Si intitola  ”Apnea” il nuovo short movie del regista barlettano Francesco Emanuele Delvecchio, un cortometraggio che toglie il respiro dalla banalità di una momentanea, ma duratura, costrizione, per abbracciare nuovamente una libertà da inalare a pieni polmoni

Ciao, Francesco. Cosa ti ha spinto a girare il cortometraggio “Apnea”?

Dopo il docufilm “Rivoluzione gentile“ sentivo l’esigenza di ritornare al racconto breve, ad una storia originale, ma allo stesso tempo non avevo fretta e non avrei mai immaginato che lo scadere del 2019 potesse aprire uno scenario funesto così da protrarsi fino ai recenti fatti quotidiani. Tuttavia, durante il periodo che ci ha visto in lockdown, ognuno inchiodato nella sua solitudine o fissità dinanzi ai fatti di cronaca, ognuno testimone osservante e inerme dinanzi a ciò che accadeva, non ho trovato opportuno lì mettermi a scrivere o a raccontare. Per scrivere io ho bisogno di vivere la gente, vivere i luoghi cosa che effettivamente vedevamo solo dalla tv, ma nel frattempo osservavo e ho avuto l’opportunità di osservare me stesso , ripartire da me stesso insomma: stare in una situazione seppur scomoda e con la quale dovevo e dovevamo convivere . Domande a cui non sapevamo dare risposta ci ottenebravano , le abitudini e l’avere più che l’essere sono emerse nell’indice quasi avido del genere umano, magari non ve n’era l’esigenza ma la gente era accalcata dinanzi ai supermercati come si fa durante una guerra. I beni materiali sono i primi da dover salvaguardare e alimentarsi diventa uno dei motivi scatenanti dell’istinto animale e di sussistenza insito nell’uomo. Di qui l’aforisma di Kierkegaard che rivolge la sua attenzione allo spirito, all’”essere” quindi. Come si sa bene senza pressurizzazione in Apnea l’udito ne risente, ebbene io l’ho paragonato metaforicamente parlando a quella valanga di notizie, di ore di tv, di mancato dialogo verso l’altro, di ore ed ore in casa attanagliati dalla scomodità delle mura domestiche che ci ha disorientati e fatto perdere la cognizione dell’ ascolto,del sentire , del guardare e del percepire .

Parafrasando l’importanza che Kierkegaard attribuisce al cuoco di una nave, quanto la necessità immediata del sostentamento sostituisce progetti lungimiranti?

Apnea è un corto indipendente girato tra Bari, Adelfia, provincia BAT e Manfredonia dove la lega navale di quest’ultima città ci ha concesso il suo patrocinio una volta ascoltato il racconto della mia storia e ringrazio il presidente Luigi Olivieri per questo. Pertanto a tale domanda direi che molto spesso vale la prima accezione, sono pochissime e molto rare le occasioni che vedono un giovane cineasta vedersi finanziato un racconto seppur di rilievo o di lungimirante importanza, è difficile ma non impossibile , se hai l’esigenza di raccontare non devi far altro che farlo esponendoti anche in prima persona, lo hanno fatto i grandi del cinema se c’è una volontà o una responsabilità che ti spinge a raccontare una storia devi semplicemente farlo, emergere è una battaglia soprattutto quando vi sono i no ma a me onestamente danno più motivazione.

Cosa spinge Luca, il protagonista, a restare a galla nella sua attività di imprenditore?

Bella domanda. Ho voluto indagare e porre il focus sulla fragilità dell’essere umano , su quel velato piccolo cosmo di un imprenditore , sugli sguardi altrui che molto spesso ci fanno dire “ Ah quello lì? Non ha nessun problema, sta bene!“ Mi interessava raccontare l’apparenza di un uomo alla quale tutti in maniera indistinta ne affibbiamo un senso di benessere categorizzandolo senza passare dal pre-giudizio che ne implica una conoscenza , sull’intaccabile fragilità e potenza e in realtà, a conti fatti, molti sono stati gli imprenditori che si son visti protagonisti incerti del loro futuro in ogni campo, e per molti la corda della fragilità e della speranza si è spezzata : questo è giustappunto un cortometraggio che indaga sulle lese fragilità e virtù, è un corto sulla crisi pandemica del lavoro e sui risvolti del valore che diamo alla vita, senza retorica, col fantasma del bluff che ci fa sentire tremendamente inadeguati. Il personaggio di Luca interpretato dall’attore biscegliese Fabio Salerno potrebbe essere ciascuno di noi . E in quanto alla storia diciamo che il mio protagonista ha con l’acqua un rapporto materno , uno specchio in cui è possibile scontrarsi con i suoi fantasmi, dove egli stesso è carnefice e artefice del suo miracolo.

Trattenere il fiato della Vita

Si intitola  ”Apnea” il nuovo short movie del regista barlettano Francesco Emanuele Delvecchio, un cortometraggio che toglie il respiro dalla banalità di una momentanea, ma duratura, costrizione, per abbracciare nuovamente una libertà da inalare a pieni polmoni

Ciao, Francesco. Cosa ti ha spinto a girare il cortometraggio “Apnea”?

Dopo il docufilm “Rivoluzione gentile“ sentivo l’esigenza di ritornare al racconto breve, ad una storia originale, ma allo stesso tempo non avevo fretta e non avrei mai immaginato che lo scadere del 2019 potesse aprire uno scenario funesto così da protrarsi fino ai recenti fatti quotidiani. Tuttavia, durante il periodo che ci ha visto in lockdown, ognuno inchiodato nella sua solitudine o fissità dinanzi ai fatti di cronaca, ognuno testimone osservante e inerme dinanzi a ciò che accadeva, non ho trovato opportuno lì mettermi a scrivere o a raccontare. Per scrivere io ho bisogno di vivere la gente, vivere i luoghi cosa che effettivamente vedevamo solo dalla tv, ma nel frattempo osservavo e ho avuto l’opportunità di osservare me stesso , ripartire da me stesso insomma: stare in una situazione seppur scomoda e con la quale dovevo e dovevamo convivere . Domande a cui non sapevamo dare risposta ci ottenebravano , le abitudini e l’avere più che l’essere sono emerse nell’indice quasi avido del genere umano, magari non ve n’era l’esigenza ma la gente era accalcata dinanzi ai supermercati come si fa durante una guerra. I beni materiali sono i primi da dover salvaguardare e alimentarsi diventa uno dei motivi scatenanti dell’istinto animale e di sussistenza insito nell’uomo. Di qui l’aforisma di Kierkegaard che rivolge la sua attenzione allo spirito, all’”essere” quindi. Come si sa bene senza pressurizzazione in Apnea l’udito ne risente, ebbene io l’ho paragonato metaforicamente parlando a quella valanga di notizie, di ore di tv, di mancato dialogo verso l’altro, di ore ed ore in casa attanagliati dalla scomodità delle mura domestiche che ci ha disorientati e fatto perdere la cognizione dell’ ascolto,del sentire , del guardare e del percepire .

Parafrasando l’importanza che Kierkegaard attribuisce al cuoco di una nave, quanto la necessità immediata del sostentamento sostituisce progetti lungimiranti?

Apnea è un corto indipendente girato tra Bari, Adelfia, provincia BAT e Manfredonia dove la lega navale di quest’ultima città ci ha concesso il suo patrocinio una volta ascoltato il racconto della mia storia e ringrazio il presidente Luigi Olivieri per questo. Pertanto a tale domanda direi che molto spesso vale la prima accezione, sono pochissime e molto rare le occasioni che vedono un giovane cineasta vedersi finanziato un racconto seppur di rilievo o di lungimirante importanza, è difficile ma non impossibile , se hai l’esigenza di raccontare non devi far altro che farlo esponendoti anche in prima persona, lo hanno fatto i grandi del cinema se c’è una volontà o una responsabilità che ti spinge a raccontare una storia devi semplicemente farlo, emergere è una battaglia soprattutto quando vi sono i no ma a me onestamente danno più motivazione.

Cosa spinge Luca, il protagonista, a restare a galla nella sua attività di imprenditore?

Bella domanda. Ho voluto indagare e porre il focus sulla fragilità dell’essere umano , su quel velato piccolo cosmo di un imprenditore , sugli sguardi altrui che molto spesso ci fanno dire “ Ah quello lì? Non ha nessun problema, sta bene!“ Mi interessava raccontare l’apparenza di un uomo alla quale tutti in maniera indistinta ne affibbiamo un senso di benessere categorizzandolo senza passare dal pre-giudizio che ne implica una conoscenza , sull’intaccabile fragilità e potenza e in realtà, a conti fatti, molti sono stati gli imprenditori che si son visti protagonisti incerti del loro futuro in ogni campo, e per molti la corda della fragilità e della speranza si è spezzata : questo è giustappunto un cortometraggio che indaga sulle lese fragilità e virtù, è un corto sulla crisi pandemica del lavoro e sui risvolti del valore che diamo alla vita, senza retorica, col fantasma del bluff che ci fa sentire tremendamente inadeguati. Il personaggio di Luca interpretato dall’attore biscegliese Fabio Salerno potrebbe essere ciascuno di noi . E in quanto alla storia diciamo che il mio protagonista ha con l’acqua un rapporto materno , uno specchio in cui è possibile scontrarsi con i suoi fantasmi, dove egli stesso è carnefice e artefice del suo miracolo.

 A chi dedichi questo “short movie”?

Questo cortometraggio lo dedico a me stesso, ho sentito davvero l’esigenza di farlo e di non lasciare nulla di intentato, seppure di un cortometraggio indipendente si tratta, una volta scritto ho desiderato fortemente raccontarlo, ne sentivo la responsabilità , raccontare la solitudine di chi ha perduto la rotta, il senso, cosificando ogni aspetto. È un inno alla vita ed insieme a me lo voglio dedicare a tutti coloro che ci hanno lavorato e sposato questo progetto a partire dall’attore Fabio Salerno che si è lasciato guidare e ha intriso corpo e anima nel ruolo del protagonista a Simona Santamato, Nicola Conversano, Milena Mezzina , Lorenzo Di Lernia, tutte le figure tecniche e tanti altri che con il loro sì hanno contribuito al credo del racconto, a tutti loro va il mio GRAZIE.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.