Consultazione elettorale. Speranza ridotta ad un lumicino, perché un’altra visione di vita si faccia strada

Sbadiglia, stasera, Antonio. Un uomo del popolo, un cittadino comune, come tanti. Onesto e laborioso.  Volontario dell’UNITALSI. Gioisce, soffre e… sopporta – ma fino a quando? – le angherie dello Stato. Si impegna perché i suoi figli e nipoti possano vivere in un Paese ordinato, civile, democratico. Senza sfruttamento delle persone e delle risorse.

Prova un forte senso di nausea, anche. Per il disagio, raggiunge il bagno. La minzione va a vuoto. Non vomita. Neanche una misera gocciolina di liquido giallognolo si onora di lambire il fondo del water, ed anche la defecazione fa cilecca. Per quanto si sforzi!

Desolato, ritorna a sedersi, ed un impietoso prurito lo tormenta all’altezza dell’inguine. Grattarsi? Un’indecenza. Il gesto, che gli potrebbe procure un grande sollievo, sarebbe interpretato come sintomo di mancanza di igiene intima.

Più volte si toglie gli occhiali, li umetta col fiato ed armeggia con energia, nel tentativo di lustrare le lenti, che non ne hanno bisogno. Passa una gamba sull’altra, e poi ritorna nella posizione iniziale. Non ha proprio quiete!

Eppure, quando si era accomodato tra il pubblico, stava bene, non avvertiva nessun malore fisico.  Che cosa mai all’improvviso gli è successo? Si sente tutto scombussolato. Ne cerca le ragioni, nella mente gli affiorano ipotesi, anche inquietanti.

All’improvviso, però, gli balena la vera chiave interpretativa del suo malessere. Sta somatizzando. Tutta colpa della indigesta narrazione politica dei due candidati. L’una, la donna, “madre”, “laureata in lingue”. Niente più! L’altro, l’uomo, “inserito nel mondo del commercio”. Ambedue arrivisti! Lo si legge da lontano.

Non mettono cuore in quel che dicono, né si sprigiona fervore tra i presenti. Neppure l’argomentazione, rattrappita, una lezioncina appiccicaticcia, imparata a memoria, vola alta. Insomma, quaglie! Saltelli opachi, privi di autenticità, che non scavano in profondità.

L’atmosfera rimane fredda, indifferente, e l’applauso, che oramai si elargisce, su comando, a chi esce dal bagno, ai protagonisti dei talk show, tiepido. Le domande non incalzano.  Gente che non legge, non si informa! E… al tempo d’oggi non ci sono attenuanti.

Una sola ragione ha motivato i due banali soggetti a candidarsi, la voglia di conquistare una poltrona al Parlamento, parando, eventualmente, il fondoschiena, scroccando denaro a sbafo e privilegi di ogni sorta al popolo, sovrano, ma… reso inerme, gestibile. Con norme elettorali liberticide ed un’informazione asservita.

La narrazione trova una claudicante stampella di sostegno nel retorico richiamo allo spirito di servizio, di attenzione verso il territorio: una balla sesquipedale. Chi intende fare del bene al prossimo ed all’ambiente non ha che da guardarsi intorno. Non mancano occasioni. Governare un Paese, invece, è un impegno molto serio. E non bisogna arricchirsi!

Antonio vorrebbe urlare: “Pudore dove sei? Anche la tua ombra si è eclissata!  Vedo molto narcisismo in giro. A tutti i livelli. Scarseggia la condivisione del dolore, della sofferenza e della solidarietà. Precondizioni essenziali per riscoprire la dignità e la speranza.”  Aspetta, all’uscita, i candidati. Quando appare, l’uomo, lo avvicina compuntamente e gli spiattella candidamente: “Perché ti sei candidato?  Possiedi forse una convinta e lungimirante visione politica ed umana? Hai fatto una seria analisi dei tuoi meriti e limiti? Altri non potrebbero fare meglio di te?

Lo guarda torvo, il candidato con la pancetta da commendatore. A breve distanza, un omone non incute fiducia. Gli viene fatto cenno di avvicinarsi, e subito Antonio comprende che è meglio defilarsi all’interno del locale. Dove continua a blaterare banalità da centro di estetismo, l’altra candidata, dai fluenti capelli biondi. Anche a lei vorrebbe rivolgere le stesse domande e considerazioni, ma vi rinuncia. Pensando: “Non ne vale la pena. Sarebbe come lavare la testa all’asino”, che, nonostante l’ingiusto luogo comune, è molto più umile ed intelligente di tanti uomini e donne.

Con le sue settanta primavere, ne ha visto Antonio di campagne elettorali, ma questa, per lui sicuramente è la più avvilente. La spudoratezza è l’autentico spirito dei tempi, diffusa in tutte le formazioni politiche. Evanescenti, la dignità ed il rispetto degli altri. Molti candidati non sono da meno. Mummie ipocrite!

Torna a casa, masticando amaro, con la delusione in bocca. Ha maturato la convinzione di assistere ad una mascherata della libertà, pomposamente denominata consultazione elettorale. Milioni di seri cittadini, sfiduciati, indignati, non andranno a votare. Per pigrizia? Per le ruberie, la corruzione, gli sprechi, la mala politica!

Gino Strada, uno di questi. Medico. In trincea per salvare vite umane, senza chiedere la carta di identità, non si recherà al seggio, perché neppure una parola è stata spesa contro la lobby delle armi che sostiene le guerre nel mondo, causando morti … lutti … invalidità … miseria… di gente inerme che parla altre lingue, …devastazione dei territori … migrazione. Additata, poi, capro espiatorio, come responsabile di tutte le disgrazie del Paese, per indurre strumentalmente a votare contro se stessi.

Nessuno, inoltre, si impegna per la promozione della ricerca, lasciata in mano ignominiosamente alle multinazionali, protese al profitto selvaggio, alla rendita di posizione, senza un briciolo di finalità sociali. La Pfizer, infatti, ha rinunciato alle ricerche sulla sindrome di Alzheimer, ed in Italia i seicentomila ammalati possono pure crepare. Ed i congiunti impazzire per la disperazione.

Per l’illuso Antonio, manca il coraggio di proporre la visione di un’altra vita infarcita di ideali e di programmi fattibili, proposti dal basso. I candidati? Persone con una salda reputazione, che già hanno dato prova di sé nel mondo del lavoro e delle professioni, nella vita civile ed in quella del volontariato. Non indagati, inquisiti, criminali dal colletto bianco e la coppola in tasca, avventurieri blasonati ed arrivisti dell’ultima ora.

Lui ci andrà al seggio, anche questa volta, ma in cuor suo è terribilmente deluso dagli individui, dalle organizzazioni politiche e dallo Stato! La sua speranza, ormai, è ridotta ad un lumicino.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.