Gli antichi greci ci hanno tramandato tutto ciò di cui oggi abitualmente usufruiamo. Dai vocaboli alla medicina, la loro impronta sulla vita moderna è ancora tangibile. La ratio che abbraccia la metafisica: ecco un’altra cosa che abbiamo imparato dalla Grecia, da chi, in fondo, ha saputo andare al di là delle apparenze, spingendosi oltre i confini della scibile.

La conoscenza che si confonde al mistero, quella che possiede Michele Ficarazzo, giovane pittore che oggi affresca i giudizi universali del Paradiso. Già, il Paradiso, quel giardino immacolato che gli ellenici immaginavano sovrastato dal Monte Olimpo, luogo governato da una logica giustizia che, a volte però, faceva clamorosamente cilecca. Si racconta, infatti, che l’invidia degli dei spesso raggiungesse livelli così alti che, per ripicca, costringesse Zeus a riportare a casa uomini a cui, erroneamente, erano state affibbiate tutte le qualità. Tanti doni in una sola persona, un affronto per divinità capricciose,una meravigliosa sorpresa per chi l’ha conosciuta e apprezzata in tutto il suo incredibile talento.

I dipinti di Michele Ficarazzo catturano immediatamente lo sguardo dello spettatore, la luce che anima gli oggetti e fa parlare la natura è la stessa che rimane negli occhi di chi si compiace di ammirarne la perfezione. Iperrealismo e verismo sono le due direttrici sulle quali si muove la produzione di Michele Ficarazzo, un esteta che non ha mai limitato la sua arte alla fedele riproduzione meccanica della natura, ma ha sempre cercato di suggerire visioni che superassero i limiti della realtà percepibile, stravolgendola e sottolineandola attraverso la sua originale tecnica, maturata da autodidatta, ed una straordinaria sensibilità artistica.

Ficarazzo reinterpreta il paesaggio utilizzando colori vivissimi, le sue opere r-esistono indipendentemente dalle tonalità delle tele, con chiari riferimenti alla pittura che va dal Caravaggio, con Il cesto di limoni, ai paesaggi dei quadri romantici della metà dell’Ottocento, fino ad arrivare addirittura all’ispirazione metafisica di Giorgio De Chirico.

Non è difficile ipotizzare che il giovane pittore sia un abitante perfetto dell’Olimpo, la sua indole, infatti, racchiudeva tutti i crismi del semidio, l’indiscusso messaggero del volere divino, immortalando capolavori del creato, capolavori da tramandare ai posteri. Non è difficile ipotizzare che, nove anni fa, nel 2006, Michele ci abbia lasciato per un’escursione ultraterrena, lui alla continua ricerca dell’innovativa avanguardia, consapevole che errare è umano, ma dipingere è celestiale!


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