Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

Don Lorenzo Milani

Siamo morti sulle vostre spiagge.

Annegati dall’odio, dalla prepotenza e superficialità.

Non riuscite, neanche, a posare gli occhi sul relitto.

Eravamo la speranza, il futuro, il bene più grande di mamma e papà.

Finalmente siete liberi e siamo liberi.

Liberi dall’accecante disumanità e di nuotare tra l’immensità del cielo azzurro.

Volevamo solo fuggire dal nostro dolore.

È accaduto di nuovo, al largo delle coste libiche, a Tojoura. Ed ancora una volta il mare ci restituisce i corpi senza vita di uomini, donne, anziani e bambini. A calare a picco, alle 4 di mattina di venerdì 29 giugno, è una piccola imbarcazione contenente 120 migranti di diversa nazionalità. A perdere la vita 30 donne e 70 uomini che si affannavano nelle acque attendendo i soccorsi giunti, però, in ritardo.

La guardia costiera libica dichiara, con un post su facebook, la presenza, fra i deceduti, di tre bambini di età inferiore a un anno e mezzo.

Ancora una volta la civilissima e cristiana Europa brancola nel buio e poco fa per evitare tutto ciò.

Nel frattempo nella cattolica e fervente nazione Italia il governo ha deciso di chiudere i porti, di non concedere l’autorizzazione all’attracco, alle navi Ong. Potremmo immaginare che i porti siano le tube di Falloppio che collegano l’ovaio alla cavità uterina con la funzione di captare l’ovocita e lo spermatozoo, e permettere la fecondazione. Per cui l’Italia, che la domenica si batte il petto in Chiesa e si schiera dalla parte dei porti chiusi per difendere la propria sovranità nazionale, sta rinunciando a priori alla nascita della vita. Sì, proprio quella Italia pronta a fare le crociate per difendere la vita da aborti, contraccettivi e spirale. E magari dopo dieci giorni del nascituro non frega niente a nessuno, però dobbiamo difendere il principio dell’ipocrisia cristiana, che si annida in noi puristi occidentali.

I tre bambini e le altre cento persone morte in mare sono il rifiuto e la vergogna di un Europa cattolico-cristiana che ha smarrito il profondo senso del dovere istituzionale. Eppure torniamo a ripetere: è davvero possibile una totale disumanità dilagante, dimenticando la realtà piena di sfide da affrontare?

E qui calza una considerazione di una significazione molto grande e molto elementare.  Il sistema finanziario e politico contemporaneo offre uno sganciamento, che potrebbe quasi dirsi totale dal valore della vita. Questo comporta il distacco dall’altro, la morte dei sentimenti, che possano legare e tenere insieme una sana relazione. Difatti accogliere è una parola che viene dal latino: ad-cum-ligare, legare insieme. Ma, più che cercare il suo significato nel passato, forse dobbiamo costruirne uno nuovo, adatto ai tempi in cui viviamo, ai problemi con cui ci confrontiamo, alle persone che oggi sono al centro dello scontro politico e sociale: i profughi,  i viandanti, i ricercatori.

Il monaco Silvano del monte Athos diceva: “Mio fratello è la mia vita”.


4 COMMENTI

  1. Orrore per l’immane tragedia che come altre nel mondo registra morte ed il fallimento dell’intera comunità mondiale. Questo il fatto in sé: siamo a sei miglia dalle coste libiche e prendiamo per buona la circostanza che i soccorsi sono arrivati in ritardo? Preordiniamo a questo la paventata ma non sanzionata né ufficiale chiusura dei porti italiani? Ma siamo per caso diventati la ragione di tutti i mali del mondo quando nessuno … dico …. nessuno fa ciò che facciamo noi? Questa delegittimazione davvero credo sia la cosa più preoccupante.

    • “Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno”. Mio fratello, cioè l’altro o il prossimo, è la mia vita. Io sono anche l’altro, il tuo prossimo.

  2. La disumanità verso i più deboli è una vigliaccheria e in peccato imperdonabile per un paese che si dice cristiano. È un’opera del Diavolo per chi predica con Rosario e Bibbia in mano. Come disse una volta il mio amico Alex Zanotelli, Dio si è girato dall’altra parte.

  3. Ciò che mi spaventa, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l’essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà…. diventa indifferente e l’indifferenza è un mostro che annienta e annega tutto e tutti.

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