L’andriese Salvatore Vasalluccio interpreterà TJ nell’adattamento teatrale di “Sister Act”, uno spettacolo all’insegna dell’emancipazione, in scena al Teatro Nazionale di Milano dal 7 ottobre al 13 gennaio

Ciao, Salvatore. Quale iter artistico ti ha portato a far parte di “Stage Entertainment”, tra le più grandi produzioni di musical in Italia?

Sicuramente la benzina che continua a darmi la giusta energia è la passione per questo magnifico mestiere; perché si, contrariamente a quanto i più possono pensare, questo è un vero lavoro, che richiede anni di sacrifici, di studio e di ricerca personale. Non si nasce imparati e il talento arrivato ad un certo punto si ferma, se non annesso a tanta voglia di fare e di mettersi in gioco.

Il mio ‘percorso’, se così vogliamo definirlo, è cominciato da bambino con lo studio della musica e del canto.

Dopo workshop, stage mi sono ritrovato vincitore di una borsa di studio presso PROFESSIONE MUSICAL ITALIA, una accademia professionale di musical full time con un percorso di studi di tre anni, al termine del quale mi son diplomato e sono entrato nel ‘mondo vero’.

Ho avuto la fortuna di cominciare subito a lavorare in tournée e di prender parte a tanti progetti. Ma, in tutto ciò, la mia voglia di crescere e studiare è rimasta tale, non sono l’artista che ero qualche anno fa e spero tra qualche anno di poter dire la stessa cosa, di sentire ancora quel fuoco che mi permette di spingermi sempre oltre. Questa è sicuramente, fin ora, la mia occasione più grande, essere in uno show così, nel tempio del musical; non smetterò mai di ringraziare la regista Chiara Noschese e la produzione intera per la fiducia datami.

Che ruolo interpreti in “Sister Act”?

In Sister Act sarò TJ, nipote del gangster Curtis Jackson, nonché uno dei suoi tre scagnozzi.

Provo a descrivere il personaggio, che, come diciamo noi, ‘è proprio un personaggio’, con qualche parola: irriverente, fuori luogo e ingenuo; il resto lo scoprirete a teatro. No spoiler.

Inclusione accoglienza e comunità. Sono queste le tematiche che accomunano la versione teatrale e quella cinematografica?

A mio avviso queste tematiche, fondamentali in questo periodo storico, sono meglio sviluppate all’interno dell’adattamento teatrale, soprattutto grazie a determinati brani più introspettivi; ad esempio in ‘Sister Act’ Deloris realizza e comprende realmente ciò di cui ha bisogno, di quanto le ‘sue sorelle’ contino per lei e di quanto abbia bisogno di loro, mettendo da parte il suo egoismo e il suo modo di fare arrivista.

C’è oltretutto uno scambio di battute che secondo me lancia un messaggio bellissimo (una volta scoperto il misfatto, cioè che Deloris non è una suora):

Suor Maria Lazzara: Almeno nera lo sei?

Deloris: Si, quello è vero!

Suor Maria Teresa: Grazie al cielo, ci piaci nera.

Un messaggio di inclusione secondo me fortissimo.

Progetti futuri?

Resto concentrato su Sister Act che mi terrà impegnato fino al 7 gennaio, ma continuerò a fare audizioni e casting per la prossima stagione.

Proseguirò con l’insegnamento del canto e del musical theatre; una cosa che mi appassiona e arricchisce particolarmente.

Ci sono altri progetti più piccoli in ballo dal 2023, incrocio le dita e resto focalizzato sulla mia crescita artistica.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.