Si rimane pieni di vergogna dinanzi a questa barbarie, figlia della cultura dell’odio, e delusi. Difendere civiltà e democrazia con determinazione ma senza imbarbarirci, anche noi, è la sfida che questa brutta stagione ci sta consegnando.
Le cronache del nostro tempo ci restituiscono quotidianamente la deriva impietosa di un imbarbarimento collettivo.
Cadono i pilastri della politica novecentesca, si frantumano i grandi contenitori di tradizioni, valori e ideali di destra, di centro e di sinistra.
La lungimiranza di una visione politica è stata scalzata da un rigurgito populista che con il suo linguaggio velenoso predica il cambiamento al prezzo della disumanità.
Un nuovo modo di fare politica che mette in crisi il sistema di regole civili, dichiara guerra allo Stato di diritto e in nome della paura per lo straniero legittima comportamenti prevaricatori e politiche discriminatorie.
Da un lato i bambini stranieri, della città di Lodi dell’hinterland milanese, esclusi dalla mensa scolastica, umiliati e separati a scuola. Pare che il ‘problema’ sia stato egregiamente risolto dal comitato della raccolta fondi di Lodi “Coordinamento Uguali Doveri”, che ha raccolto 60 mila euro, arrivando a 90 mila con i bonifici arrivati in seguito.
Una mobilitazione solidale che si sostituisce alle prerogative dello Stato, sancite dal principio di SOLIDARIETA’ (Art.2) e dal principio di SUSSIDARIETA’ (Art. 118), scritti nella Costituzione Italiana, e che servirà a tutelare i bambini stranieri, nati in Italia, figli di migranti, regolarmente residenti, estromessi dai servizi di mensa e trasporto grazie a quello che a molti è apparso un abuso politico della sindaca leghista della città.
Dall’altro i migranti del piccolo Comune di Riace della città metropolitana di Reggio Calabria, dopo la revoca e la chiusura del progetto SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), elegantemente invitati ad andare altrove. I migranti beneficiari hanno due possibilità: restare dove sono e non beneficiare più del sistema di accoglienza, oppure andare in altri progetti SPRAR: una deportazione soft, mascherata dalla possibilità di scegliere su base volontaria il male minore.
Ancora, la proposta, diabolica (diabàllo= separare, porre barriera, porre frattura) di far confluire nel decreto sicurezza e immigrazione un emendamento in cui si chiede “la chiusura entro le 21:00 di quei negozietti etnici che la sera diventano ritrovo di ubriaconi, spacciatori, casinisti”.
Si rimane pieni di vergogna dinanzi a questa barbarie, figlia della cultura dell’odio, e delusi.
Difendere civiltà e democrazia con determinazione ma senza imbarbarirci, anche noi, è la sfida che questa brutta stagione ci sta consegnando.
Dovremmo iniziare a cambiare ottica ed approccio rispetto alle novità che questo periodo storico ci mette di fronte. Iniziare a cogliere e trarre gli aspetti positivi e “vantaggiosi”, abbandonando la solita verve distruttiva e qualunquista.
Può l’immigrazione essere una risorsa per il sistema italiano?
Sicuramente gli immigrati ad oggi si trovano spesso ad essere impiegati in mestieri che noi italiani rinneghiamo, e comunque a contribuire alla macchina economica.
La domanda, allora, dovrebbe essere un’altra. Partendo dal concetto, appurato, che gli immigrati con la loro diversità apportano una crescita a tutto tondo, bisognerebbe pensare che forse dietro a tutto questo ci sia una schietta e precisa volontà politica.
Una volontà orientata alla distruzione e all’isolamento. Una volontà politica che si nasconde dietro la solita e inconcludente predica sul valore dell’identità e che, comunque, non fa nulla per difendere e proteggere.
L’Italia che, da sempre, ha avuto una identità che per nulla aderisce al modello che questo sistema politico ci sta propinando. Una Italia che, a parte rare eccezioni, ha sempre accolto, mai escluso, proprio a fronte dell’immenso bagaglio culturale di cui può vantarsi. Tuttavia piegarsi ai preconcetti paventati da questo governo porterà l’Italia a chiudersi su sé stessa, generando un’implosione sociale senza precedenti. Allora non facciamo l’errore di mascherare la nostra crudeltà e mancanza di umanità con un finto sentimento nazionalista. Si abbia il coraggio di dichiarare le proprie azioni per quelle che sono, con coerenza e sincerità.