«Lei è solo parte inconsapevole della Troika che, di questo passo, ci porterà in casa l’altra Troika, quella che ha raddrizzato le reni alla Grecia»

Caro Direttore,

la lotta all’ultimo sangue per l’egemonia nel governo fascio-giallo-verde ci regala ogni giorno uno spettacolo di cabaret che sarebbe divertente, se non ci fossero in ballo le sorti del Paese. I due vice-premier Matteo Salvini e Giggino Di Maio, in totale absentia del premier Giuseppe Conte, sono ormai protagonisti h24 di uno show da tavolino delle tre carte, avete presente?

Il fascio-leghista, dopo aver incassato il bonus “via i negri” con l’emergenza che non c’è, si propone di armare gli italiani, incassando gli evviva della lobby del fucile a pompa, e passa quindi a proporre la castrazione chimica per gli strupratori, senza dimenticare una parola contro i vaccini… Insomma, ministro degli Interni, della Sanità, dei Trasporti, delle Infrastrutture e di tutto quello che gli passa per la testa. E già che c’è, rubacchia la scena al siamese Di Maio, mettendo becco sul cosiddetto decreto Dignità “per migliorarlo”, perché da Confindustria gli hanno detto che la trovata del ministro napoletano farà solo danni all’occupazione, e quindi mena anche lui il ministro del Tesoro Tria e il presidente dell’Inps Boeri.

Giggino Di Maio, davanti a tanta invasione di campo, alza la voce contro Boeri, che gli risponde per le rime e non si risparmia di dargli dell’incompetente spaziale neanche davanti alla Commissione dei parlamentari. Lui, il vice-premier si offende molto, e replica come diceva il bidello del mio liceo: qui comando io. Ora la differenza che passa fra Tito Boeri e Giggino Di Maio è la stessa che passa fra uno che insegna economia all’università e uno scugnizzo che vende le birre allo stadio di Napoli, letteralmente. Ma il Popolo è col birraio non col professore, ovvio. Finalmente c’è un quisque, preferibilmente analfabeta, che può mettere in riga uno che ha passato la vita a studiare. È il bello del populismo.

La controprova del mio ragionamento è, ironia della sorte, proprio a Palazzo Chigi. Dove c’è un uomo che ha studiato, meno di quanto reciti il curriculum, ma ha studiato. L’avvocato Giuseppe Conte, che sarebbe il premier, continua a essere il travicello che Matteo e Giggino hanno voluto per riempire la casella vuota nell’elenco dei ministri da dare a Mattarella. Il pover’uomo cerca di darsi un tono e le studia tutte. Nell’inutile intervista concessa al “Fatto quotidiano”, l’ha detta grossa per darsi un tono: “Mi ispiro a Moro”. Ohibò, hai detto un piffero. Ecco, l’uomo che si ispira a Moro, in tre pagine di acqua fresca, non ha mai fatto un cenno a che cosa sta succedendo nel mondo. Non una parola su America, Russia, Cina, Europa, i dazi, la minaccia atomica, le povertà, i pericoli per la democrazia, rimessa in discussione dopo 70 anni di pace più o meno, le guerre che ancora martirizzano milioni di uomini e donne, l’Asia che sta sopravanzando l’Occidente già culla di civiltà e diritti, l’Africa…

Chi sono io per giudicare? Embè, il professor Conte tenga presente che Aldo Moro mai avrebbe fatto un governo con i fascisti e con gli incompetenti. Moro studiava e conosceva il grande mondo al quale guardava per capire i cambiamenti. Moro, per allargare il consenso e fare dell’Italia una democrazia compiuta, sfidò le regole della Guerra fredda. Moro fu un profeta ucciso per le sue idee.
Ecco, Avvocato Conte, lasci stare Moro. Lei è solo parte inconsapevole della Troika che, di questo passo, ci porterà in casa l’altra Troika, quella che ha raddrizzato le reni alla Grecia.

Scongiuri a carico mio.


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Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).