Si conclude così la crisi del Papeete e del mojito. RIP.

Con il voto della piattaforma Rousseau, ampiamente favorevole all’accordo tra movimento 5 stelle- PD, cade l’ultimo ostacolo che si frapponeva alla nascita del nuovo esecutivo giallo-rosso(/rosa). Ora, Giuseppe Conte tornerà da Mattarella e, salvo improbabili (ma non impossibili) defezioni tra i senatori, riceverà a breve la fiducia del Parlamento. Si concluderà così la crisi del Papeete e del mojito. RIP.

Le destre protesteranno, forse invocheranno la piazza, ma non credo sapranno riempirle. Ad essere saturati, invece, saranno le TV e i Giornali della galassia Mediaset-Fininvest, che, insieme alla RAI, hanno vigorosamente sostenuto la Lega sia prima che dopo le elezioni. Ogni fatto di cronaca nera sarà oggetto di una comunicazione parossistica. Lo stesso sarà per qualsiasi sbarco fino all’ordalia dello “stupro” addebitabile ad un extracomunitario, che ben sfruttato può muovere di qualche unità le intenzioni di voto. Senza le pur blande briglie delle responsabilità governative, l’istigazione al razzismo – che costituisce, da sempre, il principale (anche se non il solo) vettore del consenso leghista – potrà esprimersi con rinnovato vigore.

In questo contesto, e non solo, quindi, per l’accesa rivalità reciproca tra PD e 5stelle, il compito che attende il nuovo esecutivo non è facile anzi ha un quoziente di difficoltà elevatissimo, tipo “Uno su mille ce la fa”. Provare, tuttavia, è necessario. Come accade da troppo tempo in Italia sono chiarissime le ragioni del No mentre meno nitide sono le ragioni del Sì. Per oltre vent’anni “No” a Berlusconi del conflitto di interessi, degli editti bulgari, del bunga-bunga, dell’estenuante conflitto con la magistratura, delle leggi ad personam (ecc.). Ora è il tempo di un No ancora più netto ad una visione del mondo priva di qualsiasi consapevolezza della complessità dei problemi da affrontare. Perché non esistono ricette semplici e magiche, in Italia e non solo. Perché il ruolo del nostro paese in Europa non si definisce con proclami ostili senza partecipare alle riunione continentali, il drammatico problema della criminalità comune non si affronta con le pistole in casa, la brexit non si risolve chiudendo il Parlamento, l’economia di un paese non si rilancia lasciando incendiare la foresta amazzonica, la realtà difficilmente coercibile dell’immigrazione non si governa innalzando muri da miliardi di dollari o con la pantomima dei porti chiusi alle ong (e aperti agli scafisti) (solo per citare alcuni esempi …)

La logica insegna che una condizione necessaria può anche non essere sufficiente. Dipende. In ogni “no”, più o meno implicitamente, si cela un consenso ad un’alternativa sebbene i contenuti del “sì” possono essere anche molto diversi. L’argomento che non basta essere contro, in ogni caso, non va sottovalutato ma non è esiziale. Esiziale sarebbe non leggere le ragioni del disagio che alimentano i rigurgiti del peggiore populismo, perché l’intransigenza dell’opposizione alle manifestazioni deteriori delle politiche sovraniste non deve tradursi – come è capitato a certa parte della sinistra italiana – nel rifiuto di ascoltare le ragioni profonde della rabbia cattiva che serpeggia nelle società occidentali.