Nessuno dei grandi uomini che hanno fatto davvero la Storia, mettiamo Cavour, si è mai sognato di appuntarsi da solo una medaglia sul petto…          Ma Di Maio può!

Caro Direttore,
il tavolo del negoziato fra Lega e grillini mi pare avere un che di surreale. Ora, dato per assodato che chi vince le elezioni deve fare un governo, noto nel comportamento di Salvini e Di Maio, i dioscuri del populismo, una presunzione piuttosto buffa e anche un infantilismo non solo politico. I due si comportano come se fare un governo fosse la scoperta dell’acqua calda. Come, se prima di loro, questo Paese non avesse avuto settanta governi dal secondo dopoguerra.

Di Maio, che a Moro, ad Andreotti, a Craxi e a De Mita, non avrebbe potuto neanche portare la borsa, proclama: “Stiamo scrivendo la Storia”, mentre concorda con i leghisti il famoso “contratto di governo” che sarà una caricatura dell’accordo fra Merkel e Schulz. L’ambizione del ragazzotto napoletano e del suo pari lombardo ha qualcosa di inquietante e stupido. Il “contratto alla tedesca” fatto all’insaputa degli uomini, il premier designato e i ministri, che quel contratto dovranno realizzare. Una roba da schizofrenici.

Ma la cosa che inquieta di più me e i pochi che la pensano come me, è che questa cialtronata viene presa sul serio. Si nota in giro una specie di rassegnazione, fra chi si aspetta i prodigi di san Luigi e san Matteo, e di chi non li prende proprio sul serio. Due miracolati del populismo, due tipi senza arte né parte nella vita, stanno “scrivendo la Storia”, manco fossero De Gasperi e Togliatti, che dico?, manco fossero Mazzini e Garibaldi. Invece, stanno semplicemente scrivendo un programma di governo che, intanto consenta loro di insediarsi a Palazzo Chigi, poi se porterà benefici agli italiani sarà tutto da vedere. Diciamo che a loro porta certamente.

Io non credo che ce la possano fare, ma spero di sbagliarmi e di trovarmi, da lunedì prossimo, con meno tasse, migliori servizi, meno corrotti, lavoro per i miei figli, la botte piena e mia moglie ubriaca… Lo spero, eccome! Ecco, diamo per possibile che Salvini e Di Maio facciano il miracolo e trovino anche il tempo di studiare un po’ di storia. Scopriranno che nessuno dei grandi uomini che hanno fatto davvero la Storia, mettiamo Cavour, si è mai sognato di appuntarsi da solo una medaglia sul petto. Salvini e Di Maio sono due pulci al loro confronto.

Ma, come diceva mia nonna, anche le pulci hanno la tosse.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).