OSTAGGIO DEL GOVERNO DEGLI SFASCISTI
Caro Direttore,
osservo da mesi il professor Tria e provo una sincera pena per lui. Uomo onesto e competente, ha accettato di fare il ministro dell’economia in un governo che i numeri disconosce e si nutre di vaghi concetti piuttosto astratti e vuoti di significato. Il premier Conte e i suoi vice (e padroni) Salvini e Di Maio non sanno di numeri, chiacchierano di cose che non conoscono e che camuffano con linguaggio elettorale: decreto dignità, decreto per la crescita e altre amenità, che non significano nulla, ma suonano bene. Il tutto poi arricchito con la quotidiana lagna contro l’Europa che ci affama, quando è vero il contrario, perché l’Europa ci aiuta e ci sostiene (130 miliardi di euro negli ultimi tempi). Il povero Tria si è caricato in spalla la croce del frenatore per non rompere con l’Europa e par cercare di tenere i conti in ordine, in modo da evitare sanzioni e di non spaventare gli investitori.
È evidente che un uomo come lui, sobrio e competente, non poteva che finire nel mirino di questa maggioranza di governo, sguaiata e ignorante. Il professore è da tempo tentato di mandare tutti al diavolo e di tornarsene all’insegnamento, ma è trattenuto da due ragioni: la pressione del presidente Mattarella, giustamente preoccupato delle conseguenze; la sua dignità che non può darla vinta a questo branco di sfascisti. Cosa sarebbe il dopoTria, se non la vittoria dei Bagnai e dei Borghi, tanto per dire dei capofila dei sovranisti antieuro. E allora al professore tocca resistere. In cambio del servizio che rende all’Italia, l’uomo subisce attacchi alla persona e alla famiglia, come nel prontuario e nella prassi dei regimi fascisti e comunisti. Perché a questo siamo ridotti.
Il professor Tria sta pagando la disponibilità a lavorare per il Paese, ma anche l’ingenuità di aver creduto nel governo del Cambiamento nato dalla sommatoria del grillismo eversivo e del leghismo fascistoide. Una miscela prepotente e velleitaria che sta impoverendo e isolando l’Italia dal mondo civile. E, per colmo della beffa, il nostro professore rischia anche di essere travolto, senza colpa, insieme al branco di improvvisatori che, forti del consenso, si sono convinti di essere degli statisti. Povera Italia!