Emozioni dal vivo, dalla ultra-maratona più bella del mondo. E una storia che nessun altro potrà raccontarvi.

Emozioni dal vivo, dalla ultra-maratona più bella del mondo. E una storia che nessun altro potrà raccontarvi.

“Nibali è un campione, ma voi di più” – “Oggi mi sarei dovuto sposare, ma ho preferito il Passatore” – “Chi supera se stesso, anche se arriva ultimo, vince sempre»: sono solo alcuni degli slogan che ho letto lungo i 100 km del Passatore e che mi sono annotato mentalmente, pensando proprio a quest’articolo che, nella mia testa, ho riscritto in mille modi, mentre i chilometri continuavano a scorrere, l’uno dopo l’altro.

In effetti, avrei potuto approfittare della disponibilità di “re Giorgio Calcaterra”, al suo undicesimo trionfo consecutivo, che mai si nega per una foto o un’intervista, e che quest’anno ha vinto in 6 ore 58′ e 14”.

Avrei potuto provare a fare la stessa cosa con l’atleta croata Nikolina Sustic, al suo secondo successo consecutivo, giunta prima delle donne e, cosa mai accaduta in passato, terza assoluta della gara, con il secondo miglior tempo femminile di tutti i tempi (7 ore 40′ 37”): un risultato tanto più di spessore, se si pensa ai trenta gradi della partenza che, sulla salita verso Fiesole, ha falcidiato gli atleti (mai tanti ritirati come quest’anno: su oltre 2800 iscritti e oltre 2600 partiti, sono giunti al traguardo in 2062).

Avrei anche potuto intervistare Walter Fagnani, 92 anni e 43 partecipazioni su 44 edizioni del Passatore: quest’anno ha chiuso in 17h35’04”, al 1814^ posto. Un mito. La storia e la leggenda del Passatore: ancor più, a me sembra, del brigante/Robin Hood a cui l’Ultramaratona  transappeninica è intitolata.

Ma preferisco raccontarvi storie che (quasi) nessuno vi dirà.

Vorrei raccontarvi di Gionata Cedrola che, con instancabile spirito di servizio, mette insieme quarantadue di atleti di diverse città e società sportive – Barletta, Andria, Trani, Canosa, Minervino, Mottola, Torino e persino Verbania! Tutti in sgargiante maglia gialla, uniti dal motto “Senza se e senza ma… fino a Faenza” – e trascina al primo posto di squadra la sua società, la Barletta Sportiva.

E vorrei raccontavi di Mariella Dileo che del gruppo era la “madrina spirituale”, la quale dopo pochi chilometri ha seri problemi di salute, tanto che il medico le ordina di ritirarsi, ma lei fugge via, entra in una farmacia e dice: “Non ho soldi, ma datemi qualcosa che mi aiuti a risolvere il mio problema, perché devo arrivare a Faenza”. E ci arriva Mariella, in 15h54’51”, nonostante sia stata costretta a fermarsi ogni due minuti e il suo gps, alla fine, segni persino 2km in più dei 100 previsti. Ci arriva con le sue gambe. Si concede il lusso della barella, e di una flebo, solo dopo aver tagliato il traguardo, fisicamente provata, ma felice di non aver “tradito” il suo fantastico gruppo.

Un gruppo di cui facevano parte anche campioni come Angela Gargano e suo marito Michele Rizzitelli (dal 2002 nel Guinnes dei primati per aver corso 100 maratone insieme nello stesso anno…; oggi, in coppia, superano le 1400 maratone!) e l’azzurra Nunzia Patruno (una vita nella squadra nazionale della 100km e della 24h): e qui quanto ci sarebbe da scrivere!

Poi vorrei raccontarvi di chi è stato costretto al ritiro, come Giacomo Di Feo, Emanuele Doronzo, Decio Savella, fermati da problemi fisici, ma che hanno già giurato di prendersi la rivincita, l’anno prossimo. O di chi, come Nicola Laporta, in onore al Passatore si fa crescere la barba per 5 mesi, chiude la 100km in 15h26’02” e si rade a zelo il pelo il giorno dopo. O ancora dell’ultimo arrivato del gruppo, il sessantasettenne Pasquale Caputo che, dopo 18h24’10”, taglia il traguardo tra lacrime di commozione, anzi piangendo come un bambino, mentre tutti gli amici, che erano già arrivati da ore ed erano rimasti lì ad aspettarlo, gli fanno ala e tornano a correre con lui l’ultimo km.

E come non raccontarvi di Teresa Chieppa, 47 anni, prima partecipazione e nona di categoria, con un tempo eccezionale: 12h55’31’’. La sua società, l’Andria Runs, le regala una fantastica sorpresa e l’accoglie, al ritorno, alla stazione di Barletta, tributandole l’accoglienza che si merita: da campionessa!

Ci sono altre imprese che meritano di essere raccontate: come quella di Saverio Tondolo, 100kg, almeno 20 in sovrappesso, che, pur privo di adeguato allenamento, chiude la sua terza Passatore in 15h26’02” solo per dedicarla al suo amico Pino, scomparso prematuramente e sua guida e sostegno nelle due precedenti esperienze. Antonio Germoglio è invece un debuttante, ma anche lui ha una dedica speciale da fare, un motivo in più per correre: chiude la sua 100km in 15h08’21” solo per poter indossare prima del traguardo la maglietta con su stampata la foto di Giuseppe, l’ex ragazzo di sua figlia Federica, morto tre anni fa, a 21 anni, in un incidente in moto.

Vorrei raccontarvi anche di Giovanni Santovito: 71 anni, fermo da settimane per un dolorosissimo fastidio al ginocchio, che lo obbligherà ad andare più lento in discesa che in salita, che a Firenze, sino a pochi minuti prima della gara, zoppicava, ma che chiude ugualmente i 100 km in 16h39’25”, anche lui nono di categoria.

Se permettete, vorrei dirvi qualcosa pure della mia gara. Sulla mia bacheca Facebook, a caldo, l’ho raccontata così: «Un’esperienza indimenticabile: attesa per 12 anni, sempre rinviata per motivi non dipendenti dalla mia volontà, sembrata ormai svanita dopo due operazioni al menisco e 6 anni trascorsi lontano dalla corsa. La 100km del Passatore, da Firenze a Faenza, nonostante l’abbia vissuta e corsa per ben 16h39’25”, mi sembra ancora un sogno».

Ci sono ancora molti nomi che vorrei farvi e infinite storie che desidererei raccontarvi.

Alla fine ne ho scelta una: a mio avviso, dice tutto il Passatore: che è sport, amicizia, sacrificio, passione, amore per la natura, famiglia e altro ancora per cui non trovo parole.

Eccovi la storia. Mentre da Vetta Le Croci (km 16,5) correvamo verso Borgo San Lorenzo (km 31,5), condividiamo la strada con Cesare Tarca, 73 anni, della ASD Runners Barberino, bisnonno, residente proprio a Borgo San Lorenzo, alla sua trentesima partecipazione al Passatore: giungerà 1804mo, in 17h31’57” e sarà premiato direttamente da Pirì Crementi, il patron e confondatore della 100km. Dov’è la storia? Be’, a parte che non capita tutti i giorni di correre una 100 km con un bisnonno che va a premio e che è atteso al traguardo dalla sua pronipote, ecco una coincidenza che ha dell’incredibile, se non fosse che è capitata proprio al vostro umile cronista…

Lungo l’ascesa al passo della Colla di Casaglia (km 48,5, m.913 di altitudine), verso le 22, in un buio pesto, io e il mio compagno e maestro di corsa, il già citato Giovanni Santovito, ci siamo avvicinati ad un’auto parcheggiata a bordo strada. La conducente aveva acceso un lume a gas e aspettava qualcuno per il cambio indumenti e il rifornimento di acqua e cibo. Le abbiamo chiesto se potessimo approfittare della sua lampada per cambiarci, visto che eravamo zuppi di sudore: portavamo la nostra roba in zainetti a spalla e avevamo bisogno solo di un po’ di luce. Bene, non solo non se l’è fatto ripetere due volte e ci ha subito soccorso. È andata oltre. Ci ha offerto i suoi asciugamani e ci ha deterso lei stessa, mentre continuava a chiederci se avessimo bisogno di bere e mangiare o di qualsiasi altra cosa. E quando il sottoscritto, intenerito e imbarazzato, commosso fino alle lacrime, mentre questa sorta di angelo custode gli asciugava la spalla e il torace, l’ha pregata di fermarsi, ha risposto: «Tranquilli, ragazzi, so cosa significa: assisto mio padre da 30 anni…». – «Scusi, signora, ma per caso suo padre si chiama Cesare?» – «Sì, ma come fate a saperlo?» – «Abbiamo corso con lui fino a qualche chilometro fa!».

… La nostra anonima benefattrice, incontrata “per caso”, era Sandra Tarca, la figlia di Cesare, che da quel punto in poi non ci ha più persi di vista, fino al traguardo, chiedendoci, ogni volta in cui ci sorpassava con la sua auto, se ci servisse aiuto.

Ecco, tra le mille emozioni, fatiche, gioie del Passatore, ho scelto di raccontarvi questa storia: è la storia della caparbia felicità del bisnonno atleta Cesare e della generosità ineffabile della sua dolce figlia Sandra.

Post scriptum

Quando quest’articolo era ormai pronto, grazie a Riccardo Niccoli, presidente della ASD Runners Barberino, sono riuscito a rintracciare Sandra e le ho telefonato per ringraziarla ancora e congratularmi per l’ennesimo successo di suo papà Cesare: “Sono felice che abbiate scoperto che fantastica persona sia mio padre – ha risposto – ma non ringraziarmi. Il Passatore è questo: la vostra fatica, il nostro supporto. Si ferma la macchina, si apre una seggiola per chi ha bisogno di fermarsi un attimo a riposare, un bicchier d’acqua non lo si nega a nessuno… Il Passatore è questo”.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

3 COMMENTI

  1. Articolo pieno di buone notizie, rara avis di questi tempi. Un bel racconto che ci restituisce il piacere di leggere. Grazie, Paolo.

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