I colori, le voci, i silenzi di un’avventura città che non cessa mai di affascinare…
Torino, una fotografia…
Oggi mentre passeggiavo nel bosco, con il vento che entrava in me stesso oltre che scompigliare i miei capelli, e le foglie cadevano nuotando nell’aria, ho tessuto nel mio cuore un piccolo baule con i ricordi del week-end passato.
Tollerando il primo freddo riscaldavo l’animo con dolci emozioni.
Passare dal caldo al freddo, dall’estate all’autunno in due giorni. Sensazioni di inverno scompigliano i pensieri e riappare la dimenticata sensazione di sedermi sulla mia sedia davanti alla muta tastiera e dar libero sfogo alle parole.
Sabato in una giornata nebbiosa e triste del Nord, quando i grigi e le loro sfumature fanno da padroni, Torino risplendeva ai miei occhi. Trovarmi lì era un’emozione forte.
Andando in giro nei suoi quartieri più diversi e tra le sue strade la città si proponeva con tutta la sua eleganza. I rumori di tacchi che scandivano il tempo sul marciapiede facendo vibrare nell’aria note che formavano una sinfonia e riempivano il silenzio della città in quegli angoli nebbiosi e vuoti.
Poi ad un tratto l’atmosfera cambia.
Tratti del mondo invadevano Porta Palazzo, col suo mercato di oggetti vecchi e vestiti dismessi che portano con sé un passato che non vuole morire. Paesi lontani che rivivono nei colori della frutta e della verdura; il pane venduto come felicità di vita; l’odore delle spezie che porta i profumi del mondo. Lingue diverse si mescolavano in una dimensione di vera globalità. Porta Palazzo, il quartiere di tutti e di nessuno.
Continuando a girovagare senza leggere il confine, entri nella zona romana: il Quadrilatero.
Già, la parte romana con strade ad angolo retto che portano insieme armonia e sicurezza. Non puoi perderti!
Domenica, la nebbia lentamente si dirada e il sole illumina tutti gli angoli , i grigi si nascondono impauriti, l’aria si riscalda ed è piacevole passeggiare. Musica di strada accompagna i passi della gente che fa capolino per le strade per far festa e per godere del riposo domenicale. Nella piazza davanti alla reggia, tra turisti che fotografano e torinesi che fanno salotto, la porta di palazzo Chiabrese ti invita ad entrare. All’improvviso il chiasso esterno si trasforma in silenzio e meditazione: Mirò desidera farsi conoscere.
Un personaggio interessante, vissuto nel secolo scorso con visione futura del mondo. Quello che mi ha affascinato è il pensiero: come ogni piccola cosa anche la più insignificante può, attraverso un elaborazione interiore, dar vita a una opera artistica: che sia un gioco di linee e colori o un gioco di parole.
Per lui i tratti, i colori, danno vita alle sue emozioni e ai suoi pensieri, per me il gioco interiore delle parole dipinge i miei quadri con le lettere, facendo scorrere le emozioni attraverso le parole. Le immagini del mondo che assaporo con i sensi diventano pagine di sensazioni descritte con i colori delle emozioni e con le linee dei pensieri.
Torino mi ha sempre affascinato: una città regale, ricca di storia che questa volta mi ha regalato un week-end di parole e pensieri, con le sue immagini la sua eleganza sobria ma invadente.