Ambientato nei primi anni Cinquanta, tra l’esoterica Torino, la misteriosa Mantova e la Venezia carnascialesca, “Il segreto di Vivaldi” (Curcio Editore) dello scrittore Luciano Varnadi Ceriello è un’opera di denuncia sociale contro il nazismo e l’omofobia, che si conclude in Polonia, nella Basilica di Santa Croce, dove tutto ha avuto inizio.

Ciao, Luciano. Perché c’è sempre un segreto in ogni opera della tua trilogia?

Decidere di scegliere un “segreto” come tema portante di un’Opera, per uno scrittore, è una scelta decisamente personale. Nel mio caso, questa scelta non l’ho operata a priori, ma è venuta da sé mentre scrivevo IL SEGRETO DI CHOPIN (Primo tomo della trilogia). Per i libri successivi l’idea progettuale era già tracciata, per cui mi è stato semplice seguirla. C’è da dire che mi intriga tantissimo costruire l’architettura di un romanzo celando al lettore i segreti e facendo confluire la risoluzione delle trame e delle sottotrame unicamente nelle pagine finali.

Qual è il confine che separa il Reinhard Friedmann prete dal Reinhard Friedmann soldato?

Il confine tra le due anime di Reinhard Freedmann lo si può trovare nella ricerca della Fede compiuta dal protagonista, fede salda, ma allo stesso tempo fuggevole, sospesa a mezz’aria, in un sottile equilibrio tra bieco materialismo e ascetica spiritualità. È attorno al concetto di Fede che ruota l’intera trilogia, di cui Reinhard Freedmann è attore principale, ma anche regista inconsapevole di eventi impensabili e misteriosi; il suo animo è il palcoscenico sul quale si inscenano i drammi del mistero e dell’amore.

È per esorcizzare la bruttura dello sterminio del popolo polacco che il protagonista decide di terminare la sua missione nella Basilica di Santa Croce a Varsavia?

L’intera trilogia vuole essere una drammatica denuncia dello sterminio operato dai nazisti sul popolo polacco. Il protagonista, Reinhard Freedmann, è un Generale di Brigata in servizio con il suo plotone a Varsavia; all’interno della Basilica di Santa Croce, trova il cuore di Chopin conservato in una teca, dal cui basamento cadono alcune lettere scritte da Apollonia Dabrowska indirizzate al suo amato “poeta del pianoforte”. Sono pagine pregne di passione, di poesia, di eros, di pathos, ma anche di dissolutezza. Attraverso la lettura di queste lettere il soldato scava nel suo animo e si redime, abbandona la divisa militare e dà principio a una nuova vita con addosso una tunica da prete. Con quest’abito marchiato a pelle si imbatte in enigmi e in persone misteriose, compagni di viaggio che lo accompagnano in giro per l’Italia e lo aiutano a interpretare i rebus che di volta in volta deve risolvere. Il focus dei tre romanzi è posto sulla crudeltà nazista, in essi ho cercato di dare visibilità agli “eventi” spesso sottaciuti dalla storia “ufficiale”. Nel romanzo IL SEGRETO DI VIVALDI – Tra esoterismo e passione, ho dato notevole risalto al disumano trattamento cui venivano sottoposti gli omosessuali nei campi di sterminio e ho narrato l’umiliazione del “triangolo rosa”, pena alla quale venivano sottoposte quelle povere anime prima di essere trucidate. Alla fine del romanzo, ho fatto concludere, la “missione” di Reinhard Freedmann nella Basilica di Santa Croce a Varsavia, chiesa nella quale tutto ha avuto inizio.

Cosa ti ha ispirato nella composizione di “VivaldInKanto – Le quattro stagioni – Opera POP”, il disco di prossima uscita, correlato al libro?

È stata la musica di Vivaldi che (come mi era capitato in precedenza con i Notturni di Chopin che ho reso canzoni e con le “Romanze senza parole” di Mendelssohn, che ho reso “Romanze con parole”) mi ha comunicato i testi. L’ispirazione strutturale me l’ha data un quadro di Amelia Musella (Opera in copertina). Ho scritto i testi paragonando il ciclo delle stagioni solari al ciclo della vita di una donna, dove alla nascita dell’acino d’uva, in primavera, corrisponde la nascita di una bambina, alla crescita dei grappoli, in estate, corrisponde la giovinezza della ragazza, alla vendemmia che si opera in autunno corrisponde la maturità della donna e, al rinsecchimento dei tralci delle viti che avviene in inverno, corrisponde la vecchiaia della donna. L’album vede gli arrangiamenti di mio figlio Giuseppe (Pseudonimo Kristo) e le voci del trio Le Matrioske (Vera Mignola, Nunzia Duri, Orsola Guerriero) e di Tony D’Alessio (Voce del Banco del Mutuo Soccorso).

L’arte figurativa di Amelia Musella, tua moglie, fa appunto da copertina al libro. Un onore o una responsabilità?

Per me è un grande onore avere le opere di mia moglie in copertina, riguardo la responsabilità giro la domanda a lei.

Amelia Musella: “Per me è un onore essere scelta per rappresentare un’Opera intera attraverso un’unica immagine, ma è al tempo stesso una forte responsabilità riuscire a rappresentare e valorizzare un’Opera letteraria attraverso un’immagine figurativa”.