Il vescovo Mansi: “Non conta quanto si dona, ma come si dona, col cuore”. Nemmeno la pioggia spegne la preghiera della folla accorsa nel cortile di Casa Accoglienza. Presente anche il prefetto Minerva

Lo aveva scritto, nel suo comunicato stampa, don Geremia Acri: la solidarietà non ha colore, ma calore. E lo si è sentito tutto, il calore dei presenti nel cortile di Casa Accoglienza, in via Quarti, nel centro storico di Andria, accorsi in massa, questa sera, alle 19.30, per partecipare alla celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime del terremoto che ancora una volta ha colpito il cuore dell’Italia, negli Appennini.

Una celebrazione presieduta da Sua Eccellenza mons. Luigi Mansi, vescovo di Andria, ma vivamente voluta dagli ospiti extracomunitari della Casa, per quanto in larghissima parte musulmani.

Scrive a tal proposito don Geremia Acri, direttore di Casa Accoglienza Santa Maria Goretti: «Tale iniziativa è stata fortemente voluta dai richiedenti protezione internazionale del servizio SPRAR, ospiti presso Casa “S. Croce-R. Livatino” e dai profughi, ospiti delle strutture di accoglienza, che hanno deciso di devolvere a favore degli sfollati il pocket money – la piccola somma che viene assegnata ai rifugiati per le spese personali. Si sono uniti a questa proposta anche gli ospiti delle varie case famiglia presenti sul territorio andriese come anche i volontari e i collaboratori».IMG_9490

Ecco perché nella sua breve omelia, interrotta da una pioggia scrosciante, mons. Mansi ha voluto sottolineare che “non conta quanto si dona, ma come si dona, cioè col cuore”.

Per la cronaca: non è bastata la pioggia a scoraggiare i presenti. In fretta e in furia, ma con grande presenza di spirito, l’altare e la dotazione tecnica audio-luci sono stati smontati e rimontati nella sala mensa, dove tutti i presenti si sono trasferiti per continuare, pur in piedi, la celebrazione.

Alla stessa è anche intervenuto il prefetto della provincia Barletta-Andria-Trani, la dott.ssa Clara Minerva, che al termine della funzione ci ha tenuto a ringraziare ad uno ad uno i volontari della casa, stringendo loro la mano e ringraziandoli, la commozione che le si leggeva sul volto, per il loro essere costruttori di pace.


FontePaolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

2 COMMENTI

  1. Mi piace moltisimo il tuo testo. Caldo.

    La pioggia non ha ostacolato gli oranti. Mi rammenta la volta in cui a Tezè in Francia, erano tanti i giovani partecipanti che non potetttero entrare in chiesa. Allora l’abate fece buttar giù una parete anteponendpovi un tendone da circo in modo da poter accogliere tutti i presenti.

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