Una vittoria sudata, ma conquistata contro qualsiasi pregiudizio, inclusi quelli omofobi

Con un debito pensionistico di 28 miliardi di dollari, una crescita demografica in calo e un tasso di omicidi in aumento, Chicago, ovvero la terza città più popolosa degli Stati Uniti, ha vissuto un giorno destinato a passare alla storia.

La capitale dell’Illinois, infatti, ha dato il proprio benvenuto ad un sindaco donna, afroamericana e lesbica. La 56enne Lori Lightfoot è il nuovo volto della politica americana e, dopo aver sconfitto, in un appassionante testa a testa, il candidato Toni Preckwinkle, si appresta a succedere a Rahm Emanuel sullo scranno più alto dell’amministrazione di un distretto schiacciato dall’ombra del fallimento finanziario.

Lightfoot ha impostato la propria campagna elettorale sulla promessa di debellare la, sempre più dilagante, corruzione istituzionale, dando una scossa ai poteri forti che, da anni, sembrano ignorare la classe lavoratrice dai redditi più bassi che mai.

Grazie al suo coming out, Lori diventa, insieme al candidato alla Casa Bianca, Pete Buttigieg, sindaco di South Bend, uno dei primi sindaci apertamente gay. Prima della nomina ha affidato a delle parole toccanti la sua voglia di rivoluzione:

“Ritengo che sia più per la volontà degli elettori di spezzare la corruzione politica. Se dovessi vincere questo rifletterebbe il desiderio di spezzare con il passato”.

Una vittoria sudata, ma conquistata contro qualsiasi pregiudizio.