Questo articolo nasce dalla volontà di smontare un ormai luogo comune relativo al web e dimostrare quanto sia sbagliato credere che stia cambiando le nostre vite solo in peggio. La rete, infatti, come tutti gli altri mezzi di comunicazione, restituisce quanto le si chiede, niente di più niente di meno.

Per farlo, ho pensato di riprendere due campagne digital realizzate da Saatchi & Saatchi per CoorDown Onlus, rispettivamente nel 2013 e 2014, entrambe in occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down.

Per quella meno recente, erano state invitate 50 persone con sindrome di Down a chiedere una speciale donazione a 50 personaggi famosi. “Speciale” perché non venivano chiesti soldi, ma un video in cui fossero i vip a chiedere di sostenere i diritti delle persone con sindrome di Down con una donazione. Amplificando così la loro voce, sfruttando la visibilità dei vip.

Quella di quest’anno “Dear Future Mom” (“Cara, futura mamma”) è stata ispirata alle parole di una mamma preoccupata: «Mio figlio ha la sindrome di down. Potrà avere una vita normale?»

Questa la risposta a più voci, vi consiglio vivamente di prendervi due minuti per vederla e magari lasciarvi commuovere:

L’obiettivo delle campagne, e quindi della Giornata Mondiale, è anno dopo anno quello di diffondere una nuova cultura della diversità e una maggior conoscenza delle persone con questa malattia e di farlo sfruttando la forza della rete.

Quanto credete che questo tipo di attività possano influire effettivamente sul sociale?

Marina Civita


 [ In copertina un estratto della campagna “Deat Future Mom” ]