Il tempo della Speranza e della Gioia

Zaino in spalla che si va. Ci attende un magnifico cammino. E quando saremo arrivati, mi direte se la fatica non sarà valsa la pena – così aveva preannunciato il capogruppo ai cinque che si erano uniti al suo viaggio. Dopo aver pronunciato quelle parole, si era immerso nel silenzio, il capo chino sulla mappa, a cercare la via; gli altri lo seguivano. Lui era il Capo e segnava il percorso che i loro piedi dovevano seguire.

Erano partiti di buon mattino ed erano giunti alla prima meta senza difficoltà.

Il giovane Aldo taceva. Stava cercando di cogliere il senso di ciò che gli era stato detto.

– Dove sarebbe arrivato? Cosa lo attendeva alle fine del viaggio? Ma non doveva essera una vacanza? – i pensieri scorrevano e lui lasciava che fluisseroquasi seguendo il ritmo dell’acqua che scorreva lungo il percorso…

Pochi passi, pochi metri e poi, improvvisa, una verde esplosione li accecò.

– Facciamo un gioco a chi conta più” verdi”? – squittì Matteo, il suo fratellino.

– Verde muschio – fece Aldo, giocando d’anticipo, che roteando su se stesso velocemente, non aveva potuto fare a meno di notare quel vellutato mantello che ricopriva tronchi e radici.

– Verde bosco – gli fece eco Matteo, non lasciandosi affatto abbattere dalla repentina risposta del fratello maggiore.

– Che significa verde bosco? – Aldo tentò di metterlo in difficoltà – Più preciso, prego.

– Verde bosco. Verde bosco – replicò piccato Matteo – Non lo vedi, il bosco? Non li vedi i cespugli?

– Questi – fece correndo ad indicare le foglie smeraldine dei cespugli che incorniciavano il loro cammino.

– Avresti dovuto dire “verde cespuglio” allora – precisò il maggiore –

– Va be’, te la do buona – aggiunse con il sorriso di chi, magnanimo, ha elargito una cortesia.

– Uffa…sempre a precisare — borbottò sottovoce Matteo, dando voce al suo orgoglio ferito, che poi lui lo sapeva che era l’altro quello preciso, quello che usava i paroloni, quello “bravo” per intenderci ma ciò che sembrava ignorare era che, alla fine dei giochi, era “ bravo” anche lui, con il sorriso che apriva tutti i cuori, con la sfrontatezza gentile della sua semplicità, con l’incoscienza dei suoi pochi anni.

– Uno pari – esclamò a gran voce.

Non aveva neanche fatto in tempo a proclamare il pareggio che il fratello già ribatteva

– Verde acqua.

Il piccolo torrente che li accompagnava, quasi nascosto tra le sue sponde, ritorte tra loro in continue anse, riposava in un piccolo lago.

– Wowww – fecero tutti, fermandosi ad ammirare l’incanto della natura. La terra rendeva omaggio all’acqua, con l’inchino dei tronchi che la cingevano; le fronde vibravano al debole vento e scintillavano sulla superficie dell’acqua, colorandola.

Anche il piccolo Matteo ammutolì, estasiato.

Due a uno.

Aldo stava già assaporando il trionfo quando, ancora una volta, il piccolo squittì

– Verde albero – e allungò il braccio ad indicarlo.

Rimase fermo, con il braccio puntato in avanti, aspettando che gli altri si voltassero a guardare.

Era l’albero più buffo che mai avesse visto: vestito di verde da testa a piedi, con gli occhi sgranati e un “Ohhh” di meraviglia sulle labbra.

– Altolà – sembrava intimare, l’Albero, sollevando un braccio.

E la combriccola si fermò …

Quando li vide tutti lì, intorno a sé, l’Albero, soddisfatto, prese a respirare con più vigore per regalare loro tutto l’ossigeno che tratteneva dentro di sé. L’atmosfera del bosco lo raccoglieva e lo passava alle loro cellule. Quelle, purificate, gioivano.

Era come se un’impalpabile brezza avesse preso a spirare.

Pppfff… pppfff…  pppfff …

Ad ogni respiro i pensieri che appesantivano le menti dei viandanti si dissolvevano mentre i sensi andavano a rinvigorirsi.  Il gorgheggio dell’acqua e lo stormire delle foglie, accarezzate dall’aria, vibravano in risonanza. I colori brillavano come gemme, il riflesso della loro luce, tutt’intorno. Le voci lontane degli uccelli risuonavano nel cielo trillando, fischiando, scandendo il tempo con il frullare delle loro ali.

E il tempo sembrò fermarsi.

L’Albero del Bosco era estasiato; ancora una volta il miracolo si era ripetuto: gli Umani erano tutti lì. Immersi nell’attimo che stavano vivendo. Pienamente. Dimentichi di tutto il resto. Estasiati anch’essi.

Ricordava ancora la prima volta che era successo e l’espressione stupita che gli si era dipinta sul tronco e dopo così tanto tempo, ancora si stupiva del suo potere; e dire che c’era chi pensava che fosse solo un pezzo di legno, buono soltanto per farci la legna…

E intanto che lui viaggiava nel passato, i sogni di quelli tornavano a cercarli prendendo il posto di preoccupazioni, timori e angosce.

Matteo prese a sfrecciare veloce sulla sua nuova bici da corsa. Nel bacio del vento, gli occhi splendenti nell’unica gara che volesse veramente vincere. Senza più pensare a chi fosse il piu bravo tra lui e suo fratello.

Aldo abbracciò il suo violino e prese a confidargli ogni pensiero; le parole taciute, quelle che teneva racchiuse nel suo cuore, diventavano musica e lui, leggero, suonava e danzava e si apriva alla Vita.

La gara tra loro era terminata. Nemmeno più ricordavano di averla mai iniziata.

Era il tempo della Speranza e della Gioia.

Il Capo gongolava soddisfatto, che lui, a quel miracolo, ci era già abituato.

Guardò l’Albero e gli fece l’occhietto e quando quello glielo ricambiò sentì che era tempo di riprendere il viaggio. Che alla prima meta erano giunti, vincitori.

Si rimise in moto, aspettò che i suoi compagni ritornassero a seguire i suoi passi e continuando ad avanzare, senza neanche voltarsi a guardarli, li incitò – Andiamo – disse –.  C’è da fare una piccola salita. Pensavate mica fosse finita qui?


FontePhotocredits: Paola Colarossi
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Sono un’insegnante di Matematica e Scienze che adora raccontare ed ascoltare storie. Ho scoperto il potere terapeutico del racconto in un particolare momento della mia Vita e da allora scrivo storie che prendo in prestito dalla realtà. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo libro, È solo questione di tempo. La mia vita, una favola, edito da EtEt, casa editrice con sede ad Andria. Nel 2016 ho frequentato un corso di scrittura creativa con Tommy Dibari, coautore di trasmissioni televisive e scrittore. Nel 2019 viene pubblicato, edito da Progedit, il mio secondo libro, Ti prometto il mare, racconto fiabesco incentrato su storie di donne. Sempre nel 2019 ho frequentato un corso di scrittura creativa con Luigi Dal Cin, autore di libri per ragazzi ed insegnante presso la scuola Holden. Profondamente convinta del valore etico della comunicazione, nel 2019 ho perfezionato le mie competenze con un master in PNL, Programmazione Neuro Linguistica Bio-etica seguito e, nel 2021, con un master in Coaching bio-Etico, conseguiti entrambi presso il centro di formazione Ikos di Bari.