Non è facile fare con puntualità e coscienza il proprio dovere di fantasma. Conte ci riesce benissimo.

Caro Direttore,
mi è scappato una volta di definirlo il fantasma del Gargano, oddio non mi è proprio scappato, diciamo che mi è venuto spontaneo. Il premier Conte, ormai noto anche come vice dei suoi vice Salvini e Di Maio, mi riporta al fantasma di Canterville di Oscar Wilde e allo scheletro incatenato di Sir Simon ritrovato da Virginia.

Conte non appare diverso, ricorda uno scheletro incatenato che non riesce che a muovere il teschio ora per dire sì ora a Di Maio, ora a Salvini, ora a Tria, ora e comunque anche a Casalino, l’esuberante intellettuale del Grande fratello che ogni tanto mostra i muscoli; lui, vero anello di congiunzione fra i gialli del M5S e i verdi della Lega una volta Nord e oggi pigliatutto.

Conte, uomo del Gargano e devoto a padre Pio, si vede poco, come i fantasmi, ma si sa che c’è. Difficile capire quanto pesi, ché i fantasmi non hanno corpo, difficile sapere quali idee produca, visto che passa il tempo a dire di sì a tutti. Il birraio di Napoli vuol sfondare il deficit? Conte dice sì. Tria vuole ridurre il deficit, lui dice sì. Il Truce insegue i negri col forcone? Lui fa di sì con la testa. Fico è contro il Truce, e Conte fa ancora cenno di sì. L’unica attenzione che usa nel muovere la testa è quella di non scompigliarsi i capelli sempre in ordine. Guardare il Nostro e pensare che lui si è dato come modello Aldo Moro, fa un effetto tragicomico. Si vada, il premier, a rileggere lo statista ucciso dalle Brigate rosse, e capirà finalmente che Moro sapeva dire no a Kissinger, non sì a Casalino. Paragone demenziale. Moro aveva il volto enigmatico di chi ha pensieri pesanti, Conte ha l’aspetto leggiadro di chi non ha pensieri, e lo manda a dire col sorrisetto di circostanza.

Perché Di Maio e Salvini hanno scelto Conte come loro vice? E perché lui lo fa così bene? La risposta al non-enigma sta proprio nella predisposizione del Nostro a dire sì più o meno a tutti. Nel non disturbare i due Manovratori, ma anche i Frenatori. Non è facile fare con puntualità e coscienza il proprio dovere di fantasma. Conte ci riesce benissimo. Passerà alla storia per questo, alla storia dei Fantasmi. Non lo ritroveremo nei libri di storia, ma forse su qualche bancarella di fumetti abbandonati in cantina.


Fontehttps://www.quotedbusiness.com/thm-15-global/paese-28-ue/art-1303-il-vertice-si-chiude-senza-un-intesa
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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).

1 COMMENTO

  1. Allora: Berlusconi era il nuovo Mussolini, troppo accentratore ed edonista, Renzi era pinocchio ed ora Conte è il fantasma vice dei suoi ministri.
    Quando troverete il presidente che vi piace mandatemi una mail perché sono proprio curioso di vedere come farete a resuscitare i vostri cari uomini dell’era che fu. I vostri amati… “statisti” della monovisione che vi hanno guidato come pecore perché il potere di allora, quelli vi dava.

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