Contro gli stereotipi della disabilità

Remake della pellicola francese “Tutti in piedi” di Frank Dubosc, “Corro da te” è una commedia del regista Riccardo Milani, con protagonisti Pierfrancesco Favino, Miriam Leone, Pilar Fogliati, Michele Placido, Pietro Sermonti e Piera Degli Esposti.

Il film si dipana all’orizzonte della linea sottile del politicamente scorretto, accendendo i riflettori sulla scintilla d’amore che scocca fra Gianni e Chiara, lui affetto da cinismo di gassmaniana memoria, lei paraplegica costretta su una sedia a rotelle.

Da sempre restio alla prossimità delle limitazioni fisiche, Gianni si approccia a Chiara per rinvigorire la sua fama di sciupafemmine, senza  calcolare, però, il coinvolgimento sentimentale a cui dovrà soccombere, trasformandolo, improvvisamente, in un inguaribile romantico.

Sebbene Favino e la Leone facciano del loro meglio per risultare credibili attraverso gag divertenti, “Corro da te” tange la disabilità con un tatto troppe volte utilizzato, il vano tentativo di rompere le righe ed esorcizzare lo sguardo verso il diverso restando, però, impelagati in una sceneggiatura gradevole ma, estremamente, prevedibile.

L’altalenante campagna di sensibilità cercata da Milani trova, altresì, a mo’ di serendipità, inaspettatamente, argomentazione nell’oscillazione del rapporto uomo/donna, o della coppia in generale, rispolverando l’abnegazione ed il sacrificio, concetti oggi ormai utopistici nella costruzione relazionale.

Il fatto che il cinema italiano ricorra, sempre più frequentemente, a versioni francesi e spagnole di copioni non originali la dice lunga sulla penuria di idee di produttori e registi. Rilevante è invece la concezione d’amore e la paura ad essa legata: se per il disabile, infatti, la principale difficoltà consiste nell’incontrare una situazione sentimentale, per il ”normodotato” la preoccupazione è mantenerla.

In ogni caso, “Corro da te” infonde nello spettatore buoni propositi che è sempre bene non ignorare…