Non pochi opinionisti tendono a inquadrare l’appuntamento del 17 aprile come una sorta di braccio di ferro tra Renzi ed Emiliano. Non la pensa così il presidente pugliese, che però non “le manda a dire” e pone questioni di merito molto precise.

Presidente Emiliano, la prima domanda è scontata quanto inevitabile: perché votare “sì” al prossimo referendum?

Anche la mia risposta sarà quella che ho già ripetuto in tutte le interviste: perché questo referendum è stato fondamentale per bloccare le trivellazioni nelle 12 miglia.

Alcuni osservatori commentano che è in atto una vera sfida al Governo: è così?

Non si tratta di sfide, ma di un legittimo e doveroso confronto democratico. Mi passi l’espressione, ma il Governo si è fatto beccare con “le mani nella marmellata”. Vigilando nell’interesse del nostro territorio, ci siamo accorti di quanto stava accadendo e le Regioni, per la prima volta nella storia repubblicana, si sono mobilitate per proporre dei referendum contro una legge dello Stato. Ricordo che i quesiti erano ben sei e che il Governo, pur di evitare la consultazione referendaria, ne ha ingoiati ben cinque, eliminando dalla legge l’oggetto del contendere.

Ma il sesto è rimasto…

Proprio così ed quello decisivo per la sua valenza simbolica, al punto che non esito a definirlo il più insidioso. Infatti, se la legge rimanesse così come è, nasconderebbe un regalo in denaro fatto ai petrolieri, lasciando loro la facoltà di scegliere se e quando chiudere i pozzi, risparmiando sulla relativa ingente spesa per la messa in sicurezza degli stessi, una volta esauriti.

Perché mai fare regali ai magnati del petrolio?

Mi spiace dover osservare che il Governo, a quanto emerge da alcune intercettazioni telefoniche, sembra caduto nella trappola di una lobby che ha chiesto e in qualche maniera ottenuto provvedimenti di particolare privilegio che vanno rimossi andando, il 17 aprile, a votare “sì”: solo in questo modo possiamo chiudere questa brutta parentesi e tornare a occuparci del futuro.

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I fautori del no la pensano diversamente…

Su questo quesito devo lamentare il fatto che si raccontino delle vere e proprie frottole. Ad esempio, si racconta che così facendo stiamo rinunciando a riserve di petrolio e gas, in un Paese che, come è noto, è così povere di risorse di questo genere. Bene, voglio dirlo con chiarezza: si tratta di una bugia assoluta, perché se raggiungiamo il quorum e vince il “sì”, tornerà in vigore una norma vigente da venticinque anni e che ha fatto in modo che mai si lasciasse del petrolio o del gas nel sottosuolo italiano. È la stessa legge che ha controllato la chiusura dei pozzi, una volta esauriti.

Qualche altra bugia?

Sì, c’è un’altra bugia che voglio stigmatizzare: quella per cui se passa il “sì” si perdono dei posti di lavoro. Anche questo è falso e per la stessa ragione: negli stessi venticinque anni non si è mai perso un solo posto di lavoro nel campo delle trivellazioni e attendo che qualcuno mi spieghi perché, riportando in vigore la stessa legge che fin qui ha regolato le estrazioni, improvvisamente si dovrebbe assistere a licenziamenti catastrofici.

Se passa il “sì”, Renzi dovrebbe dimettersi?

Certo che no. Renzi, io stesso e gli altri governatori dobbiamo solo pensare a lavorare. Forse sarebbe preferibile pensare di più ai problemi della gente e meno di indurre gli elettori a non andare a votare al referendum. Ricordo che il referendum è strumento di democrazia diretta e che il voto è un diritto/dovere morale. Perciò a votare si deve andare e chi non condivide la proposta abrogativa, può votare no. Una cosa non ci è concesso fare: sprecare questa opportunità di partecipazione che ci viene offerta dalla Costituzione Repubblicana. Io a votare andrò e voterò “sì” con convinzione.