Senza se e senza ma, fino a Faenza!

Trentacinque atleti, per due terzi barlettani, per il resto andriesi, più due amici di Putignano, uno di Trani, uno di Gioia del Colle, costituiscono anche quest’anno il “gruppo Gionata”, una simpatica combriccola di amici, prima che di sportivi, che vivranno insieme la 46ma edizione della più celebre delle ultramaratone: la 100km del Passatore, che da Firenze giunge a Faenza, dopo aver valicato l’Appenino, a Passo della Colla di Casaglia, e aver coperto oltre 1200m di dislivello.

Il gruppo vanta presenze prestigiose quali quelle di Michele Rizzitelli, Angela Gargano, Nunzia Patruno, gente iscritta a più riprese nel Guinness dei primati e che ha fatto parte della nazionale degli ultramaratoneti: cioè di coloro che corrono ogni anno decine e decine di maratone e ultramaratone, su distanze che possono essere ben superiori ai 42km, fino a correre per 24 ore di seguito…

Roba da pazzi, si direbbe: sì, da pazzi dello sport, da appassionati capaci di “mordere la vita”, piuttosto che accettare di vedersela scorrere apaticamente.

A sentirli, sembrerebbe quasi una roba da niente. Pensate che si sono persino ritrovati per una festa alla vigilia della partenza. E già, perché lo sport può gemellare società sportive diverse (nel nostro caso: Barletta Sportiva, Maratoneti Andriesi, Andria Run, Road Runners Trani, Amatori Putignano, Gioia Runners), superare ogni rivalità di campanile e realizzare un’appartenenza alla sesta provincia che, in altri campi, stenta ancora a decollare…

Torniamo, però, alla festa. Penserete: cibo ultradietetico, solo frutta e verdura? Altroché! La tavola imbandita ricordava quella di un ricevimento matrimoniale e i partecipanti non si sono certi farti pregare e, in men che non si dica, hanno spazzolato i milioni di calorie disposti sui vassoi.

Tra tutte le pietanze, merita una menzione d’onore il mitico treccione con la scritta “P(assatore) km 100”, opera di Mimmo Asseliti, notissimo per la bontà delle sue produzioni casearie, ma anche, cosa che non tutti sanno, capacissimo ultramaratoneta, pronto per la sua quarta partecipazione al Passatore. A Marcello Regano che lo intervistava sulle ragioni della sua passione ha confessato candidamente: «Mi piace lavorare, così come mi piace correre». Ma è stato il siparietto messo su dalla moglie Grazia a far ridere di gusto tutti i presenti: «Volete sapere come è andata? Prima si è iscritto senza dirmi niente e poi mi ha chiesto: “Che dici? Voglio andare anche quest’anno?”…».

L’intervista a Mimmo non è stata l’unica. Tutti i presenti hanno dovuto spiegare il loro “perché lo fai?”, come direbbe Masini.

Random, ecco alcune risposte: spiace che, per brevità di cronaca, non potremo citarle tutte…

Nicola Laporta: «Corro perché nel podismo si inverte una statistica che, al di fuori dello sport, è alquanto sfavorevole: nella vita comune l’80% delle persone vuole fregarti, nella maratona, l’80% dei partecipanti è di persone belle come voi».

Giovanni Santovito: «Alla mia veneranda età (73 anni, ndr), mi sembrava ormai un miraggio poter correre il Passatore, ma sono stato trascinato da un amico e oggi eccomi qui alla mia seconda partecipazione».

Mariella Dileo: «Se siamo qui è perché ognuno di noi è speciale, come lo è ogni persona capace di sacrificarsi per raggiungere un sogno».

Gionata Cedrola, il mitico organizzatore del gruppo: «Quella che ci aspetta è una grande festa. Perché quel che conta è lo stare insieme, il condividere un’esperienza, il poter dire “io c’ero”».

Teresa Chieppa: «Non dormo ormai da giorni. Ho gli incubi. Non vedo l’ora che sia finita!».

Silvana Porro, alla sua prima partecipazione: «Era un sogno, ora sta per diventare realtà, l’emozione è grandissima, la gioia lo è ancor di più…».

Saverio Tondolo, fisico da wrestler, più che da maratoneta, eppure al suo quarto Passatore: «Io corro per dare speranza agli altri, perché quando vedono me dicono:”Se ce la fa lui, posso correre anch’io!”», scandisce, tra le risate generali.

Teresa Capozza, che ha fatto tutta la preparazione alla gara, ma che ha dovuto rinunciarvi all’ultimo momento per cause di forza maggiore: «…Mentre starete correndo, portatemi con voi!».

Antonio Germoglio: «Ho corso il mio primo Passatore, due anni fa, per ricordare Giuseppe, l’ex di mia figlia, che ora non c’è più: ma la sua maglietta è ancora stampata sul mio cuore».

Parole capaci di commuovere l’animo di gente abituata al sorriso facile e dalla volontà coriacea, parole, in particolare quelle di Antonio, che rendono i presenti una volta di più consapevoli di quale privilegio sia poter dire: «Sabato, 26 maggio, io partirò da piazza Duomo, a Firenze. Non importa se e quando arriverò: poter partire è già una grande fortuna…».

Nondimeno: senza se e senza ma, fino a Faenza!


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...