Referendum: il 17 aprile è alle porte e Odysseo ha colto l’opportunità di intervistare Corrado De Benedittis, responsabile Caritas di Corato e portavoce del Comitato Referendario per il SÌ-Stop Trivelle.

Ci vuol dire subito tre buoni motivi per votare SÌ?

SÌ, per tutelare il mare e la sua bellezza in quanto beni comuni.

SÌ, per difendere migliaia di posti di lavoro legati al turismo e alla pesca che sono il nostro vero petrolio.

SÌ per garantire il diritto alla salute dei cittadini.

Eppure c’è chi sostiene che votando SÌ possano andare persi posti di lavoro.

Niente di più falso! Nessun posto di lavoro andrà perso. Il Referendum intende riportare i giacimenti marini di idrocarburi sotto la proprietà e il controllo pubblico. Si tratta cioè di ripristinare il sistema delle concessioni, in vigore fino al 2014, che consente allo Stato di valutare l’opportunità di concedere proroghe alle compagnie petrolifere o di chiudere i pozzi se il rapporto costi/benefici non è più conveniente.

Consideriamo, a tal proposito, che le concessioni governative hanno la seguente durata: 30 anni prorogabili per altri 10 e poi per altri 5 e altri 5. In totale 50 anni. Si capisce, da ciò, che chi parla di perdita di posti di lavoro, nel momento in cui si tornasse al sistema delle concessioni, dice il falso ed è in malafede.

Votando Sì, invece, ci si oppone alla privatizzazione del mare e delle sue risorse e si conservano strumenti legislativi di tutela dell’ambiente e della salute della popolazione rispetto agli interessi privati, non sempre trasparenti, delle compagnie petrolifere.

Perché il Governo è in silenzio?

È in silenzio il Governo nazionale, mentre stanno parlando a gran voce i Governi regionali che, peraltro, hanno promosso questo Referendum e che conoscono il territorio e le sue reali esigenze.

Lo scandalo di Tempa Rossa, oggi, e dell’Ilva di Taranto da decenni, la dicono lunga su come i temi sociali e ambientali siano barattati in cambio di favori e politiche clientelari.

Più in generale, c’è un discorso lobbistico che induce al silenzio: tu ceto politico ci regali petrolio e gas dell’Italia, ci liberi da vincoli di tutela ambientale, come per esempio l’obbligo di smantellare le trivelle a fine concessione e noi ti garantiamo i giusti appoggi per conservare posti di comando. I diritti dei cittadini e delle cittadine si può immaginare che fine facciano dentro logiche di questo tipo.

Col Referendum, invece, votando Sì, si può mettere un freno a questo modo immorale e vergognoso che, oggi, di fatto, ha messo in vendita finanche il mare e il diritto dei territori ad avere un futuro.

Questo del 17 Aprile 2016 è un Referendum che intende tutelare anche il turismo?

Certo! Non a caso, Assoturismo, Confcommercio, Giovani imprenditori, Confturismo e Sindacato italiano balneari sono schierati per il Sì. Tutti hanno consapevolezza di come il futuro economico e sociale del Mezzogiorno e dell’Italia intera sia legato alla promozione di un turismo di qualità che passa attraverso un ambiente incontaminato in cui tutela della bellezza, valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico, mare pulito e gastronomia tipica costituiscono elementi indissociabili.

Proviamo a immaginare le coste della nostra Puglia, dal Gargano al Salento, funestate all’orizzonte dalle trivelle e in riva degradate dagli olii di risulta delle attività estrattive… Cosa ne sarebbe del turismo, della qualità del cibo, della salute dei cittadini?

Un disastro epocale. Una perdita irreversibile di futuro.

Possiamo impedire tutto questo votando Sì al Referendum del prossimo 17 Aprile che, al di là del contenuto specifico del quesito, si carica di un importantissimo valore politico-culturale di cui non si potrà non tener conto. Questo Referendum cioè è una consultazione popolare sul modello energetico che il Paese deve seguire. Votando Sì, il popolo italiano dirà che è tempo di intraprendere strade nuove, in cui energia, crescita e sviluppo si coniughino con salute, lavoro e bellezza.