Seconda serata della XIX Settimana di San Tommaso, ad Andria

Mons. Iacobone, da settembre 2017 Segretario della Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra: in cosa consiste il lavoro di questa Commissione?

La Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra è l’organismo della Santa Sede che ha il compito, già da Pio IX, di tutelare, conservare, gestire e promuovere la vita delle catacombe in tutta Italia. Quindi si occupa di tutti i lavori di ripristino, di restauro, di scavo archeologico, di studio e poi di fruizione da parte dei pellegrini e visitatori.

Nel nostro territorio abbiamo una testimonianza importante di complesso catacombale, a Canosa. Ci sono novità in proposito?

Proprio il 17 maggio è la data di avvio di un nuovo cantiere di scavo (c’era stato già un cantiere l’anno scorso con la nostra ispettrice per la Puglia, la prof.ssa Paola De Santis). Questo nuovo cantiere durerà un mese, fino a fine giugno, poi riprenderà a settembre, per proseguire quanto iniziato l’anno scorso e per rendere quanto più possibile fruibile la catacomba di Canosa, così che la gente del territorio e della diocesi possa rendersi conto di questa unica catacomba di Puglia, di rilievo per tutto il Meridione.

Quale bellezza comunicano le opere d’arte che la Chiesa custodisce, anche ai non credenti?

Queste opere comunicano immediatamente una bellezza estetica, ma soprattutto una bellezza di messaggio e di contenuti, non strettamente collegati alla dottrina o all’esperienza di fede, ma che rimandano a quei valori e a quelle esperienze che sono di tutti gli uomini: la vita, la morte, la speranza, l’aldilà, il rapporto di fiducia, l’amicizia, il tradimento… Se uno esamina attentamente l’arte cristiana, vi coglie, oltre all’esperienza di fede, che è evidentissima, una riflessione umana tout court.

Come promuovere bellezza nelle nostre città?

Soprattutto educando alla bellezza! Non è sufficiente preservare, tutelare, valorizzare le opere d’arte. Se non c’è nessuno che le sappia guardare e amare, c’è poco da fare. Pertanto bisogna educare o ri-educare alla bellezza, a cominciare dai più giovani, ad aprire gli occhi, a provare meraviglia, ad avere quella sensibilità che permette di accorgersi di una bellezza e di saperla gustare. Se gli occhi rimangono velati, le orecchie chiuse, qualsiasi bellezza non potrà comunicarci niente e diventeremo ancora più aridi di quanto già non lo siamo!

L’arte richiama inevitabilmente la dimensione della contemplazione: è ancora possibile con i ritmi veloci che abbiamo imposto alla nostra vita quotidiana?

La contemplazione è possibile anzi necessaria! La bellezza è come la salute: ce ne accorgiamo quando non l’abbiamo! Se parliamo tanto di bellezza è perché ci siamo accorti che stiamo perdendo il gusto della bellezza e quindi della contemplazione. Credo che ci sia bisogno di un sussulto di umanità per recuperare questa dimensione, senza la quale diventiamo degli automi o vittime degli automi.