Buongiorno sorelline, vi soffio aprile sulla faccia,
rinnovo alla fame il benvenuto, m’inchino al buio
d’ogni promessa, all’enigma della notte, perpetuo
il mio scodinzolare, spalanco le finestre.
Mi regalate il privilegio di abitare
le stanze di una poesia, vi guardo scalpitanti,
tumultuose correnti della vita. Custodite
il suggello di amarci, di percorrere insieme
un tratto della via, di accudirci dentro la poesia.
Vi conservo anch’io all’interno
di un palazzo di carta, nel sigillo di un libro.
Ci siamo rivelati le paure, i desideri, abbiamo abolito
ogni segreto, inventato codici, escogitato
segni, inventariato sogni, spalancato i cancelli
delle quattro esse: salute soldi sentimenti sesso.
Concimato il terreno di parole.
Adesso ci abitiamo, abitiamo dentro la poesia.
Siamo liberi di andare e tuttavia ancora ci teniamo
per mano, ci sfioriamo di carezze, di appigli.
Vi porto con me, tra il circolo polare e l’equatore,
in veglia e sonno, in povertà e dolore, vi accompagno
dalla periferia fino al più fondo, profondo centro del cuore.
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