«Ci sono stato sul tuo corpo e saprò sempre di te»

note di lettura a Le intenzioni, di Fernando Di Leo, Edizioni Sabinae 2017

Il nome di Fernando Di Leo ai più giovani probabilmente non dirà niente.

Forse si riaffaccerà qualcosa negli appassionati di cinema tra gli anni ’60 e ’70, quando con un solo biglietto del costo di circa centocinquanta lire si poteva assistere a due film, entrando nelle sale gremite fin dal primo pomeriggio.

Una cappa di fumo stagnava sulla platea, dove era consentito restare fino a dopo la mezzanotte, e non sempre era facile trovare un posto a sedere. Si alternavano sullo schermo un western e un film d’amore, Ercole e poi Totò.

Forse qualcuno di quegli spettatori, nello scorrere dei titoli di coda, avrà letto il nome di Fernando Di Leo come autore della sceneggiatura, e poi, qualche anno dopo, come regista, in film che sono passati alla storia e che talvolta incrociamo nelle programmazioni di televisioni locali, titoli evocativi di un’epoca:  Una pistola per Ringo, e poi Milano calibro 9, I padroni della città, generi di film alla cui nascita e affermazione Di Leo ha contribuito in maniera determinante;  prima il cosiddetto spaghetti western, nel quale figurano opere di rilievo, come Per un pugno di dollari, di Sergio Leone, cui Fernando pare avesse collaborato come sceneggiatore, e poi il poliziesco nostrano, catalogati come generi commerciali, ma poi, come vedremo, riabilitati nel corso degli anni.

Dunque Di Leo ha tentato prima la carriera di attore, poi ha sfondato come sceneggiatore e infine come regista. Ma nessuno, neanche gli attori con cui ha lavorato, sapevano della sua produzione poetica.

Fernando Di Leo era nato a San Ferdinando di Puglia nel 1932, in una famiglia di professionisti dove l’arte, la letteratura, la poesia, erano tenute in gran considerazione. La famiglia successivamente si era trasferita a Foggia, e mi piace riportare qui un ricordo di Renzo Arbore che di Di Leo era stato amico: “Siamo cresciuti assieme, in provincia, a Foggia, madre e matrigna, che percorrevamo, indolenti, fieri della nostra giovinezza. Come i basilischi di Lina Wertmuller, con lo sguardo già altrove, proiettato verso nuovi lidi, ma incapaci di abbandonare quel lento fluttuare”.

Riporto anche un ricordo della sorella di Fernando, Rita: ”Nella mia famiglia la sola certezza era che non bisognasse fare le cose che avevano fatto le generazioni precedenti, l’avvocato, il medico…bisognava vivere d’arte! Essere artisti” e a proposito di Fernando: “A vent’anni o poco più si trasferì a Roma, alla ricerca di una sua strada, e il primo passo fu il cabaret d’avanguardia con Giancarlo Cobelli e Paolo Poli. Con poco successo. Sarebbe arrivata la gloria, ma più avanti, con il cinema”.

Quel tipo di cinema che sarebbe stato considerato di cassetta, e di serie B, ma di cui successivamente si sono scoperte alcune qualità meritorie, grazie a critici più avveduti raccolti intorno alla rivista Notturno, e a testimonianze importanti, come quella di Quentin Tarantino: “Durante la mia adolescenza lavoravo come commesso in un video-store di Santa Monica, ed è stata significativa per la mia professione una delle prime cassette che ho visto: I padroni della città. Non sapevo che il film fosse italiano e neanche avevo mai sentito il nome di Fernando Di Leo: ricordo soltanto che dopo quella visione rimasi folgorato…Di Leo aveva realizzato fra le strade di Roma una storia di gangster che avrebbe potuto benissimo essere stata girata da Don Siegel: c’era la stessa grinta nella regia, la stessa secchezza dei grandi noir americani”.

Dunque la fama e il successo arrivarono con il cinema alla fine degli anni ’60. Ma è proprio nel 1960, all’età di ventotto anni, che Fernando dà alle stampe, grazie all’editore Bino Rebellato, un libro di poesie: Le intenzioni, probabilmente circolato entro una ristrettissima cerchia di amici e parenti, e ristampato dalle edizioni Sabinae nel 2017. Sono poesie scritte tra gli anni ’50 e ’60, da un giovanissimo appassionato di poesia e letteratura prima ancora che di cinema.

Sono poesie in cui affiora già una tecnica affinata attraverso letture continue e importanti; una certa ingenuità di fondo rispetto ad alcuni temi politici e tuttavia un’angolazione visuale che dimostra una buona maturità stilistica.

Inoltre, pur essendo scritte in anni ormai lontani, possiedono un ritmo e un lessico molto moderni, e si strutturano attorno a temi che sarebbero stati importanti negli anni immediatamente successivi.

La prima sezione s’intitola Ballate del marxismo mitologico, e poi Ballate dell’imperfetta letizia, e poi L’errore di Narciso, e Sud. Emerge la padronanza di una buona cultura, sicuramente acquisita in casa e in maniera autonoma, essendo stato il liceo di Foggia spesso e volentieri disertato.

È soprattutto nella sezione dedicata alla terra natale che emerge la buona qualità della sua poesia, attraverso un verso lungo, più difficile da gestire e governare, attraverso immagini e suoni suggestivi: “L’estate, da noi, non porta cielo scuro, la sera: / è il gran caldo che contiene luce…”.

E tuttavia leggiamo, nelle note biografiche che accompagnano il libro: ”Sulla sua stagione poetica e sulla sua adolescenza pugliese ha sempre sorvolato con pudore”.

°   °   °   °   °

Sud

La luce del meriggio sembra accaldata

e stanca del suo enorme trionfo di poche ore…

 

Il sole che tramonta colora e lampeggia

di rosso tutto ciò che tocca

ed infine si risolve in quel grigio-turchino

più adatto ad impressionare

il cielo della sera e a resistergli meglio,

perché più aderente ai toni della notte…

 

Nel loro gigantesco inchino questi tramonti

si direbbero inavvertiti,

senonché la terra rimane densa di luce

e questa in certi punti si coagula

e se ne vede come un alone su i profili

delle collinette, e spesso con l’aiuto

dell’acqua crea una brina fosforescente

e dispone tutto in guisa che la notte

sia un tempo quanto mai breve…

 

Si annunziano così quelle stupende sere

che hanno lo stellato basso e la volta

del cielo, alta.

Ed è proprio durante

uno di questi misteri che si hanno

quei tramonti lunghissimi

– in realtà non cessano mai –

e la notte non è che una pausa brevissima

nell’immenso spasimo di luce

che si ridistende immediatamente…

°   °   °   °   °

Maraeva

Ci sono stato sul tuo corpo e saprò sempre di te.

Di giada e di smeraldo è il tuo occhio

una luce hai chiesto alle stelle.

La rosa e il mare, tutto è nella tua bocca,

d’antico e di nuovo dicono le tue braccia.

Le tue lacrime mi riempiranno gli occhi.

Ci sono stato sul tuo corpo e saprò sempre di te.

°   °   °   °   °

Prima che io vada, prima che venga,

Signore, scendi urlando e pieno di fuoco,

assorda le folle della città, copri

di sale tutta la terra, con la legione

dei tuoi santi, dà loro il fiele

che ti danno, con arcangeli cattivi

arreca dolore ai cuori pieni di livore,

irrompi nelle passioni umane, distruggi…

°   °   °   °   °

Senza più dolore accoglimi in Te


FontePhotocredits: Paolo Farina
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Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Nuvole balene, ediz. Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, ediz.Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, ediz. La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, ediz. Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, ediz. Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012. Un inventario della luce, ediz. Helicon 2013. Cucine abitabili, Mreditori, 2014 Una fame chiara, edizioni Terra d’ulivi, 2014. Sue poesie sono state pubblicate da numerose riviste, tra cui: Anterem, Steve, L’immaginazione, Il filo rosso, La Vallisa, Portofranco, La corte, L’area di Broca, Le voci della luna, Offerta speciale, Quinta generazione, L’ortica; e su numerosi blog, tra cui: Carte sensibili, WSF, Fili d’aquilone, Poiein, Corrente improvvisa, La presenza di Erato, Poliscritture, La bella poesia. E’ presente in molte antologie, tra cui: Dentro il mutamento, edito dalla casa editrice Fermenti nel 2011 e in varie antologie tematiche, tra cui Il ricatto del pane, ed. CFR, Rapa nui, ed. CFr, e 100 mila poeti per il cambiamento, Albeggi editore. Ha vinto diversi premi di poesie. E’ tra i fondatori e redattori della rivista on line Versante ripido, che pubblica alcuni tra i poeti più interessanti del panorama letterario italiano e internazionale. Fa parte dell’associazione Autorieditori che promuove la pubblicazione e la diffusione della poesia.