte del genere sarebbe come dire: «Sono io, e sono grato e felice! Nel pieno dei miei errori e delle mie fragilità, ma anche nel cuore della mia umana autenticità».

Caro lettore, adorata lettrice,

c’è un’altra cosa che temo: che prima o poi tu smetta di volermi leggere! Sai, non te ne farei un torto: capisco non sia facile frequentare i viaggi di parole di chi non smette di interrogarsi. Il fatto è che c’è un mondo, là fuori, che aspetta la tua risposta: l’aspetta perché ti vuol bene, ma anche perché non può fare a meno del bene che solo tu puoi compiere in questa vita. L’aspetta qui ed ora, in questo tempo, che non è inesauribile, è limitato, e sta finendo. In questo tempo che è solo il tuo e il mio: e che nessun altro può vivere al posto nostro.

Sai, la luce entra solo dove la si lascia entrare.


FontePhotocredits: Myriam Acca Massarelli
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

2 COMMENTI

  1. Carissimo Direttore, anche questo Caffè è un viaggio dall’esteriorità all’interiorità e viceversa…Parole che danno voce a pensieri e riflessioni che rimangono spente perché non c’è il tempo o il modo o il mezzo per esprimerle ..che bello sentire quel ” io e te’ …fa sentire in buona compagnia.
    Mi incuriosisce molto il libro citato… Lo leggerò.
    Grazie

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