Il Disturbo Ossessivo Compulsivo, detto anche DOC oppure OCD (ossessive compulsive disturb), è una delle sindromi cliniche che più si stanno diffondendo negli ultimi anni, in particolar modo tra le celebrities, da Leonarco Di Caprio a Jennifer Aniston, da David Beckham a Charlize Theron, dal maghetto che ha fatto innamorare milioni di bambini, Daniel Radcliffe, a Emily Blunt, alle sempreverdi Megan Fox e Cameron Diaz.

Il DOC è associato ad un disturbo d’ansia, costituito a sua volta da ossessioni e compulsioni, per l’appunto. Può essere presente sin dall’infanzia o presentarsi per la prima volta in età adulta, tuttavia l’incidenza massima la si ha tra i 15 e 25 anni. Ed esserne affetto è circa il 2-2.25% della popolazione mondiale, una percentuale tutt’altro che trascurabile. Solo in Italia, circa 800.000 persone sono ammalate di DOC.

È un disturbo che tende ad assumere caratteri di cronicità, anche se possiamo avere periodi di remissione alternati a periodi di peggioramento, nei quali possono essere compromesse alcune delle aree degli emisferi cerebrali. Il paziente è consapevole di soffrire di questo tipo di morbo e perciò le sue azioni sono volte a contrastare e celare i suoi pensieri, ma ciò di certo non lo aiuta a modificare il suo comportamento.

Sintomi di tale morbo sono appunto le ossessioni e le compulsioni. Le prime intese come idee, pensieri, impulsi e immagini che insorgono improvvisamente nella mente e sono percepiti come intrusivi e irritanti. I secondi constano di azioni della mente e del comportamento che si palesano in risposta a quei pensieri e impulsi intrusivi. Il tutto poi assume i caratteri della ripetitività, della frequenza e della persistenza.

Insomma, una stazione clinica dai toni e colori drammatici, ma che nel recente periodo, nel mondo dei VIP, sta passando da situazione seria a moda da sventolare ai quattro venti, in particolar modo tra le star hollywoodiane. Ecco che potremmo incappare in interviste ad esponenti del jet set che affrontano il tema DOC con assoluta leggerezza, come se essere affetti da tale patologia fosse una fortuna, una sorta di privilegio: un atteggiamento che si qualifica da sì come una confessione di ignoranza o per lo meno di superficialità nel valutare le conseguenze che il DOC può comportare in special modo a livello del sistema nervoso.

Ora, ci chiediamo: siamo cosi sicuri che il DOC, in tali personaggi, non sia associato a comorbidità? È possibile che questo sia diventato una sorta di status symbol così poderoso, tanto che oramai è diventato di uso comune l’auto-diagnosticarsi il disturbo ossessivo compulsivo (a quanto pare) solo per sbandierare la tendenza del momento?

Ai medici, più che agli amanti del gossip, l’ardua sentenza.